Terni, Fondazione Carit punta su Banca d’Italia

Martedì c’era in programma il consiglio di amministrazione: molto probabilmente sarà formalizzata la proposta di acquisizione dell’immobile di piazza Tacito

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di M.T.

L’idea frullava in testa già da un po’ – umbriaOn lo aveva scritto qualche mese fa – ma adesso pare proprio che si sia deciso di fare il passo formale (preceduto da una serie di interlocuzioni preparatorie): dalla Fondazione Carit conferme non ne vengono, ma visto che l’idea piaceva a tutti i componenti del consiglio di amministrazione (che si è riunito nella giornata di martedì) è praticamente certo che verrà presentata un’offerta ufficiale alla Banca d’Italia per acquistare il palazzo di piazza Tacito che per 74 anni ha ospitato la filiale ternana dell’istituto di credito. 

La trattativa La conferma relativa al fatto che che qualcosa si stava muovendo era arrivata da Gian Luca Trequattrini, capo del servizio Segreteria particolare della Banca d’Italia: «Di recente un’istituzione locale ha manifestato disponibilità all’acquisto per realizzare un progetto di rilievo culturale e di interesse per la città. Sono in corso approfondimenti in merito ai profili tecnici ed economici dell’operazione che, se realizzata, potrà assicurare un utilizzo attento alla valorizzazione dell’area e rivolto alla collettività».

Il progetto Trequattrini non aveva ovviamente spiegato con chi fossero in corso gli «approfondimenti» e a quale  progetto di rilievo culturale» si stesse pensando, ma la destinazione finale di quel palazzone potrebbe davvero essere quella di ospitare un museo. Lo spazio non manca e quanto ai sistemi di sicurezza, servirebbe solo dargli una revisionata, visto quello che era l’uso precedente.

Il museo La Fondazione Carit, può vantare una collezione di oltre 1.200 opere d’arte – l’ultima acquistata, è ‘Piazza San Marco’, un olio su tela di Francesco Guardi – che potrebbe rappresentare un’ottima base di partenza per il futuro museo cittadino. Ma il sogno è quello di poter collocare, nel palazzo, oltre alla ‘collezione Tonelli’ – la straordinaria raccolta messa insieme in tanti anni di ricerca appassionata e competente da Giancarlo Tonelli, che ne farebbe un polo museale di assoluto valore internazionale – anche altre opere di straordinario valore, ma che al momento sono conservate e non esposte in altri grandi musei italiani. A partire dagli ‘Uffizi’ di Firenze.

L’inaugurazione La costruzione della sede ternana della Banca d’Italia fu decisa (e fu la prima opera avviata) nel 1927, dopo la decisione di istituire la Provincia di Terni. I lavori durarono anni, tanto che l’inaugurazione avvenne nel 1935, un anno prima del Palazzo del Governo.

La vendita Dopo la chiusura della filiale ternana della Banca d’Italia, avvenuta nel 2009, l’edificio era stato posto in vendita, nel 2013, ma l’asta il cui prezzo base era stato fissato in 5 milioni e 525 mila euro, era andata deserta.

Lo stabile L’immobile – 4.513 metri quadrati – è formato da un unico edificio a pianta quadrata, con un cortile su cui si apre la rampa per accedere al seminterrato. Ci sono poi un piano rialzato e tre piani sovrastanti. I sopralluoghi effettuati lasciano ipotizzare che entro la fine del 2018 il museo potrebbe vedere la luce.

La fontana Certo un’operazione del genere deve però necessariamente essere affiancata da un’accelerazione su un’altra questioncella aperta in città: quella relativa al restauro della fontana di piazza Tacito. Un museo dalle grandi potenzialità, infatti, non potrebbe certo ‘affacciarsi’ su un cantiere come quello che da troppo tempo rappresenta un’autentica ferita nel cuore stesso della città. E l’operazione Banca d”Italia dovrà quindi essere accompagnata da una contestuale accelerazione dei lavori sulla fontana.

La ‘sponda’ Anche per questo, insomma – dagli ambienti vicini alla Fondazione il problema viene segnalato da tempo – ci sarà bisogno di un’adeguata ‘sponda’ politica: finanziare il tutto come Fondazione Carit sta facendo (per la fontana sono stati messi a disposizione molti soldi e per acquisire lo stabile di piazza Tacito ce ne vorranno molti di più) potrebbe infatti non bastare: senza un lavoro corale, che permetta di accreditarsi come partner paritario, l’impresa sarebbe decisamente più complicata.

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