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Home » Terni, infanzia e Cosec: «Tagli, bimbi vittime»

Terni, infanzia e Cosec: «Tagli, bimbi vittime»

di Simone Francioli
1 Giugno 2016
in Altre notizie, Opinioni
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Asilo Nido

Foto archivio

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Dalla riorganizzazione della refezione scolastica alle rette, passando per le scuole dell’infanzia. Il Cosec, a una settimana dalla discussione del bilancio comunale in consiglio, torna all’attacco.

del Comitato servizi educativi comunali

Ad un mese esatto dalla fine dell’anno scolastico, e dopo aver assistito in questi mesi a vicende che hanno a dir poco del grottesco, ad oggi siamo costretti a trovare da soli le risposte ai nostri piccoli problemi quotidiani, che l’amministrazione invece di risolvere crea, alimenta, aggrava ed inasprisce. Risposte come, ad esempio, sapere dove portare i nostri figli a scuola a settembre prossimo.

Dopo infinite e vane richieste rivolte all’amministrazione, in mancanza assoluta di una qualsivoglia comunicazione ufficiale, che sarebbe imposta, non solo dal rispetto dell’utenza in quanto tale, ma da quel patto sociale tra chi amministra e chi è amministrato, ancora una volta siamo costretti a denunciare gli accadimenti di cui siamo testimoni, che altrimenti passerebbero nel silenzio e nell’indifferenza.

Purtroppo, nella città del ‘mabbè che ce frega’ (cit. presidente del Consiglio comunale di Terni), la decenza è sospesa nell’attesa che si approvi un bilancio di tagli lineari brutali che impattino con violenza inaudita su una città già martoriata. Questa amministrazione con lo smantellamento totale della gestione diretta delle mense scolastiche – martedì il consiglio ha approvato l’atto di indirizzo conclusivo della seconda commissione, ndr -, con l’aumento delle rette e con la chiusura delle scuole dell’infanzia comunali, la crisi la fa pagare anche e soprattutto ai bambini.

Questa amministrazione va avanti come un carro armato con il piano di annientamento dello stato sociale, ma non per i motivi che fino ad oggi sono stati dati in pasto all’opinione pubblica, che sono pura propaganda, ma perché, semplicemente, il modo più semplice che conosce per ripianare il disavanzo di bilancio è togliere i servizi alla città. Le chiusure delle scuole comunali sono state già annunciate a febbraio scorso nella D.G.C. n° 25, che spiega come un servizio educativo, per restare aperto, debba rappresentare un’eccellenza, debba essere ubicato in locali di proprietà del comune, debba erogare attività laboratoriali per l’intera città, e possibilmente non abbia la cucina in loco a gestione diretta, troppo dispendiosa per le casse comunali.

Ben tre scuole dell’infanzia comunali su sei, secondo l’amministrazione, non soddisfano questi criteri. Tutto questo accade con la connivenza della Direzioni Servizi Educativi, che ben lungi dall’aver fornito in questi anni progetti veri di razionalizzazione dei costi, si limita ad affermare, come abbiamo sentito, che per restare aperto, un servizio, deve rappresentare un ‘presidio’ per la sperimentazione della didattica in ambito cittadino. Ormai ‘per le mutate esigenze della società’, i posti negli asili pubblici non servono più.

Poco importa che nessuno si domandi perché, solo oggi la sperimentazione, che va avanti da numerosi anni, ci viene propinata come moneta di scambio per salvare un servizio, che avrebbe invece dovuto contribuire a consolidare, a far diventare parte inscindibile del tessuto cittadino, e non discrimine per individuare i corpi estranei da eliminare. Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio, ma purtroppo questa amministrazione ha deciso di non farne più parte, arrivando persino a rinnegare e disconoscere la pregnante esperienza rappresentata dai Sec, solo per liberarsi da una insostenibile zavorra di costi, causati dalla propria incapacità a gestire la cosa pubblica.

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