Terni, Banca d’Italia: spunta l’idea-museo

Il M5S chiede ai vertici dell’istituto di non lasciarlo ancora vuoto e inutilizzato. Ma un progetto ambizioso, seppur abbozzato, esiste già e ci si sta lavorando da tempo

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di M.T.

Quel palazzo vuoto – su quella piazza sfregiata da un cantiere senza fine – è un pugno nello stomaco ogni volta che ci si trova a passare da quelle parti. E ciclicamente se ne torna a parlare. Di entrambe le cose.

La piazza Il cantiere è quello del restauro della fontana di piazza Tacito: una roba che, al confronto, la ‘fabbrica di San Pietro’ diventa una questioncella da dilettanti: la fontana – da anni chiusa dentro una struttura che sembra ormai servire solo a sostenere pannelli pubblicitari – e la lunga saga sui mosaici, ormai, somigliano a quelle favole che i nonni raccontano ai bambini, i quali manco ci credo più.

Il palazzo Si tratta dell’imponente ex sede della Banca d’Italia, chiuso e vuoto da quando – era il 2009 – l’istituto decise che della sede ternana si poteva fare a meno. Da allora il palazzone sta lì, anche a fare la guardia alla fontana che, qualche anno dopo, si è ritrovata senz’acqua. E una delle piazze simbolo della città è bella e servita.

Andrea Liberati e Thomas De Luca

IL M5S Andrea Liberati e Thomas De Luca il problema lo hanno posto con una lettera inviata al governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: «Nel 2014 l’associazione ‘Italia Nostra’ portò alla vostra attenzione alcune considerazioni sullo stato dell’edificio di Piazza Tacito, unica filiale che Banca d’Italia ha chiuso un decennio fa in Umbria. Oggi, quali capigruppo del Movimento 5 Stelle in Regione e presso il Comune di Terni, siamo a sottoporVi lo stesso tema, visto che frattanto nulla è cambiato. Da quasi due lustri l’immobile è vuoto, uno stato di cose tutt’altro che felice, specialmente anche considerando l’attuale mortificante condizione della piazza ove è collocato. Trattandosi di un edificio di interesse culturale posto in una zona centrale della città, tale situazione vilipende la morale estetica, oltre a sollevare questioni di natura economica e finanziaria: pare davvero paradossale che un’Istituzione di rango quale la Banca d’Italia non riesca nemmeno a metterlo parzialmente a reddito».

La richiesta Oltre al danno economico, «cagionato con la chiusura della locale filiale e il trasferimento di dipendenti e famiglie, con un ovvio incremento dei costi per i servizi in loco – dicono Liberati e De Luca – la città di Terni sta sopportando altre conseguenze derivanti dall’assenza di qualsiasi attività attorno a tale prestigioso immobile. Considerata la natura totalmente pubblica delle risorse all’epoca destinate alla costituzione dei beni di Banca d’Italia, che appunto conserva il carattere di Istituto di diritto pubblico, con la presente si rinnova pertanto formale richiesta per un intervento risolutivo».

Le «possibili destinazioni» I due esponenti del M5S, poi, invitano Bankitalia a «riconsiderare le possibili destinazioni dell’immobile, nell’interesse della città e della Banca medesima. Già tre anni or sono la locazione rientrava “nel novero delle alternative oggetto di valutazione” da parte vostra, ma non si ebbero poi notizie al riguardo. Né se ne hanno su ipotetici acquirenti, così come su possibili altre determinazioni assunte per tale edificio dopo il 24 agosto 2016».

I terremotati Una delle possibili alternative “oggetto di valutazione” era stata – nel 2016 – quella di utilizzare il prestigioso stabile per ospitare i terremotati: la Banca d’Italia, aveva infatti reso noto che «nell’esprimere tutta la sua solidarietà alle popolazioni dell’Italia Centrale, duramente colpite dal sisma, offrirà il suo contributo nell’immediato e nella successiva fase di ricostruzione».

Il palazzo L’istituto aveva infatti deliberato una donazione di un milione di euro a favore della Protezione civile, ma aveva anche deciso di mettere a disposizione «stabili nelle città di Rieti, Terni (il grande palazzo in piazza Tacito; ndr) e Ascoli Piceno. Si tratta di edifici vuoti e funzionanti che possono, sin da subito, dare ospitalità a famiglie che hanno perso la casa o fornire una temporanea sede per uffici pubblici e scuole non più agibili». Ma poi non se ne parlò più.

La ‘Sedia Elettrica’ di Warhol (Collezione Tonelli)

Il museo Mentre si continua a pensare, invece, a quella che – secondo alcuni – potrebbe e addirittura dovrebbe essere la vera destinazione finale di quel palazzone: un museo. Sì, un museo vero – certo prima bisogna che torni a scorrere l’acqua nella fontana, se no starebbe brutto – che potrebbe avere come ‘base’ – e che base – la straordinaria collezione messa insieme in tanti anni di ricerca appassionata e competente da un personaggio controverso e non poco – tanto da essere anche stato protagonista di clamorosi episodi di cronaca – come l’imprenditore edile Giancarlo Tonelli.

Operazione complessa La ‘collezione Tonelli’, per numero e varietà di pezzi – moltissimi dei quali di un valore notevole, ma l’ex Banca d’Italia ha ancora tutti funzionanti i sistemi di sicurezza – varrebbe da sola l’apertura di un museo, ma le procedure burocratiche non sarebbero particolarmente agevoli da svolgere. Ma che l’idea stuzzichi, e molto, l’intellighenzia ternana, è un fatto. Innegabile. Come è innegabile che le trattative siano in corso da tempo.

 

 

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