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Home » Campeggio Marmore: «Perso tempo. Diventa paese ‘fantasma’»

Campeggio Marmore: «Perso tempo. Diventa paese ‘fantasma’»

di Simone Francioli
22 Febbraio 2021
in Apertura 5, Economia
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
Il flash-mob del 21 febbraio

Il flash-mob del 21 febbraio

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«Io sono tranquilla, sono serena e ho la coscienza a posto. E resto a disposizione se il Comune ha intenzione di trovare una soluzione temporanea in attesa del bando». Rosy Pellegrini è colei che dal 1994 ha gestito con la sua famiglia e l’aiuto dei collaboratori il campeggio di Marmore. Dall’11 gennaio chiavi riconsegnate e tutto chiuso in attesa di capire la volontà di palazzo Spada: è lei ad esprimersi così domenica mattina nel corso del flash-mob organizzato dal comitato di Stefano Santilli per chiedere una riapertura a stretto giro e soprattutto non cambiare la location dell’attività. Sarà così dopo mesi di polemiche e delucidazioni tecniche su Prg e zone di rischio idrogeologico, ma il nodo tempistiche resta. E c’è chi mostra pessimismo nonostante gli ultimi sviluppi.

VIDEO – IL FLASH-MOB DI SUPPORTO ED I DUBBI CHE RESTANO

Rosy Pellegrini

L’iniziativa e la necessità di muoversi

Oltre cinquanta persone si sono riunite – rispettando le normative anti Covid, c’è stato anche il passaggio dei carabinieri per verificare che tutto andasse liscio – nell’area verde accanto al campeggio per lanciare l’ennesimo segnale alla giunta Latini: riaprire nell’area attuale e anche senza perdere ulteriori tempo. Ci ha pensato Santilli, presidente del comitato Marmore Vive, a mettere in piedi l’evento: «Ci siamo mossi con gli abitanti del posto, non è possibile chiudere il campeggio. Un danno al turismo. Sì, ai Campacci ci sono altre attività, ma questa è di assoluto rilievo e al Comune porta la tassa di soggiorno e altri pagamenti. Ci sono stati – ha sottolineato – oltre 7 mila arrivi la scorsa estate. Io ho un ristorante di famiglia da oltre trent’anni in zona, il camping è un punto di riferimento e dà lavoro ad una decina di persone. Va salvaguardato. Spostarla non era fattibile, l’area individuata non è adeguata ed i costi sarebbero stati esorbitanti. Sono contento che l’amministrazione – aggiunge in merito alla decisione di dare il via libera alla location odierna, seppur rivista – abbia avuto la sensibilità di poterlo lasciare dove sta. Qui sono venuti anche dall’estero: i turisti iniziano ad informarsi. La cosa migliore sarebbe riaprirlo con proroga a favore dei vecchi gestori. In caso di bando va fatto subito. Ora serve una ‘stretta’ finale». D’altronde il confronto sul tema prosegue ‘solo’ dall’estate 2020.

4 FEBBRAIO, SOLUZIONE IN VISTA: «RIAPERTURA IN AREA ATTUALE CON ‘TAGLIO’ AREA VINCOLO R2»

Il flash-mob

Il pessimismo e l’incomprensione

Roberto Giusti è il marito della Pellegrini. C’è anche lui, insieme ai tanti dipendenti che nel corso degli anni hanno lavorato nel camping, a manifestare domenica mattina: «La sensazione – afferma con tono affranto – è che il campeggio non riapre, mi dispiace dirlo, specie per chi ci crede. La forma individuata non è idonea per un’apertura imminente: speravo in una proroga tecnica per una sola stagione. Le attività lavorano con le normative già esistenti, fermandola e riaprendola con un nuovo soggetto bisogna fare tutto il necessario: le strutture sono di proprietà nostra e rimarrà il terreno con gli stabili vuoti». «Nemmeno con la bacchetta magica – viene messo in evidenza da chi bene conosce il campeggio – si riuscirà per la prossima Pasqua. Si è perso del tempo prezioso, è come togliere l’acqua alla cascata. Siamo sempre stati una famiglia, noi ci siamo trovati bene con loro: è come perdere una parte di noi. Speriamo di risolvere». Poi di nuovo Giusti: «Ci va di mezzo l’economia di Marmore perché d’estate, grazie a quest’attività, c’è movimento per tutti. C’è il rischio che diventi un paese fantasma». Il pensiero è più o meno lo stesso per tutti: «Non capiamo le logiche politiche, ci sfuggono. Si fa del tutto per far chiudere un’azienda in questo modo».

2019, LA STORIA COMPLETA E LO SCONTRO PER LO SGOMBERO: IL CDS CHIUDE LA CONTESA

Gli striscioni

L’infinita attesa, l’area che non va e la perdita

Dopo quasi trent’anni la Pellegrini è stata ‘costretta’ a fare un passo indietro. Al momento non c’è spazio per una prosecuzione temporanea dell’attività: «Lo gestivo dal 1994 e all’epoca pagavo l’affitto all’Apt di Terni. Poi è subentrato il Comune. Ci sono persone che ci hanno contattato per Pasqua perché ci conoscono e sanno che ci sono io dietro il campeggio». Non può dargli una risposta per ora. «L’area che è stata individuata per il trasferimento – ricorda in merito all’input del Comune – è dall’altro lato, vicino al laghetto di decantazione Ast. Assolata e con il problema zanzare. Ed è piccolissima, sono circa 4.000 mq rispetto ai 9.000 attuali. Speravo che il Comune avesse intenzione di darci una proroga tecnica, abbiamo mantenuto in piedi tutte le situazioni per accompagnare la struttura ad un bando insieme all’amministrazione. Cercheremo di collaborare ancora per il bene di tutti». Chiaramente parteciperanno alla gara quando ci sarà la pubblicazione.

ESTATE 2020, SI RIPARLA DEL PROBLEMA

La sicurezza: «Mai messo a repentaglio la vita di nessuno»

La scorsa estate l’ultimo confronto con il Comune: «L’unica soluzione prospettata – continua Rosy – era quella di comprare l’area da un privato e spostare lì tutto il campeggio. Loro ci avrebbero dato una mano. Ma visti i prezzi, la zona ed i tempi abbiamo detto di no. Poi quando è stato chiuso si sono trovate mille soluzioni. Io ho la coscienza a posto, ho fatto tutto il possibile per mandare avanti l’attività. Nel 2020 ci sono stati 7 mila arrivi da giugno a settembre e nessun contagio. Se vogliono trovare una soluzione temporanea ci siamo». Nel contempo le utenze vanno pagate. Più si è registrato un altro problema: «Anche per gli abusi edilizi la scadenza era fissata all’11 gennaio. Abbiamo dovuto togliere i due container contestati, uno dei quali riguardava la vecchia direzione. Li avevano piazzati le gestioni precedenti e per di più c’è il permesso rilasciato dal Comune». Sei le famiglie che hanno lavorato in totale con il camping: «La parte che toglieranno – aggiunge – è quella di fronte al bar, il resto appartiene ad altri proprietari». Infine un messaggio chiaro rivolto a chi, nelle scorse settimane, ha lanciato delle accuse non di poco conto: «Non si dice ad un giornale che abbiamo messo a repentaglio la vita di persone e turisti, non è vero. Avevo tutte le assicurazioni e le ho tuttora, fino a maggio». Il tema è sempre legato al rischio idrogeologico. E c’è chi continua a scriverle: «Spero che la giunta Latini si metta una mano sul cuore». La sensazione è che la storia proseguirà ancora per un bel po’.

Il flash-mob

Stefano Santilli
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