Li avevano sollecitati ad intervenire e a prendere una posizione netta nei confronti dell’azienda, ‘rea’ di non aver liquidato – solo a loro, i ‘duri’ della protesta del call center di via Bramante – gli stipendi di febbraio. Un invito a cui le sigle – Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil – hanno risposto attraverso un comunicato congiunto che parla di «grave disparità fra i lavoratori causata dall’azienda» e in cui spiegano di aver chiesto «un’audizione, nel merito, alla terza commissione consiliare» del Comune di Terni.
La situazione Ad oggi lo stipendio sarebbe stato percepito soltanto dai lavoratori che, dopo lo sciopero dei mesi scorsi, sono rientrati in azienda. Per tutti gli altri c’è solo la busta paga ricevuta via e-mail lo scorso 11 maggio. Soldi zero. Un fatto che ha scatenato nuove proteste, con un presidio sabato scorso di fronte alla sede del call center, e altri attacchi rivolti tanto alle istituzioni quanto ai sindacati.
I patti Nella nota congiunta, Cgil, Cisl e Uil ripercorrono, dal proprio punto di vista, le tappe principali della vicenda: «Su mandato dei lavoratori presenti in assemblea – spiegano – abbiamo sottoscritto con l’azienda un accordo che prevedeva il pagamento delle spettanze di gennaio-febbraio 2015, delle tredicesime e dei conguagli Irpef, oltre al riconoscimento dell’obiettivo di stabilizzare i lavoratori in base a quanto previsto dalle norme e di un sistema che avrebbe portato al riconoscimento della disoccupazione per i dipendenti parasubordinati». In base all’accordo, l’azienda ha anche rinunciato alla facoltà «di interrompere o non rinnovare i contratti in essere per scarsa resa», un elemento definito dai sindacati «migliorativo rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale».
Risultati Per le tre sigle, «l’azienda ha rispettato solo in parte l’accordo, relativamente alle spettanze di gennaio, tredicesime, conguagli e la parte relativa alla rinuncia alla facoltà di interrompere i contratti per scarsa resa». Di contro si prende atto che «si è proceduto, unilateralmente, al saldo delle spettanze di febbraio 2015 con ritardo e ad una sola parte dei lavoratori». Oltre a parlare di «grave disparità», Cgil, Cisl e Uil tornano a sollecitare «la convocazione del tavolo presso la Direzione territoriale del lavoro, dopo che l’incontro previsto era saltato per l’indisponibilità dell’azienda nella data fissata». Resta da capire, ora, se la sortita delle sigle possa contribuire a far chiudere la partita degli stipendi, una delle tante legate agli ex lavoratori del call center.