Quinto giorno di sciopero per le lavoratrici e i lavoratori dei call center K4Up e Overing di Terni, che gestiscono rispettivamente le commesse di Telecom e Eni Luce e Gas, impiegando circa 150 operatrici e operatori (il 90% sono donne). La protesta è iniziata venerdì 27 febbraio a seguito della comunicazione verbale da parte del direttore generale, senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali, del licenziamento di tutte le operatrici del call center Overing (circa 25) a causa – questa la motivazione addotta dall’azienda – del venir meno della commessa Eni.
QUINTO GIORNO DI SCIOPERO: LE FOTO
La replica Il direttore generale del call center, Fabrizio Ciocci, lo aveva accusato di essere al corrente dei mancati pagamenti alla K4Up, ma di non aver diffuso l’informazione alle Rsa e ai lavoratori. Chiamato in causa, il segretario provinciale della Uil Tucs, Massimiliano Ferrante, replica che «non c’è nulla di vero. Quando il 26 febbraio abbiamo sentito Ciocci per fissare l’incontro del 5 marzo sui contratti (poi saltato, ndR), ci ha riferito di avere qualche problema di liquidità , ma che comunque non c’erano problemi perché avremmo affrontato l’argomento nella riunione del 5 e che gli stipendi sarebbero stati interamente pagati entro quella data. Invece – ribatte Ferrante – il giorno seguente, venerdì 27 febbraio, lo stesso direttore ha licenziato oltre venti persone, liquidando gli stipendi a metà . Senza alcun preavviso».
CAOS CALL CENTER: PARLA UN EX LAVORATORE
‘Nuovi stimoli’ «La nostra supervisor ci ha improvvisamente invitate a ‘sloggarci’ – racconta una delle lavoratrici di Overing in sciopero – e successivamente siamo state informate del licenziamento, anche se ancora non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale. Il direttore ci ha anche detto che non dobbiamo lamentarci più di tanto, perché è stimolante e bello cercarsi un nuovo lavoro di questi tempi…».
CAOS CALL CENTER: LA PROPRIETÀ SI DIFENDE
Dramma contributi Ma le ragioni dello sciopero, al quale sta partecipando la quasi totalità dei lavoratori e delle lavoratrici dei due call center, compresi i pochi dipendenti a tempo indeterminato, sono molteplici: «Non abbiamo ricevuto metà dello stipendio di gennaio – spiega una operatrice di K4up – né i conguagli che per noi sono fondamentali. E la cosa ancora peggiore è che il nostro estratto contributivo all’Inps è a zero, visto che non ci sono mai stati versati i contributi». Quest’ultimo aspetto è pesante soprattutto per le lavoratrici che attendono un figlio, a cui non viene riconosciuto il sostegno economico della maternità .
I mancati pagamenti Ma non sono soltanto gli aspetti economici ad aver scatenato la protesta delle lavoratrici, che sono in presidio ad oltranza davanti alla sede aziendale di via Bramante. «Quello che è davvero inaccettabile – commenta uno dei pochi lavoratori dipendenti del call center – è la totale mancanza di trasparenza e il continuo susseguirsi di informazioni che poi si rivelano false, come ad esempio la motivazione addotta per il mancato pagamento della nostra ultima tredicesima: la colpa è del committente che non ha pagato, ci è stato detto. Ma da un colloquio diretto avuto con i rappresentanti di Telecom, questo fatto ci è stato categoricamente smentito».
Accuse respinte al mittente I lavoratori, dipendenti e precari («siamo parasubordinati ma siamo sempre stati trattati come subordinati»), contestano anche le continue pressioni sul lavoro e le accuse di scarsa produttività . «Abbiamo saputo ancora da Telecom che il nostro gruppo è al terzo posto in Italia fra tutti i call center che lavorano per loro – raccontano – quindi la nostra qualità è alta e le ragioni degli evidenti problemi dell’azienda vanno ricercate altrove, in un management non all’altezza».
«Coinvolgere i committenti» Le lavoratrici e i lavoratori, insieme a Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Terni, chiedono, anche attraverso l’interessamento della Prefettura di Terni, «l’immediata convocazione di un incontro con l’azienda e il coinvolgimento diretto dei committenti, per arrivare ad una soluzione rapida della vertenza che liberi il campo dai licenziamenti e garantisca il riconoscimento dei diritti a lavoratrici che sono spesso madri e non possono essere trattate come semplici numeri da far quadrare per favorire interessi privati».