Il sindacato di polizia penitenziaria Sappe è di nuovo sul piede di guerra per la gestione del personale nel carcere di Terni e si fa sentire attraverso una nota inviata alla direzione e al responsabile nazionale del sindacato autonomo. Lettera in cui la segretaria locale, Romina Raggi, parla di dati «a dir poco allarmanti e vergognosi».
Numeri «L’istituto di Terni – scrive la responsabile del Sappe – nato per essere un ‘circondariale’, ospita ben cinque circuiti, ma tutti, dalla Direzione al Prap di Firenze, fanno finta che sia normale e che vada tutto bene». Romina Raggi snocciola poi alcuni numeri: «Ospitiamo ad oggi 441 detenuti con un organico nettamente inferiore a quello previsto: 10 ispettori su 18 in pianta organica, 9 sovrintendenti su 17 previsti, 177 agenti e assistenti su 230. Vogliamo ricordare alle ‘menti eccelse’ che ci amministrano che i conti si fanno sulla forza presente, perché quella è ‘la forza’, ormai esanime, che ogni giorno troviamo in prima linea».
Conti ‘sballati’ «Non si può di certo contare, e troviamo assurdo che la Direzione ed il Prap lo facciano, sul personale distaccato perché si tratta di circa 45 unità che non ci sono. E non si può contare con chi è a disposizione della Cmo ormai da lungo tempo, perché non è presente. Qui non si gioca con numeri, ma con persone vere, anche se vi comprendiamo e vi compatiamo, perché in questa situazione è meglio far finta di non sentire ‘quelli del Sappe’. Ma attenzione – scrive la Raggi con tono minaccioso – perché le carte le conserviamo e non esiteremo un solo istante, a presentarle a chi di dovere se qualcuno si farà male. A questo dobbiamo aggiungere e non è poco, la gestione a dir poco ‘singolare’ del personale di polizia penitenziaria, senza un solo intervento da parte di chi avrebbe l’obbligo di controllare e correggere».
«Emergenza continua» «Abbiamo avuto ispezioni a vario titolo e visite ‘importanti’ ma per tutti va tutto bene. Come se tutto ciò non bastasse, dobbiamo aggiungere i gesti di autolesionismo dei detenuti – chi si cuce la bocca, chi si taglia, chi ingoia di tutto – ma va ancora tutto bene. Siamo in continua emergenza, ogni giorno è una situazione meno sostenibile che prima o poi ci presenterà il conto e non vogliamo che a pagare siano coloro che ancora oggi, sfidando le demotivazioni che pervengono dall’alto, danno tutto per poter tirare avanti, trascurando anche gli affetti familiari».