Nuovo episodio di violenza, venerdì 6 aprile, all’interno del carcere di Terni da parte di due detenuti sottoposti al regime penitenziario del 41bis ai danni di un agente di polizia penitenziaria.
L’aggressione «Due detenuti sottoposti al regime penitenziario del 41bis, quello più restrittivo, si sono scagliati contro un agente del carcere – racconta Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sappe – perché la frutta non era di loro gradimento, quasi fossero in un ristorante e non in galera per i crimini commessi. Uno dei due detenuti ha scagliato delle banane contro l’agente mentre l’altro lo ha colpito con il manico di una scopa. Le criticità del carcere ternano sono tante: l’emergenza è all’ordine del giorno il sistema regge ancora grazie al sacrificio e all’abnegazione delle donne e uomini in divisa della polizia penitenziaria».
Solidarietà Il segretario generale del Sappe, Donato Capece esprime solidarietà e parole di apprezzamento per i poliziotti penitenziari di Terni: «È solamente grazie a loro, agli eroi silenziosi del quotidiano con il basco azzurro a cui va il ringraziamento del Sappe per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. La situazione delle carceri si è notevolmente aggravata. Basterebbe avere l’onesta di esaminare i dati sugli eventi critici accaduti in carcere nell’anno 2017. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica e il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della polizia penitenziaria».
«Situazione allarmante» I dati, secondo il Sappe, «ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria. Avere carceri meno affollate e più moderne non vuol certo dire aprire le porte delle celle, come pure prevedeva questa scellerata riforma penitenziaria».