Terni, ‘Acciaio d’oro’: indagini concluse

Sette indagati per il filone principale dell’inchiesta su diversi furti di ferro ai danni di Ast. Esclusa l’associazione a delinquere

Condividi questo articolo su

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Elisabetta Massini, era emersa nel febbraio del 2015, con sei arresti eseguiti dal Corpo forestale dello Stato di Terni per tutta una serie di furti di materiale ferroso perpetrati ai danni del centro di finitura Ast di vocabolo Sabbione. Materiale che, invece che tornare in viale Brin, sarebbe stato ‘piazzato’ ad alcuni imprenditori della provincia di Perugia ad un prezzo che andava dai mille ai duemila euro a tonnellata. Nel tempo dall’impianto di Terni sarebbero state sottratte oltre 100 tonnellate, mentre altre 600 sarebbero ‘sparite’, fra il 2013 e il 2015, durante alcuni trasporti di materiali ferrosi fra la Fiat di Cassino e l’Ast di Terni.

Il filone principale L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato in questi giorni alle sette persone coinvolte nel blitz, scattato il 19 febbraio 2015. Non si tratterebbe comunque dell’unico procedimento relativo a presunti furti di ferro e metallo dagli impianti di proprietà Ast: nel maggio 2015 erano emersi altri episodi – compiuti nel corso del 2014 e per un danno stimato in oltre 300 mila euro – mentre più recentemente alcuni lavoratori, Ast ed anche esterni, hanno appreso di essere indagati per reati che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla truffa, alla frode nell’esercizio del commercio. E il tutto sarebbe partito proprio da accertamenti sulle attività del centro di finitura di Sabbione, contestuali agli arresti eseguiti dalla Forestale.

No associazione Il primo dato che balza agli occhi, rispetto alle ipotesi iniziali formulati dalla procura e che avevano portato in carcere tre persone ed altre tre agli arresti domiciliari, è che l’accusa di ‘associazione per delinquere’ è caduta. In pratica, secondo gli inquirenti, il gruppo avrebbe agito senza alcun ‘vincolo associativo’ stabile, finalizzato alla commissione di più delitti. Resta invece il ‘concorso’ nel reato di furto. Contestazione che viene mossa a sei dei sette indagati.

A rischio processo Le posizioni più delicate restano quelle del 44enne ternano, dipendente Ast incaricato di gestire la parte amministrativa degli ordini di materiali ferrosi, e del 63enne di Giano dell’Umbria, imprenditore nel settore dei trasporti, che vengono indicati in tre dei sette capi di imputazione come i ‘promotori’ e ‘organizzatori’ dei furti. Di quelli finiti sotto la lente di Forestale e procura, cnque vedrebbero coinvolto il manovratore del ragno meccanico usato per caricare il materiale, sei l’autista di una ditta privata incaricata di eseguire il trasporto del materiale all’Ast di Terni e tre la guardia giurata finita nel febbraio del 2015 ai domiciliari. Fra gli indagati figura anche una donna che avrebbe svolto il ruolo di ‘staffetta’ nel furto di 30 tonnellate di residui ferrosi compiuto il 15 gennaio del 2015 e anche un imprenditore 33enne di Foligno, accusato di ricettazione in relazione al materiale conferito presso il suo impianto.

Le difese Gli indagati, che ora avranno venti giorni di tempo per produrre documenti, memorie, depositare gli esiti di eventuali indagini difensive o essere sentiti o interrogati dal pm, sono difesi dagli avvocati Francesco Mattiangeli, Enrico De Luca, Manlio Morcella, Federica Bigi, Catiuscia Ferri, Silvia Serangeli, Michela Colasanti, Riccardo Matticari, Riccardo Petroni ed Ester Ferrara.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli