Terni, crac Comune? L’Usi vuole 5 milioni

La società, messa in liquidazione a settembre 2015, ha dato dieci giorni di tempo, poi «si procederà, senza altro avviso, al recupero giudiziale del dovuto»

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Ufficiale giudiziario in arrivo a palazzo Spada? L’ipotesi non è peregrina, visto il tono della richiesta di pagamento ricevuta dal Comune di Terni. Soprattutto perché il debito di cui viene chiesto conto è di poco inferiore a cinque milioni di euro, da versare entro una manciata di giorni. E con la situazione economica in cui si trova palazzo Spada, è come sparare sulla Croce rossa.

La richiesta La lettera porta la data dell’11 luglio, è firmata dall’avvocato Roberta Tarani ed è indirizzata al Comune di Terni. L’oggetto, già di suo è preoccupante: ‘Recupero credito Usi Spa in liquidazione‘, recita. Poi, però, leggendo il testo uno capisce che si tratta di una faccenda grave sul serio. «In nome e per conto della società Usi Spa in liquidazione – scrive l’avvocato – e del suo liquidatore dottor Leonardo Proietti, facendo seguito alla pregressa corrispondenza inviata dal liquidatore, da ultimo con comunicazione del 28 giugno 2016, si invita lo spettabile Comune di Terni a provvedere al pagamento dell’importo di 4.810.642,61 euro per crediti ad oggi maturati nei confronti della società istante, di cui 3.196.798,92 euro per fatture già emesse e 968.773,78 euro per fatture da emettere, relativamente a servizi resi nell’anno 2015. Stante la situazione in cui versa la Usi Spa e la necessità di provvedere in tempi brevissimi al pagamento di tutte le spettanze dovute ai creditori della società che sollecitano il pagamento di quanto loro dovuto; visto anche l’avvenuta approvazione da parte del Comune dei bilanci di esercizio della partecipata succedutisi nel tempo, si invita il Comune di Terni a provvedere al pagamento di quanto richiesto entro 10 giorni dalla ricezione della presente, con avvertimento che, in caso di mancato adempimento, si procederà, senza altro avviso, al recupero giudiziale del dovuto».

La replica Il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, ha risposto in fretta al legale, ma solo «per comunicarle l’impossibilità di dare seguito a quanto da lei richiesto soprattutto rispetto alla scadenza da lei fissata. Come peraltro noto al liquidatore, questa amministrazione si sta adoperando per addivenire alla stipula di un atto transattivo per mettere in condizione Usi di soddisfare i debiti contratti con i fornitori e con il Comune di Terni, atto che presuppone tutta una serie di verifiche molto complesse che sono ancora in corso. Nel bilancio dell’ente per il 2016 è stato stanziato un fondo di un milione di euro dedicato alla riconciliazione debiti/crediti con le partecipate che potrà essere attivato nel momento in cui le verifiche di cui sopra saranno ultimate. Per il momento, quindi, potremo dare corso solo a pagamenti relativi ad impegni già presi, per i quali sono in corso le pratiche di liquidazione».

La liquidazione Il ‘certificato di morte’ di Umbria servizi innovativi era stato redatto il 30 settembre del 2015, nello studio del notaio Carlo Filippetti. Quel giorno Franco Fogliano, presidente del Cda di Usi – certificando che il capitale sociale era di due milioni di euro, di cui  590 mila versati – dichiarava che l’assemblea aveva deciso lo scioglimento della società e la sua messa in liquidazione.

La storia Il notaio certificava che erano presenti, in qualità di soci di Usi, il Comune di Terni (per 1.904.004 euro, pari al 95,2% del capitale sociale) e la Regione dell’Umbria (per 80 mila euro, pari al 4% del capitale sociale) e che il presidente Fogliano riferiva che «il Consiglio di amministrazione dopo aver preso visione dell’ultimo bilancio di esercizio (2013) approvato dall’assemblea dei soci ha condiviso con l’azionista di maggioranza un piano industriale con l’obiettivo primario di raggiungere una stabilità economico finanziaria e quindi di un successivo rilancio della società nel triennio 2015-2017. Il Piano industriale prevedeva da un lato l’aumento del fatturato – che nell’ultimo triennio ha subito un forte andamento decrescente passando da circa euro 3.300.000 del 2012 a circa euro 2.300.000 nel 2014 – attraverso l’avvio del servizio di riscossione, l’affidamento di ulteriori servizi da parte degli azionisti e l’allargamento dell’azionariato; dall’altro l’obiettivo di una riduzione dei costi attraverso una riorganizzazione della società sul fronte del personale e un efficientamento dello stesso attraverso la costituzione di un ufficio legale, l’ufficio di marketing e comunicazione, il distacco prima (effettuato a partire dal 1 marzo 2015) e il conseguente trasferimento di otto unità di tecnici Ict presso la società Umbria Digitale Scarl attraverso la procedura di mobilità e successivamente il distacco di ulteriori cinque unità presso Terni Reti Srl. L’aumento del valore della produzione unito alla riduzione dei costi del personale e al recupero dei crediti che risultavano dal bilancio
2013 avrebbero dovuto portare ad una sostenibilità economico finanziaria della società».

La riorganizzazione In quello stesso atto, però, si attestava che  «a marzo 2015 il comune di Terni presentava il piano di riorganizzazione e razionalizzazione delle società controllate e/o partecipate e se da un lato venivano confermate alcune mission della società Usi non venivano però affidati ulteriori servizi che invece confluivano in Terni Reti Srl, rafforzandone sulla carta il ruolo di società strategica del Comune di Terni. Il mancato affidamento di ulteriori servizi ad Usi Spa, le difficoltà ad allargare l’azionariato nonostante l’interesse mostrato da numerosi enti pubblici (tra cui Orvieto, Narni, San Gemini e Amelia) ad avvalersi dei servizi di riscossione tributi ma solo dopo che la società avesse raggiunto una certa solidità economico finanziaria, il ritardo nell’avvio della attività di riscossione coattiva per il continuo rinvio della stipula del contratto di affidamento del servizio – ancora una volta causato dalla lentezza della burocrazia amministrativa – comportavano la decisione di questo Consiglio di amministrazione di deliberare ad agosto 2015 un intervento a sostegno della società in difficoltà economica e precisamente il ricorso alla Cassa integrazione guadagni che però non veniva in seguito attuata perché da tutti i fatti sopra richiamati risultava chiaro che stava mutando la volontà dell’azionista di maggioranza in merito alla visione strategica nei confronti della società Usi Spa rispetto al piano di razionalizzazione delle società partecipate approvato dal consiglio comunale del Comune di Terni».

Impossibile proseguire E, insomma, si legge sempre nell’atto notarile, «il Consiglio di amministrazione di Umbria servizi innovativi Spa, preso atto dei fatti testé riportati, nella seduta del 8 settembre 2015, riteneva che la società non era più in grado di raggiungere l’oggetto sociale». L’assessore Vittorio Piacenti D’Ubaldi, per il Comune di Terni e l’avvocato Maria Balsamo, per la Regione dell’Umbria, con i loro interventi di fatto confermavano che la strada era tracciata e, da lì, era scattata la procedura di messa il liquidazione, di nominare liquidatore della società Leonardo Proietti. Quello stesso liquidatore che, adesso, potrebbe aver messo il Comune di Terni in un guaio grosso. Molto grosso.

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