Terni nel Mezzogiorno: «Numeri impietosi»

Disoccupazione giovanile record, calano imprese e addetti. Manifatturiero, costruzioni e artigianato giù. Sorridono solo i servizi

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di F.L.

Una provincia sempre più povera, in termini di imprese e occupati, ormai sui livelli del sud Italia. Terni è ormai un avamposto del Mezzogiorno, stando ai numeri analizzati dal tavolo permanente sull’economia locale istituito dalla Camera di commercio, numeri presi dal Registro imprese dello stesso ente e dall’Inps. Il confronto tra i dati pre-crisi e quelli di oggi è d’altronde implacabile, visti i tanti segni meno registrati, ma offre anche qualche spunto di riflessione su possibili potenzialità.

CAMERA DI COMMERCIO A ‘GAMBA TESA’ SULLA POLITICA

La Camera di commercio di Terni

Le maglie nere Dal 2009 ad oggi, il numero complessivo delle imprese ha visto una diminuzione di 1.155 unità, passando 19.409 a 18.254. Una discesa registrata di pari passo anche nel resto dell’Umbria (-3.030 unità in tutta la regione) e in Italia (-133.000), ma diversa nella composizione. I settori dove le performance sono state peggiori sono le costruzioni (-632 imprese, -2.507 addetti), il manifatturiero (-332 aziende, -3.648 addetti) e i trasporti (-88 imprese, -563 occupati), in chiaroscuro invece i dati relativi ad agricoltura e commercio, dove è stata registrata una diminuzione del numero delle iscrizioni al Registro imprese (-375 per il primo comparto, -291 per il secondo), ma allo stesso tempo si è assistito ad un aumento degli occupati (+715 e +249). «È il segnale che le imprese agricole si sono strutturate – ha detto il direttore della Camera di commercio, Giuliana Piandoro -, mentre il dato relativo al commercio è sintomatico del fenomeno a cui si sta assistendo da qualche anno, cioè la riconversione del personale manifatturiero, che ha avuto una perdita importante, nell’attività della grande distribuzione». Male anche le imprese artigiane: sono 881 in meno, con un’emorragia di 1.700 occupati

Giuliana Piandoro

Terziario in positivo A segnalare tutti gli indicatori positivi sono invece le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, collegati al turismo e al suo indotto, che hanno assistito ad un aumento di 133 unità di aziende e di oltre 1.200 addetti. Bene anche i servizi di noleggio, agenzie di viaggio e di supporto alle imprese (+126 aziende, +720 addetti), così come il settore della sanità e dell’assistenza sociale, dove sono ricompresi anche tutti servizi a famiglie e persona: poco più di 1.000 nuovi addetti, a fronte di 50 nuove aziende.

Profondo sud Ma il dato più preoccupante è quello legato alla disoccupazione giovanile, che pone Terni ai livelli di città come Catania e Agrigento: la Conca si posiziona 23esima nella classifica, in negativo, del numero dei senza lavoro tra i 15 e i 24 anni. Dal 16% del 2004, dopo una perdita progressiva di anno in anno, si è infatti arrivati a sfiorare il 50% nel 2016. Perugia, per guardare sempre in Umbria, pur partendo nel 2004 da valori simili (15,7%) nel 2016 era 76esima (28,6%). «Un dato che dimostra un differente comportamento sul territorio degli incentivi dell’ultimo governo – ha detto ancora Piandoro -. La risposta nel ternano agli strumenti messi in campo è stata più lenta e contenuta».

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