Terni, discarica Ast: scade l’ultimatum

Scade l’ultimatum della Provincia per le scorie e c’è in programma il confronto tra azienda e sindacati

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Settimana calda, quella che inizia lunedì, per l’Ast di Terni. Inutile dire che – a parte per gli operai, che sanno bene che significa stare lì dentro con le temperature che girano – il meteo c’entra poco.

La discarica di Valle

La discarica di Valle

La discarica Tanto per cominciare si dovranno verificare le intenzioni della Provincia di Terni riguardo la diffida – umbriaOn lo aveva annunciato l’8 maggio – fatta recapitare all’Ast in relazione alla discarica di Valle. In queste settimane ci sarebe stato più di un contatto ‘informale’ tra le parti, ma notizie ufficiali, nisba. Resta il fatto che il termine di sessanta giorni è in scadenza.

La diffida L’azienda, era scritto nella carte che le erano state inviate, deve far avere alla stessa Provincia, all’Arpa e a tutte le autorità competenti, una dettagliata relazione tecnica: in caso contrario, o una risposta insoddisfacente, si potrebbero addirittura rimettere in discussione le autorizzazioni, sulla base della valutazione di impatto ambientale (Via), concesse all’azienda di viale Brin. Con conseguenze facilmente immaginabili.

Le richieste la Provincia, in poche parole, vuole essere messa al corrente sulla sperimentazione, in corso, relativa al processo di recupero delle scorie; alle previsioni di entrata a regime del sistema; ai relativi fattori tecnici; alle effettive possibilità di recupero delle scorie; alle caratteristiche fisico-chimiche dei materiali; all’eventale residuo da inviare allo smaltimento; ai possibili elementi di criticità ambientale che da questo potrebbero derivare e, addirittura, delle possibili ricadute di carattere economico che la procedura di recupero delle scorie potrebbero derivare.

Massimo Piacenti

Massimo Piacenti

Le scorie Proprio sulle scorie di lavorazione dell’Ast si era sviluppata una polemica mica male, dopo la presentazione del progetto di recupero da parte di Massimo Piacenti, presidente della Recupero Materiali Terni, la società che sta portando avanti proprio quella sperimentazione: «Rmt – aveva spiegato Massimo Piacenti – è un’azienda nella quale sono impegnati tutti imprenditori e aziende locali (oltre alla Allfoods, che intende così diversificare il proprio portafoglio, ci sono la Cosp Tecno Service, la Csc di Sabatini e Crisanti, Marco Papa della Ecoter, Andrea Sbarzella e altri; ndr) e noi siamo pronti a passare dalla fase di test a quella operativa, ma l’azienda deve prendere una decisione».

MASSIMO PIACENTI PARLA DEL PROGETTO – L’INTERVISTA

 

Antonio Tajani

Antonio Tajani

Tajani Ma sull’argomento l’ad di Ast, Lucia Morselli, ha lasciato abilmente trapelare – attraverso i suoi collaboratori delegati all’informazione – che quel progetto, a lei, non piace. E a supporto era arrivato il vice presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani, che aveva polemicamente parlato di presunti «favori alle cooperative» ed aveva poi presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea, dicendo che «il sito Tk-Ast potrebbe diventare un sito pilota in Europa per il recupero delle scorie con un progetto di altissimo livello» e chiedendo alla Commissione« se non ritiene che lo svolgimento di una gara europea sia l’unica scelta possibile per l’assegnazione dell’incarico di smaltimento delle scorie a imprese altamente qualificate nel settore».

ANTONIO TAJANI PARLA DEL PROGETTO – L’INTERVISTA

Francesco Auregli

Francesco Auregli, il nuovo supermanager di Ast

Il confronto Sul fronte relativo alla riorganizzazione aziendale, alla produzione e – insomma – a tutto quello che rientra sotto la voce ‘che fine faranno le acciaierie di Terni?’, si è invece in attesa del confronto, in programma per martedì, tra l’azienda e i sindacati locali: anche per capire meglio, forse, su quale punto intermedio si posizioni la verità. Perché tra le informazioni fatte, anche queste abilmente, fatte circolare dall’azienda e che descrivono una situazione ottimale e quelle che invece hanno difuso i sindacati, che parlano di «confusione», è sempre più evidente che qualcuno non la racconta giusta.

 

 

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