Alla fine – contrariamente a quanto indicato in un primo momento – il ricorso per Cassazione è stato presentato ma la Suprema Corte lo ha respinto, facendo diventare definitiva la condanna a 16 anni di reclusione sancita dal tribunale di Terni, poi confermata dalla Corte d’assise d’appello di Perugia, nei confronti di Andrea Arcangeli: il 48enne ternano ritenuto responsabile dell’omicidio del 38enne rumeno Victor Marian Iordache.
La decisione Contestualmente la Cassazione ha condannato l’omicida, già recluso in carcere, al pagamento delle spese – 2 mila euro – confermando, naturale conseguenza della sentenza, anche le provvisionali fissate in favore dei familiari della vittima, per un totale di 150 mila euro. Quest’ultimi erano assistiti dall’avvocato Massimo Proietti del foro di Terni che esprime soddisfazione per la decisione emersa giovedì a Roma.
‘Fine’ Si chiude così, definitivamente, una delle vicende di sangue che hanno segnato di recente la cronaca ternana. La sera del 21 aprile 2014 – era Pasquetta – Andrea Arcangeli si trovava insieme al 38enne rumeno Victor Marian Iordache in via Mola di Bernardo, all’interno del garage di proprietà del 47enne, nello stabile dove viveva con la famiglia, prima del trasferimento in un’abitazione di Miranda in ragione degli arresti domiciliari disposti dal gip. Fra i due, secondo gli inquirenti, c’era un rapporto di amicizia molto stretto, una ‘relazione sentimentale’ vera e propria. Il colpo mortale, sparato alla nuca del giovane con una Sig Sauer, sarebbe nato proprio da questo contesto segnato da una gelosia sempre più forte da parte di Andrea Arcangeli, da una situazione personale ed economica pesante e da qualche bicchiere di troppo che quella sera ne avrebbe allentato i freni inibitori.
Sepolto nel bosco Dopo averlo ucciso, Arcangeli era tornato in casa a dormire come se nulla fosse. Il mattino seguente aveva caricato il cadavere di Victor Iordache sull’auto della moglie, per poi dirigersi nei boschi fra Miranda e Stroncone – in località Fontana San Benedetto, zona che il 47enne conosce benissimo – dove lo aveva sepolto fra la fitta boscaglia della zona. Poi, nei giorni seguenti, era tornato lì per assicurarsi che nessuno – uomo o animale selvatico che fosse – potesse intuire la presenza di quel corpo. Per questo, per limitarne l’odore, l’aveva ricoperto non solo di terra, ma anche di cemento e calce.
La confessione Le indagini congiunte della squadra Volante e della squadra Mobile della questura di Terni – coordinate dal pm Elisabetta Massini – erano scattate il 28 aprile con la denuncia di scomparsa da parte dei familiari del 38enne. Con il passare delle settimane il cerchio attorno ad Andrea Arcangeli si era stretto, fino al ‘crollo’ datato 2 luglio 2014. L’assassino aveva confessato tutto, conducendo gli inquirenti nel luogo dove oltre due mesi prima aveva sepolto Victor Marian Iordache.