Avrebbero trascorso la serata di sabato – almeno la parte immediatamente precedente la tragedia – bevendo insieme in un bar della zona, nel segno dell’amicizia che li univa e che ora è destinata ad essere passata al setaccio dagli inquirenti, come diversi altri elementi di questa vicenda. Dan Calestru, 36 anni, ha perso la vita dopo essere precipitato dal cavalcavia di via Narni. Una caduta da un’altezza di circa sei metri – il fatto è accaduto intorno alle ore 21 – che non gli ha lasciato scampo: fatale l’impatto con la banchina della piccola stazione ferroviaria di Cospea, lungo la linea Terni-L’Aquila-Sulmona.
Terni, 36enne precipita dal cavalcavia e muore a Cospea: si indaga
L’amico interrogato
Il ragazzo – benvoluto e la cui scomparsa ha scosso non solo chi lo conosceva, ma la comunità ternana nel suo insieme, di fronte ad una morte così assurda – era in compagia di un amico, connazionale di 29 anni. Quest’ultimo è stato sentito dai carabinieri subito dopo il fatto e successivamente, nel corso della serata e della nottata, per giungere ad una ricostruzione fedele dell’accaduto e di ciò che sarebbe successo lungo quel cavalcavia, transitato ogni giorno da centinaia di veicoli e persone.
Indagine aperta
La prima ipotesi è che i due, dopo aver bevuto, abbiano raggiunto a piedi il ponte e che Dan si sia seduto, barcollante, su un muretto. Lì avrebbe perso l’equilibrio, cadendo di sotto con conseguenze drammatiche. Un fatto che – al netto degli accertamenti sugli elementi di sicurezza dell’infrastruttura – ricostruito in questi termini, sarebbe catalogabile come ‘accidentale’. Ma ci sono numerosi aspetti in corso di valutazione da parte della procura di Terni e dell’Arma dei carabinieri. Dalle testimonianze ai video acquisibili, dalle coindizioni del corpo e del vestiario del 36enne all’esame autoptico – unito agli accertamenti tossicologici – che verrà certamente disposto dall’autorità giudiziaria nelle prossime ore. Il lavoro investigativo è sostanzialmente agli inizi e destinato a proseguire ininterrottamente, anche per restituire un quadro di certezza a chi ha perso un figlio e un fratello.





