Terni, ex Banca d’Italia «Non museo ma sede per l’alta formazione»

‘Azione’ dice la sua sui possibili progetti legati all’immobile messo in vendita: «Amministrare non è solo gestire l’ordinario»

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di Marco Mazzalupi
Segretario di ‘Azione’ Terni

‘Azione’ segue puntualmente l’evoluzione del dibattito circa il futuro dell’edificio già sede di Banca d’Italia a Terni, prossimo all’alienazione per una somma pari a circa tre milioni di euro. Palazzo di chiaro valore architettonico, vista la propria ispirazione razionalista, nonché collocato in uno dei luoghi più rappresentativi del centro storico della città, piazza Tacito. La coerenza con la sua storia decennale impone che istituzioni e società civile si adoperino perché la prossima destinazione d’uso sia di prestigio e funzionale alla comunità ternana.

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In particolare la proposta di una musealizzazione, anche se parziale, della struttura non ci sembra essere la destinazione più adeguata. A tal proposito, ‘Azione’ ritiene che il sistema museale di Terni, più che di un’addizione infrastrutturale, necessiti di una puntuale riorganizzazione dell’offerta espositiva volta a valorizzare le collezioni di reperti archeologici e paleontologici e la loro integrazione nel circuito della pinacoteca, ad oggi troppo frammentato nei tre musei riconducibili al Caos. Certamente il valore di un nuovo museo di arte contemporanea è di prestigio per la nostra città ma si potrebbe ragionare sulla più corretta e strategica collocazione.

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Considerato il periodo storico e la crisi demografica ed economica che interessa il territorio da ormai quasi venti anni, non può non ritenersi maggiormente avveduta una scelta che faccia guadagnare alla città ed al suo comprensorio un’occasione di sviluppo e di progresso, quale, nelle nostre intenzioni, potrebbe essere una scuola di specializzazione post-laurea nelle discipline più attinenti alle necessità del nostro territorio oltre al potenziamento dei percorsi professionalizzanti post diploma.

Nondimeno, l’approfondimento di un’area di eccellenza didattica già esistente costituirebbe una virtuosa interruzione della costante che sembra da anni contraddistinguere il Polo scientifico didattico di Terni, troppo spesso oggetto di concessioni di corsi di laurea non longevi e, soprattutto, privi di una ratio didattica o professionale che consenta di scorgere nel loro accostamento un disegno organico o una continuità tematica, come da ultimo, è il caso del corso di ottica ed optometria. Ancora, l’impegno congiunto delle istituzioni locali e dell’università di Perugia, se profuso nella direzione indicata da ‘Azione’, consentirebbe di trovare nell’ex-sede di Banca d’Italia anche aule dedicate dove riunire almeno alcuni degli ambienti propri del Polo di Terni, ad oggi dispersi in diversi edifici distanti tra loro, come, ad esempio, biblioteche, zone per lo studio ed ambienti laboratoriali ed impiegati per attività di sperimentazione.

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Inoltre, la potenziale condivisione di tali facilities con centri di ricerca privati e imprese del territorio, fenomeno caratteristico di molti complessi universitari, unitamente al valore intrinseco di una scuola di formazione, faciliterebbe la creazione di un networking proficuo fra giovani studenti e job providers, che vedrebbero negli alunni del Polo un bacino naturale cui attingere per assunzioni ed occasioni di formazione professionale. Infine, la logica di un campus riunito almeno in parte in unico luogo fisico, come insegna la tradizione anglosassone, è in sé un elemento di valore, che contribuisce a creare autoconsapevolezza nella comunità studentesca relativa al proprio potenziale ruolo di leadership che è caratteristica delle città capaci di formare classi dirigenti che sappiano offrire una visione di futuro.

La popolazione ternana da troppi anni è convinta che, a fronte del declino, altro non rimanga che la logica del rammendo, ovvero che davvero nulla di più ci si possa attendere dalla politica che una buona ordinaria amministrazione ed il mantenimento dello status quo, abitualmente rappresentato da un pur lodevole restauro di monumenti che, seppure sia atto dovuto, è invece accolta da ole di espressioni di giubilo e meraviglia. Qualora invece, essa davvero vuole avere un avvenire, non può che iniziare a lavorare a una nuova identità che raccolga il testimone da quella di antica Manchester d’Italia. Così come nel 1880 l’inaugurazione di corso Tacito rappresentò l’ingresso di Terni nella modernità industriale, altrettanto oggi, potrebbe essere incoraggiante per la sua rinascita, l’inaugurazione di un centro studi di massimo valore e di un luogo di incontro fra il mondo della formazione e il mondo del lavoro proprio nella piazza simbolo della città.

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