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Home » Botte alla fermata bus: «Bullismo». «Macché»

Botte alla fermata bus: «Bullismo». «Macché»

di Fabio Toni
26 Gennaio 2020
in Apertura 5
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
Piazzale della Rivoluzione Francese

Piazzale della Rivoluzione Francese

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di F.T.

Spedito in ospedale da un pugno sferrato da un compagno di scuola. La vicenda è accaduta giovedì ad uno studente 14enne di una prima classe dell’Ipsia ‘Pertini’ di Terni, residente in un comune del territorio provinciale. A riferire la sua versione dell’accaduto, oggetto di una specifica denuncia all’Arma dei carabinieri – a cui farà ovviamente seguito il racconto della controparte -, è la madre del ragazzo.

«Dove sono le famiglie?»

«Siamo in ospedale da ieri – dice la donna, venerdì mattina – perché mio figlio Marco (nome di fantasia, ndR) è stato trattenuto in osservazione, anche se, fortunatamente, gli esami sembrano aver escluso conseguenze gravi. Ma la paura è stata tanta, al pari della rabbia. Perché certe cose non devono accadere. Mi chiedo: dove sono le famiglie?».

L’Ipsia

La lite in palestra

Tutto sarebbe iniziato giovedì mattina durante la lezione di educazione fisica all’interno della palestra dell’istituto: «Marco – prosegue la madre – mi ha raccontato che lì un suo compagno di classe, con cui già in passato aveva avuto degli screzi, ha iniziato a prenderlo in giro e ad offenderlo con frasi come ‘nano obeso’. Poi lo ha anche colpito con un pugno alla tempia, ancora adesso ha un bernoccolo, facendolo cadere a terra. Mio figlio ha reagito per difendersi e gli ha dato uno schiaffo. A quel punto il ‘bullo’ gliele ha promesse: ‘Quando esci da scuola ti ammazzo di botte’».

Paura

Di fronte alla minaccia, il 14enne si è messo paura: «Si è trovato da solo, visto che non c’era neppure il suo amico di sempre, con cui condivide il tragitto fino alla fermata del bus. Per uscire da scuola evitando il suo aggressore, Marco ha fatto il giro ‘largo’ dell’istituto. Poi si è diretto verso la fermata dell’autobus per tornare a casa, pensando che il peggio fosse passato».

Accerchiato e picchiato

Invece il seguito del ‘fattaccio’ si è consumato proprio lì, in piazzale della Rivoluzione Francese: «Marco è stato accerchiato da alcuni ragazzi che frequentano la prima e la seconda classe, fra cui il suo ‘nemico’. Che dopo averlo messo alle strette, lo ha steso con un pugno allo zigomo. Mio figlio è caduto a terra, battendo la testa e la schiena. Intanto gli altri, dopo averlo deriso, si sono tutti dileguati. Lui si è alzato e, sostenuto almeno moralmente da alcuni ragazzi della sua zona che conosce, ha preso il bus per tornare a casa».

La corsa in ospedale

«Quando me lo sono visto davanti – prosegue la donna -, sporco di sangue, perso anche dal naso, non ci ho pensato due volte e l’ho portato al pronto soccorso dell’ospedale della nostra zona. Lì i sanitari hanno disposto il trasferimento in ambulanza all’ospedale di Terni dove è stato sottoposto a tutta una serie di accertamenti, visto che accusava anche nausea e giramenti di testa. Esami che hanno escluso lesioni gravi anche se lui, di quei momenti, dal pugno in poi, ha un ricordo offuscato, soprattutto dalla grande paura che mi ha detto di aver provato. Del caso si è interessata la polizia attraverso il personale operativo presso l’ospedale, oggi (venerdì, ndr) andremo a sporgere denuncia ai carabinieri e poi a scuola, a parlare con il dirigente».

«Dove sono le famiglie?»

Quello di giovedì non sarebbe il primo episodio di cui Marco è vittima: «Già in passato lo stesso ragazzo lo aveva preso in giro per i voti ritenuti troppi alti. Più episodi dei quali mi ero lamentata sia con la scuola che con le forze dell’ordine. Ora mio figlio ha paura e di tornare in classe non vuole proprio sentirne parlare. Ma per me sarebbe un vero peccato, visto anche il rendimento. La riflessione dopo quanto accaduto? Sono shoccata, nessun genitore mi ha ancora contattata per scusarsi. Mi ha chiamato il vice preside per esprimere vicinanza ma mi chiedo ancora, le famiglie dove sono?».

Fabrizio Canolla

Parla il preside: «Né bullismo né gang»

Sull’accaduto, il preside dell’Ipsia, il professor Fabrizio Canolla, ha le idee chiare: «In base agli elementi in mio possesso – afferma – posso dire con ragionevole certezza che non si tratta di un episodio di ‘bullismo’ né di relative ‘baby gang’. Si tratta di una scaramuccia fra due ragazzi, una lite, nata per motivi del tutto futili ed ‘esplosa’, se così vogliamo dire, ben al di fuori dell’istituto scolastico e dell’orario delle lezioni. So dei pugni, ignoro se siano stati preceduti da una qualche provocazione. Ciò che mi sento di dire – osserva Canolla – è che il nostro compito, da scuola da sempre sensibile alle tematiche della civile convivenza fra giovani, del bullismo e cyberbullismo, tanto che possiamo contare anche una psicologa di istituto, che il nostro compito ora è ricostruire una relazione fra i due ragazzi, giungere ad un chiarimento che consenta di ripristinare una situazione di normalità nel contesto della classe. Stante la dinamica dei fatti che sembra emergere, occorre valutare se ci siano gli estremi per eventuali provvedimenti disciplinari. Ma le nostre azioni saranno comunque decise ed incisive».

«Situazione imprevedibile»

Rispetto all’episodio ‘scatenante’ avvenuto in palestra durante l’ora di educazione fisica, il preside dell’Ipsia ricostruisce così i fatti: «Mentre gli altri alunni stavano giocando a basket, l’insegnante ha notato i due, seduti su una panchina insieme ad altri, intenti a spintonarsi. A quel punto è intervenuto redarguendoli e separandoli, facendoli sedere in posti diversi. Poi è tornato per assicurarsi che la situazione fosse rientrata e i due alunni gli hanno detto che non c’erano problemi. Ciò che sarebbe accaduto dopo – osserva Canolla – non si poteva prevedere anche perché se avessimo saputo del rischio esistente, saremmo intervenuti, ad esempio contattando i rispettivi genitori, per evitare qualsiasi ulteriore contatto».

«Cosa fra ragazzi ma mio figlio bersagliato e offeso»

«Io ieri ho redarguito mio figlio, gli ho detto che le mani addosso non si mettono ma pensavo che la cosa fosse finita lì, come qualsiasi lite fra ragazzini. Non tanto per le conseguenze, quanto per come si è sviluppata». A parlare è la madre del ragazzo indicato come l’aggressore di Marco: «La ricostruzione della signora è in larga parte non veritiera – dice -. Perché, se parliamo di bullismo, e io non ce lo vedo, diciamo allora che mio figlio è stato insultato e preso in giro a più riprese da ‘Marco’ anche per il suo aspetto fisico ed un difetto di pronuncia per il quale soffre molto. Cosa che è poi proseguita in palestra anche con offese verso noi familiari. Alla fine è ‘esploso’, se così vogliamo dire, ma oltre ad aver ricevuto lui due schiaffi durante l’ora di educazione fisica, ha riportato anche dei graffi al volto ed è dolorante alla testa, cose che anche noi abbiamo refertato al pronto soccorso. Mio figlio – prosegue la donna – non ha mai avuto problematiche del genere ed è un ragazzo fragile, come lo è qualsiasi 14enne, tanto che dopo il fatto è scoppiato a piangere. Semplicemente, e gli amici me lo hanno confermato, si era stufato di essere bersagliato in continuazione. La madre di ‘Marco’ si chiede dove siano le famiglie: sono dove sono sempre state, la nostra in particolare è attenta e scrupolosa nel seguirlo e non mi permetto di giudicare gli altri. Ribadisco che mio figlio è stato tormentato da quel ragazzo per tutta la mattinata e la versione dei fatti fornita dalla signora è ben diversa da ciò che è accaduto realmente, i ruoli sembrano scambiati rispetto ai fatti». Sulla questione, sia dovesse avere strascichi giudiziari o risolversi – chissà – con una stretta di mano fra famiglie e ragazzi, terremo aggiornati i nostri lettori.

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