di S.F.
Contratto quadriennale a partire dal 1° settembre 2025 (fino al luglio 2029), valore della concessione da 12,2 milioni di euro (Iva esclusa), costo per palazzo Spada quantificato in 5,8 milioni di euro e criteri premiali per «investire nel territorio e nelle persone». Sono alcuni dei principali aspetti della nuova gara in arrivo per l’affidamento del servizio di ristorazione scolastica a Terni: gli elementi chiave sono stati esposti lunedì mattina in una specifica conferenza stampa.
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Il precedento affidamento fu firmato nell’agosto del 2017 (alla romagnola Gemos) e ora è tutto pronto per la nuova procedura. Al centro dell’attenzione la concessione per il servizio rivolto a bimbi, alunni, insegnanti e personale scolastico delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I grado del Comune. Partita bella ampia. Tra i punti di forza indicati dai tecnici – in primis il responsabile unico di progetto, il funzionario con elevata qualificazione Corrado Mazzoli – c’è l’ispirazione alle esigenze sociali, tutela della salute e dell’ambiente, la promozione della filiera agrolimentare locale con impiego di prodotti di qualità ed i criteri premiali con valore aggiunto. Quali?
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Ad esempio punteggio maggiore per chi sceglierà il pane di Terni, la pasta fresca a produzione locale, l’olio Evo locale, l’acqua microfiltrata ed i prodotti probiotici. Sempre tenendo a mente i Cam, vale a dire i criteri ambientali minimi. Ma l’aspetto più interessante, al di là del cibo, è l’impatto sul sociale: il Comune spinge su questo fronte e ipotizza «un investimento preferibilmente di carattere commerciale e sostenibile tale da poter accogliere/occupare coloro che, per disagio o disabilità, non possono essere inseriti nel mondo del lavoro». E «fornire quindi una reale prospettiva di vita a coloro che hanno minori opportunità». Si parla di punteggio premiale significativo per progetti nel campo dell’artigianato/agricoltura/fattorie sociali e nella ristorazione. Come? Con l’occupazione di donne, ragazze e ragazzi svantaggiati. «L’occupazione richiesta è di 10 unità di personale in totale tra le categorie sopra individuate». Vedremo. Il direttore dell’esecuzione del contratto sarà la funzionaria dietista Simonetta Banconi.
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In aula per la presentazione anche il sindaco Stefano Bandecchi, l’assessore Viviana Altamura e il vicesindaco Riccardo Corridore: «Ha carattere innovativo, con criteri premiali e forte impatto/sostegno all’economia locale e all’inclusione. Elementi per avere una mensa d’eccellenza», le parole dell’avvocato 56enne. L’assessore alla scuola ha invece sottolineato che il «punto più innovativo è l’introduzione del progetto sociale. Inoltre diamo risalto al territorio, al pane di Terni, all’olio evo ed ai prodotti di agricoltura sociale». I dettagli tecnici li ha forniti Mazzoli.
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«La qualità va sempre migliorata – i concetti espressi dal Rup – sulla base delle nuove norme, si guarda al territorio ed ai nostri figli. Terni a livello nazionale è un unicum perché, pur non essendo grande, sviluppa 39 cucine in loco. Ora con la nuova procedura si chiede al gestore di reinvestire sul territorio parte degli utili. Si dà maggior punteggio se la fornitura arriva dal nostro territorio. E chiediamo di investire sulle persone, sui soggetti fragili e donne vittime di violenza. Speriamo che il concessionario accetti la sfida». A palazzo Spada anche il dirigente all’istruzione, Francesco Saverio Vista. A rompere gli ‘schemi’ – come spesso accade – è stato invece il sindaco Stefano Bandecchi.
PARLANO IL RUP MAZZOLI E L’ASSESSORE ALTAMURA – VIDEO

L’imprenditore livornese, dopo aver parlato a lungo con il consigliere Alessandra Salinetti, prende la parola. E tanto per iniziare afferma che «io il bando per le mense non l’avrei fatto». E poi: «Non sono contento del servizio che abbiamo oggi, non perché si mangi qualcosa di sbagliato ma perché spendiamo troppi soldi. E male». Con tanto di cenno alla ‘sua’ mensa all’Unicusano. Si va oltre: «Mazzoli in modo intelligente e preciso fa entrare dati eccellenti nell’offerta. Ma voi avete mai visto i piatti di un secondo dati ai vostri bimbi?». Silenzio di qualche secondo e si riparte: «Ho foto con un pezzo di pollo e tre carote. Spero che chi arriva lo impiatti bene. Sarà sicuramente buono, ma fa schifo a vederlo».

Per il sindaco «ci siamo messi in questo impiccio per altri quattro anni, spero che la prossima giunta se lo faccia in casa». Un’esternalizzazione del servizio che, a quanto pare, non piace troppo a Bandecchi. «Pur essendo in totale disaccordo con il bando, l’ho dovuto fare. Siamo proprietari di tutto ma non usiamo niente. Il pane locale è il minimo sindacale». Il primo cittadino ha puntato più su altro: «Mangiare bene è il minimo. Fortemente innovativa la parte inclusiva, per far lavorare ragazzi e ragazze». A breve si parte. In totale dal settembre 2025 al 2029 si parla di 1 milione 667 pasti cucinati in loco, 257.900 trasportati, 53.512 pasti crudi e 16.236 colazioni/merende. Tutto ciò con 29 cucine comunali in concessione.