L’occasione di confronto su piazza Tacito c’è stata lunedì pomeriggio in occasione del confronto sull’atto di indirizzo – depositato il 21 febbraio – riguardante la palazzina Manni dell’architetto Cesare Bazzani dal valore di 900 mila euro. Pressing del consigliere di Terni Civica Michele Rossi e ‘stoccata’, non la prima, di Paolo Cicchini della Lega. Di mezzo ci finisce anche il discorso legato alla vendita della ex sede della Banca d’Italia. Via libera con sei voti favorevoli e due astenuti.
Terni, in vendita la palazzina Manni di piazza Tacito: fu l’abitazione di Bazzani

L’input di Rossi
L’immobile in questione fu l’abitazione di Bazzani ed è in vendita da tempo. Di certo il Comune non ha i mezzi per acquistarla e allora Rossi ha avanzato alcune idee: «Potrebbe proporre alla proprietà, confidando nella sensibilità di quest’ultima, una destinazione museale anche parziale dell’immobile e per questo elaborare sinergicamente una progettualità di alto livello che possa concorrere a finanziamenti europei per nuove sedi museali. Va considerata in questo senso l’ipotesi di creare all’interno della palazzina Manni uno spazio espositivo, un centro di documentazione o un vero e proprio museo dedicato all’illustre architetto. Va ricordato che l’Archivio di Stato di Terni conserva un vastissimo fondo dedicato al Bazzani, con oltre 5.000 disegni tra progetti e schizzi, che nella villetta in piazza Tacito potrebbero trovare sistemazione. La speranza è che il possibile acquirente possa ragionare su una possibile anche parziale destinazione pubblica. La palazzina è splendida ed è importante per la città, dovremmo suggerine un uso futuro a livello culturale. Sì, è privata, ma possiamo sollecitare. Occorre essere consapevoli che Terni è nella storia dell’architettura moderna grazie a grandi maestri, a Bazzani dobbiamo molto. E cosa si può fare allora? C’è anche un altro input: «Possibilità di proporre l’esercizio del diritto di prelazione da parte dello Stato e quindi del ministero della Cultura per farne il museo Bazzani. Ma è difficile e serve una forte volontà politica». Strada in salita.
PARTE L’ITER PER LA VENDITA DELLA EX BANCA D’ITALIA

Poco margine
A palazzo Spada per rispondere sull’argomento c’era l’assessore alla cultura Maurizio Cecconelli: «L’immobile è in vendita da molto e il mercato ternano qualche difficoltà lo ha. Non è semplice. Non è alla portata dell’amministrazione comunale. Il diritto di prelazione? Un’interlocuzione con il ministero si può fare. Chiedere è lecito e potrebbe essere fatto. Ma obiettivamente è un percorso abbastanza difficile e non nelle nostre mani. Forse l’interlocutore ora dovrebbe essere il venditore. Un’attività museale sarebbe il sogno di tutti, è condivisibile». Al momento è destinato a restare tale. La replica di Rossi giungerà al termine della commissione: «Si può contattare il venditore affinché sia sensibile al valore del bene. L’immobile è in stato di abbandono ma il Comune può spingere per una migliore conservazione».

L’amarezza di Cicchini: «Stiamo perdendo troppi pezzi»
Su temi culturale chi non si tira indietro è, come di consueto, il consigliere Paolo Cicchini: «Condivido l’atto di Rossi, quantomeno getta il sasso nello stagno. Purtroppo stiamo permettendo di distruggere interamente il nostro patrimonio, non mi interessa se è pubblico o privato. Parlo dei gioielli di famiglia della nostra città». Il mirino è su piazza Tacito: «Sì, è stata restaurata la fontana, benissimo. Aveva un senso perché c’erano anche delle costruzioni di contorno, come la palazzina Manni, che facevano da cornice alla fontana. Qui non abbiamo parlato della Banca d’Italia, forse è il momento di farlo. Se non è in grado di sognare e progettare credo che ci si debba rassegnare alla nostra disperazione. Non vorrei che la banca fra un po’ venisse ‘sbranata’ in tante piccole parti, non so chi la acquisterà. La palazzina Manni è stata realizzata nel 1911, è una parte della cornice. Sappiamo che non c’è possibilità di acquistarla, ma il consiglio si può impegnare ad agitare le acque per raccogliere un’esigenza vera della città. Lo dico con franchezza: stiamo perdendo – la critica di Cicchini, che alza anche il tono della voce – troppi pezzi per la strada, la nostra città non è più quella di un tempo (tirata in ballo anche la vicenda dell’ex convento di San Pietro e la trasformazione Ater). Parliamo di Bazzani e Ridolfi, ma stiamo perdendo quelle che erano le caratteristiche di una struttura legata a loro e Fagiolo. Lo dico con un’amarezza incredibile. La mia è una sorta di preghiera, bisogna far sapere che ci sono strutture che non possono essere abbandonate a sé stesse». Atto approvato e discorso chiuso: «Dalla proposta alla discussione ho raccolto l’adesione e il sostegno di molti. Gli edifici come la palazzina Manni sono imprescindibili per lo sviluppo culturale di questa città», il commento di Rossi. Intanto per ora nessuno la vuole.
Terni, sede Banca d’Italia in vendita: c’è il bando, parte l’iter