Terni, offese social ad avvocati e magistrati

La Camera Penale di Terni si ribella dopo i post che hanno fatto seguito alla condanna di un edicolante e alla scarcerazione di Giorgia Guglielmi

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Due decisioni della giustizia – una sentenza di condanna di un edicolante di Terni per atti osceni e la scarcerazione di Giorgia Guglielmi, già condannata a 16 anni per l’omicidio del figlio abbandonato in un parcheggio – e così avvocati, nel primo caso, e magistrati, nel secondo, sono nuovamente finiti nel mirino dei ‘social’ ed in particolare di utenti pronti ad offendere, senza alcun ritegno, gli stessi professionisti. Casi che si ripetono – si ricorderà il ‘trattamento’ riservato al legale difensore della Guglielmi al tempo dell’arresto della donna – e che riguardano sostanzialmente ogni ambito. ‘Leoni da tastiera’ che in qualche caso le denunce hanno consentito di rimettere al proprio posto, ma la moda di sfogare ogni proprio pensiero – anche il più basso e privo di attinenza con i fatti – in rete, prosegue senza sosta. E ora è la Camera Penale di Terni a dire la sua in maniera netta.

Del Direttivo della Camera Penale di Terni

Ancora una volta il Direttivo della Camera Penale di Terni si sente in dovere di intervenire a tutela dei colleghi, vittime di attacchi sui più diffusi social network da parte di coloro che, al riparo di una tastiera, commentano in modo aggressivo, diffamante ed a volte minaccioso, ma senza alcuna concreta cognizione dei fatti, due recenti decisioni assunte dal tribunale di Terni e dal tribunale del riesame di Perugia per due fatti occorsi nel contesto cittadino e che hanno trovato ampio spazio mediatico.

La prima riguarda la condanna di un edicolante per il reato di atti osceni; ebbene, l’articolo di giornale contenente la notizia della sentenza di primo grado, riportava anche la dichiarazione del difensore, il quale evidenziava come nel caso di specie avrebbe interposto appello, ritenendo non sussistente l’ipotesi delittuosa contestata dalla procura, vertendosi in ipotesi di illecito amministrativo. Immediatamente sono apparsi commenti beceri e volgari all’indirizzo della collega, colpevole di difendere un ‘porco’, senza nemmeno informarsi (e forse senza leggere) del contenuto dell’articolo, dal momento che il reato di atti osceni in luogo pubblico è stato di recente depenalizzato, mantenendo la rilevanza penale solo in alcune situazioni, ovvero se il fatto è commesso all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori e se da ciò deriva il pericolo che essi vi assistano.

La seconda riguarda la vicenda della mamma, condannata per l’omicidio del bambino abbandonato in un parcheggio non appena dato alla luce. Anche in questo caso il mondo dei social si è scatenato contro la decisione, questa volta del tribunale del riesame, che ha disposto la scarcerazione della donna, accogliendo l’appello presentato dai difensori rispetto al ‘no’ del gip di Terni dello scorso 8 agosto, e disponendo l’applicazione di una misura cautelare meno afflittiva. Al riesame i legali avevano chiesto di rivisitare l’ordinanza del gip poiché, secondo loro, non aveva preso in esame il programma di riabilitazione della donna, relativo alla permanenza presso una struttura protetta, né il fatto che avesse già trascorso del tempo con la figlia.

Anche in questo caso i soliti ‘leoni da tastiera’, ben lungi dall’esprimere una libera opinione, ma sfociando nell’offesa e nella velata minaccia, senza preoccuparsi di comprendere che la decisione concerne una fase meramente cautelare e non una pronuncia di condanna, hanno proferito i consueti attacchi alla giustizia, arrivando sino al punto di equiparare imputato e difensore, augurando a quest’ultimo che ‘se ne dovrebbe ciecare su tutte e due gli occhi’ e ‘dovrebbe tremargli la terra dove cammina l’avvocato che l’ha difesa’.

La Camera Penale di Terni interviene fermamente per ricordare, da un lato, che l’affermazione della giustizia non può prescindere dal ruolo svolto dall’avvocato, che attua il diritto alla difesa tecnica; dall’altro che la libertà personale è un bene sacrosanto ed inviolabile, che può essere limitato nei soli casi e modi previsti dalla legge. Gli Avvocati, svolgendo la loro professione, assicurano l’esercizio di diritti costituzionalmente garantiti e non difendono certamente i reati che qui vengono in considerazione.

Troppo spesso si continua a confondere l’avvocato con il suo assistito e la funzione difensiva con la difesa del delitto, concetti questi che devono essere tenuti sempre distinti, ricordando che l’avvocato svolge nel processo penale una funzione costituzionalmente garantita, relativa all’attuazione del diritto alla difesa, che è inviolabile in ogni stato e grado del procedimento, così come sancito dall’articolo 24 della Costituzione; come pure troppo spesso si grida allo scandalo o alla denegata giustizia nel caso di accoglimento delle istanze dei difensori, come in questo caso finalizzate all’applicazione di una misura cautelare meno afflittiva.

Come ha sostenuto di recente l’Osservatorio informazione giudiziaria dell’Unione delle Camere Penali, il populismo penale crea danni a tutti, anche a coloro che credono di poterlo utilizzare o dominare, che si ergono ad interpreti di leggi e di sentenze senza comprenderne tecnicamente i contenuti, o peggio, senza conoscerli. La giustizia richiede invece spettatori imparziali, immuni da immagini ritoccate ed informazioni sbagliate ed affrettate. Ogni cittadino ha il diritto di ricevere le informazioni corrette, perché è su questo che si fonda una democrazia liberale che gli consegna il compito di decidere chi lo debba governare. Sta a noi tutti, operatori di settore, arginare questo fiume da troppo tempo in piena e ridare dignità al giusto processo.

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