di S.F.

«Per lo svolgimento dell’incarico è stato necessario eseguire sei trasferte presso il capoluogo di Terni, di cui quattro per l’accesso con il custode e l’esecuzione dei sopralluoghi per i rilievi degli immobili, una per l’accesso all’ufficio urbanistica del Comune, per la ricerca dei titoli edilizi non rintracciati dall’ufficio e per alcuni chiarimenti sugli interventi eseguiti dal debitore, e per l’accesso all’ufficio vigilanza sulle costruzioni della Regione Umbria per chiarimenti sui depositi dei progetti strutturali e sui provvedimenti adottati in conseguenza della sospensione dei lavori ordinata dal Comune, ed una per l’accesso all’Archivio di Stato». Si tratta di un passaggio contenuto nel rapporto di valutazione di una curiosa storia che riguarda il civico 17 di corso Tacito, la via principale del centro: in ballo un unico lotto costituito da cinque unità immobiliari residenziali per un totale di centinaia di metri quadrati, in un edificio plurifamiliare «la cui costruzione è iniziata in epoca antecedente al 1854». Interessante. I dati e le immagini interne che riportiamo sono disponibili sul portale delle vendite pubbliche.

Cosa è successo
L’asta è programmata per il 22 maggio in strada di Collescipoli per un’offerta minima da 396 mila euro ed un prezzo base da 528 mila euro. Il giudice per l’esecuzione Francesco Angelini ha disposto la verifica della situazione il 15 febbraio dello scorso anno e ora c’è la prima procedura d’asta: «Lo stato di conservazione delle parti esterne dell’edificio, libero su due lati oltre agli affacci sulla chiostrina interna, e che ha la propria esposizione su Corso Cornelio Tacito e su via Paolo Garofoli, tenuto conto dello stato di abbandono in cui verte da circa dieci anni può essere definito discreto nel suo complesso», viene specificato. I lacvori di consolidamento, restauro e risanamento conservativo sono iniziati nel 2008 ed a distanza di sedici anni non risultano ancora ultimati. Di mezzo oltretutto – siamo nel 2010 – c’era stato un ricorso al Tar della società coinvolta nella ristrutturazione a causa di un’ordinanza comunale di ingiunzione e demolizione dello stato dei luoghi. Motivo? Difformità contestate rispetto al piano originario e negazione della sanatoria. Vinse l’amministrazione. L’intero compendio è stato pignorato e complessivamente è distribuito su cinque piani fuori terra. Si parla in tutto di circa 500 metri quadrati.

La storia ed i lavori
Nel documento viene inoltre specificato che «l’impianto dell’edificio, del quale è presumibile che ne sia stata conservata la porzione compresa tra la chiostrina interna e via Garofoli, risale con certezza al XIX secolo, come dimostra la planimetria della città datata 1854 conservata presso l’Archivio di Stato di Terni. Nei decenni a seguire, fino al 1973 prima, e fino al 2001 poi, non sembra, almeno secondo le risultanze dell’accesso agli atti presentato al Comune di Terni, che l’amministrazione comunale abbia rilasciato alcun titolo per interventi di natura urbanistica e/o edilizia a carico dell’edificio e, in particolare, delle unità immobiliari interessate dalla procedura, nonostante che siano state eseguite, con certezza, trasformazioni che a norma – c’è l’elenco, ndr – avrebbero presupposto il rilascio della licenza o della concessione edilizia». Risultato? «Nessuna delle trasformazioni urbanistiche ed edilizie eseguite al primo, al secondo ed al terzo piano risulta essere stata assentita da un titolo edilizio, né risulta essere stata oggetto di condono o di accertamento di conformità». In definitiva ciò che è stato fatto dal 2008 – vengono citate due sentenze del Tar – sulla porzione immobiliare coinvolta è «configurabile come ‘ristrutturazione edilizia’, non consentita dallo strumento urbanistico sia attuale che vigente all’epoca».
L’ordinanza
Infine un ulteriore passaggio sull’ordinanza di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi del 5 agosto 2010, «sulla validità della quale, nonostante l’interpello del 5 luglio 2023, il dirigente dell’ufficio pianificazione territoriale – edilizia privata del Comune di Terni non si è ancora pronunciato». A firmare la perizia è l’architetto Iunior Moreno Polleggioni, mentre il custode è il dottor Marco Panebianco. Tecnicamente si parla di una procedura per un’esecuzione immobiliare.