Terni, farmacie: piace il piano industriale

La commissione consiliare lo approva: ora tocca al consiglio comunale

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Quattro voti a favore, uno contrario (di Thomas De Luca, M5S) e un astenuto (Enrico Melasecche, IlT). Il piano industriale dell’azienda speciale farmacie comunali, l’Asfm, ha ottenuto così il ‘placet’, della terza commissione del consiglio comunale di Terni che, nella giornata di martedì, ha valutato l’esposizione fatta dal presidente Stefano Mustica ed ha anche ascoltato il parere dell’assessore Vittorio Piacenti D’Ubaldi.

Il ‘piano’ Il presidente Mustica, dopo aver illustrato il bilancio 2014 – che si è chiuso con circa 14 mila euro di utili (dal passivo di 569 mila euro nel 2010, di strada ne è stata fatta; ndr) – ha spiegato le misure che sono state adottate per ottenere il risultato: puntando sulla ‘farmacia dei servizi’. Un progetto caratterizzato anche dall’assunzione per sei mesi, attraverso un apposito bando, di quattro giovani neo-laureati in scienze infermieristiche.

La sperimentazione L’azienda, ha spiegato Mustica, «ha scelto di affiancare alla classica vendita dei medicinali, anche l’erogazione di alcuni fra i servizi più richiesti dai cittadini, fino a trasformare le strutture in autentici baluardi del servizio sanitario sul territorio». A partire da servizi come elettrocardiogrammi o analisi del sangue, fino alla tele dermatologia, all’analisi vista-udito e alle prenotazioni mediche. «Abbiamo puntato su nuovo modello – ha detto Mustica – in cui le farmacie diventano la risposta efficace alle più comuni esigenze sanitarie dei cittadini».

Benefici Il possibile step successivo di un progetto come questo, secondo il presidente di Asfm, Stefano Mustica, «può essere una collaborazione organica con l’azienda Usl o con strutture private;  mentre i medici di medicina generale potrebbero essere meno ‘pressati’ e i cittadini avrebbero il vantaggio di poter accedere in breve tempo a servizi di qualità e a costi contenuti».

I privati Il nodo dasciogliere resta, però, sempre quello relativo all’ipotesi di ingresso dei privati nel capitale di Asfm: l’assessore Vittorio Piacenti D’Ubaldi anche martedì ha ribadito che la possibile vendita – si ipotizza una quota del 40% – dell’azienda è solo una delle ipotesi allo studio; mentre il Cda di Asfm ha illustrato, tra le possibili alternative, quella rappresentata dal consolidamento del ‘nocciolo duro’ aziendale (quattro farmacie che ‘fatturano’ cifre da record nazionale) e dalla possibile concessione in gestione o dalla vendita di alcune farmaicie meno ‘competitive’. Senza trascurare la necessità di spostare quelle farmacie – la Falchi di via Roma è l’esempio lampante – che risultano penalizzate da un posizionamento poco felice.

I conti Anche perché vendere oggi una parte dell’azienda – che sulla base dei rigidi parametri esistenti vale 8 milioni e mezzo – permetterebbe al Comune di incassarne circa tre e mezzo, mentre le quattro farmacie ‘ricche’ già oggi ne guadagano uno e mezzo all’anno: «Ipotizzare di puntare sul modello di valorizzazione, insomma – ha spiegato il presidente di Asfm – non è un’ipotesi così peregrina come poteva apparire solo cinque anni fa». La parola, adesso, passa al consiglio comunale.

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