Terni, ‘buco’ Tari 2014: condannati in sette. C’è anche l’ex sindaco

Sentenza della Corte dei Conti per il 2014: coinvolti organi politici, dirigenti e funzionari. Dovranno pagare 250 mila euro

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Un atto di citazione della magistratura contabile, datato 26 ottobre 2021, per condannare al pagamento di 599.301 euro a favore del Comune di Terni «per una gestione inefficiente del servizio tributi determinante il mancato incasso della Tari con riguardo all’anno 2014». La Corte dei Conti dell’Umbria, con una sentenza di venerdì 9 settembre, ha condannato a pagare l’ex sindaco Leopoldo Di Girolamo, l’ex assessore al bilancio Vittorio Piacenti d’Ubaldi, alcuni dirigenti e funzionari amministrativi di quel periodo. Con cifra ridotta.

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L’accusa

L’atto di citazione è del 26 ottobre 2021. In particolar modo a Di Girolamo e Piacenti D’Ubaldi era imputato «di aver proposto e contribuito all’approvazione di un quadro regolamentare caotico e equivoco, tale da determinare l’inefficiente gestione del servizio foriera del descritto pregiudizio alla finanza pubblica, in violazione, tra l’altro, degli articoli 97 Cost. e 47 e 50 del d.lgs. n. 267 del 2000 (quota di danno erariale: 50%; pari a 149.825,25 euro ciascuno)». A dirigenti e funzionari amministrativi – si tratta di Andrea Zaccone, Francesco Saverio Vista, Stefania Finocchio, Elena Contessa e Renè Trastulli – è invece stata imputata l’adozione «di pareri favorevoli rispetto alle delibere di giunta e la mancata adozione di provvedimenti idonei ad attuare un’efficiente gestione del servizio». L’udienza pubblica si è svolta l’11 maggio scorso e ha visto coinvolti gli avvocati Anna Befani, Daniele Proietti, Antonio De Angelis, Roberto Baldoni, Arnaldo Sebastiani e Laura Chiappelli.

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Leopoldo Di Girolamo e Vittorio Piacenti D’Ubaldi

Le difese Di Girolamo e Piacenti d’Ubaldi

Per la difesa di Di Girolamo, il quadro regolamentare «sarebbe stato chiaro, definendo in modo trasparente e certo i rapporti tra Comune e Asm. Le delibere peraltro erano state approvate dagli organi collegiali dell’ente locale. Il tasso di riscossione degli anni 2015 e 2016, inoltre, sarebbe stato superiore a quello nazionale. Sarebbe quindi assente una condotta gravemente colposa imputabile al sindaco». La difesa di Piacenti d’Ubaldi ha invece dedotto che «il potere di accertamento e riscossione era, a decorrere dal 1° luglio 2014, di competenza esclusiva del Comune. In più il potere di adottare i predetti atti regolamentari era del consiglio comunale. Il sistema di riscossione, peraltro, avrebbe funzionato poiché nel 2019 sarebbe stata attivata l’azione di recupero con emissione degli avvisi di accertamento». Deduzioni anche da parte di dirigenti e funzionari.

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La Corte dei conti

Il giudizio e lo scarico di responsabilità

Per la Corte dei conti – sezione giurisdizionale regionale per l’Umbria – dalla documentazione «emerge in modo chiaro che tutti i convenuti, ciascuno per la propria parte, hanno concorso alla causazione del danno attraverso comportamenti gravemente colposi». Motivo? «Gli organi politici hanno introdotto un quadro regolamentare caotico e incerto, in considerazione della omessa chiara definizione del nuovo riparto di compiti e le competenze da ripartirsi tra uffici del Comune e Asm. I funzionari amministrativi, dal canto loro, non si sono attivati per sollecitare i chiarimenti necessari, né hanno agito per la riscossione delle somme dovute a titolo di Tari 2014. Non sono accoglibili le eccezioni difensive sollevate dai convenuti, finalizzate più che ad identificare una propria fattiva ed efficace azione risolutiva dello stallo, a scaricare la responsabilità sugli altri». Nella sentenza viene specificato che «la corretta gestione delle entrate è fondamentale per l’ente locale, anche per perseguire un bilancio in equilibrio ed obiettivi di sana finanza pubblica locale. Nei fatti, invece, la inefficiente gestione amministrativa ha prodotto una sorta di ‘buco’ delle entrate nell’anno 2014, con gravi ricadute sul ciclo del bilancio del Comune di Terni. C’è tuttavia la riduzione della cifra complessiva in considerazione del numero delle società fallite, estinte e avvisi notificati ai contribuenti per compiuta giacenza. Si parla in definitiva di 250 mila euro.

La condanna

La Corte dei Conti dell’Umbria ha quindi condannato Di Girolamo al pagamento di 50 mila euro. Stessa cifra per Piacenti d’Ubaldi. Tutti gli altri (Zaccone, Vista, Finocchio, Contessa e Trastulli) dovranno liquidare al Comune 30 mila euro ciascuno. La firma sulla sentenza è del presidente Piero Carlo Floreani e del consigliere estensore Pasquale Fava. Scontato l’appello da parte delle difese. La Tari è l’ormai vecchia tariffa rifiuti, sostituita con specifico regolamento dalla Taric.

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