Terni, la Cgil: «Pronto soccorso un campo di battaglia»

La nuova denuncia del sindacato sui disagi all’azienda ospedaliera

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di Giorgio Lucci
segretario generale provinciale Cgil

Come Fp Cgil non ci stancheremo di continuare a denunciare ciò che quotidianamente avviene in tutti i reparti e servizi dell’azienda ospedaliera di Terni. È un obbligo morale nei confronti dei lavoratori di questa azienda che, da anni si spendono oltre le loro forze, con turnazioni in cui i carichi lavorativi sono lontani anni luce da quelli che dovrebbero essere gli standard, con rinuncia costante di ferie e riposi. Il tutto nell’interesse di un bene collettivo primario come la salute, con indubbia compromissione della vita extralavorativa e dello stato di benessere psicofisico dei dipendenti.

Recentemente abbiamo aperto uno stato di agitazione inerente il pronto soccorso e le attività chirurgiche. Pronto soccorso al collasso, ma questa è solo la punta di un icerberg. Gli operatori, non implementati seriamente nei picchi pandemici, non hanno neanche più gli spazi in cui lavorare e non riescono più a dare sufficienti risposte assistenziali. Stazionano dovunque, da giorni, un numero impressionante di pazienti Covid e non Covid, spesso anziani, in attesa di un posto letto. Posto letto che, ad essere fortunati, sarà in un corridoio di degenza, visto che i reparti sono già al limite per assorbimento. In tutto questo sono saltati i percorsi di sicurezza della cure, si penalizzano ulteriormente, dopo due anni di pandemia, ancora le liste chirurgiche e saltano ulteriormente anche le tutele dei nostri lavoratori.

Alla direzione diciamo che non possiamo aspettare solo la realizzazione di obiettivi a lungo termine. L’emergenza di questa azienda è ora, come lo era qualche anno fa prima del Covid. La direzione del Santa Maria si deve prendere la responsabilità di trasferire alla Regione la realtà di un ospedale che sta implodendo. Una Regiine che ha ridimensionato, ancora una volta, il piano dei fabbisogni presentato, che per il 2022 prevedeva un indispensabile incremento delle risorse umane. Un piano dei fabbisognila cui  unzione, essendo uno strumento gestionale e dinamico previsto dalla Legge Madia, dovrebbe essere quella di fronteggiare le vecchie criticità, ora diventate delle vere e proprie emergenze, permettendo anche alla direzione del Santa Maria una flessibilità utile a contrastare i picchi pandemici, come quello attuale. Invece nonostante una mission aziendale dichiarata nel nuovo piano dei fabbisogni 2022/2024, in cui si afferma di voler fornire ‘prestazioni sanitarie altamente qualificate, al fine di assicurare e garantire una esauriente tutela della salute, quale bene collettivo ed individuale’, assistiamo ad un’ulteriore dilazione delle risorse per l’anno 2022.

La Fp Cgil invita ora e non tra un mese, la presidente della Regione e l’assessore alla sanità a visitare l’azienda ospedaliera di Terni. Non una visita guidata di rappresentanza per tagli di nastri ma un’immersione nella cruda realtà ordinaria dell’azienda, nel pronto soccorso, nelle medicine, nelle chirurgie. Chiediamo loro di verificare l’affanno degli operatori, di spiegare loro la mancata implementazione degli organici al variare dei picchi pandemici, nonostante la complessità clinico assistenziale dei pazienti. Chiediamo loro, così come lo chiediamo alla direzione del Santa Maria, di spiegare ai pazienti e ai loro familiari perché sia diventato un lusso ambire ad un posto letto in corridoio, senza dignità e privacy, e perché nuovamente il nostro pronto soccorso sia diventato un campo di battaglia, con pazienti che stazionano per giorni, spesso senza neanche più sedie e barelle a disposizione.

È questo il servizio sanitario che vorrebbero per un loro familiare? Purtroppo la realtà parla chiaro ed è indubbiamente diversa da quella dipinta da chi si ostina a rappresentare questa azienda come un’eccellenza. L’eccellenza di cui il Santa Maria si vantava ora non è più neanche un vago ricordo. Finchè saranno i bilanci a determinare la sicurezza e la qualità dell’assistenza e della cura diventa impossibile invertire questo degrado. Limiti finanziari, tetti di spesa, obiettivi di spesa: parole che ritornano sempre nella relazione programmatica, ma che ricadono pesantemente poi su chi ha diritto alle cure. Una volontà politica ormai chiara ed inequivocabile di limitare l’azione della sanità pubblica e in particolare dell’Umbria del Sud. Il risultato, purtroppo, è visibile agli occhi di tutti.

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