Terni, Zona Fiori e l’area da bonificare: Misp pronta, spunta interesse commerciale

Riguarda diverse migliaia di metri quadrati su un totale di sei ettari di proprietà della Centro immobiliare srl: fu discarica di scorie. Movimenti in vista per la messa in sicurezza

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di S.F.

L’area lungo viale Proietti Divi

La Misp, la Messa in sicurezza permanente. Uno specifico passaggio che riguarda tutti i luoghi da bonificare inseriti nei vari elenchi di Arpa Umbria: tra loro c’è un’area di svariati ettari che si trova a ridosso della stazione ferroviaria e di proprietà della Centro immobiliare srl di Terni da quasi trent’anni. Si tratta di ‘Zona Fiori 1 e 2’ (Tr010), da oltre un quinquennio nella lista dei siti a forte presunzione di contaminazione: fu utilizzato come discarica di scorie e terre di fonderie da parte delle acciaierie fino al 1985 e, successivamente, come deposito di rifiuti speciali (rottami, refrattari e inerti). Il via libera della Regione alla Misp c’è già stato e l’intervento deve essere attuato. È atteso a stretto giro da quanto si apprende.

UNA PARTE DELLA SCHEDA ARPA SUL SITO IN QUESTIONE

Un ingresso laterale

Zona Fiori e viale Proietti Divi: la storia

È uno dei tanti siti nel Ternano per il quale la procedura deve essere completata, una delle più estese e vicine al centro cittadino. Dal piano stradale – siamo a pochi passi dai vigili del fuoco, tra Zona Fiori e viale Proietti Divi accanto all’area delle Ferrovie dello Stato – ben poco si vede a causa della vegetazione, fatto sta che per anni questa zona è stata utilizzata come discarica di scorie ferrose delle acciaierie. Da qui nasce tutta la questione ambientale e la necessità di bonificare. L’area complessiva della società privata è di circa sei ettari, tuttavia la superficie interessata dalla fonte di contaminazione risulta essere meno di un terzo rispetto all’estensione totale: nella scheda Arpa si legge che c’è presenza di rifiuti. «Da prelievi compiuti in occasione di scavi nel 1989 vennero alla luce alcune decine di tonnellate di residui derivanti da lavorazioni industriali di fonderia. Le analisi effettuate – si legge nello specifico atto della Regione – sulle scorie evidenziarono un alto contenuto di Fe e modeste percentuali di Cu, Zn, Cr, Pb, Cd e Mn. Un’altra analisi chimica, effettuata a seguito del prelievo condotto dal personale sanitario (1989) su terra di escavazione portò a classificare tale terra come qualitativamente assimilabile a RU. Ulteriori analisi effettuate nel 1990 su materiale terroso apparentemente contenente scorie di fonderia, lo classificarono come rifiuto speciale non assimilabile agli urbani. Le varie stratificazioni dei diversi materiali stoccati sono tuttora ben visibili». Negli ultimi anni è stato fatto il piano di caratterizzazione, l’analisi di rischio – poi integrato – ed il progetto di messa in sicurezza permanente approvato nella primavera del 2020.

LA CONFERENZA DI SERVIZI DEL 2019: DOCUMENTO REGIONE

Zona Fiori

Le destinazioni: c’è anche il commerciale

Secondo i dati contenuti nel documento Arpa – ufficiali – sul suolo superficiale sono presenti arsenico, cromo totale, nichel, rame, stagno, vanadio e zinco, mentre su quello profondo antimonio, manganese, nichel, rame benzo(a)antracene, benzo(a)pirene, benzo(b)fluorantene, crisene, dibenzo (a,e) e idrocarburi pesanti. Il procedimento sta andando avanti ed entro dicembre 2022 dovrebbe scattare l’attività per la messa in sicurezza attraverso un capping di vari strati (argilla e guaina ad esempio): «La destinazione di uso è a nord della strada di progetto commerciale industriale Zona G2 (12). Poi a nord a confine con via Proietti Divi Zona G3 (parcheggi -commerciale) ed a sud di detta strada residenziale è residenziale e verde pubblico». In tal senso c’è chi sarebbe interessato – non si tratta di ternani – a posizionarsi in zona. Non prima del completamento della Misp che, da quanto si apprende, dovrebbe partire a breve. C’è chi fa notare che, già decenni fa (la situazione è rimasta la stessa da sempre), era il Comune che sarebbe dovuto intervenire nei confronti di chi ha inquinato l’area: ora è chi ha acquistato – non responsabile della contaminazione chiaramente – che si ritrova a dover procedere a sue spese per far sì che venga attuato il piano attuativo.

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