Terni, omicidio Bellini: 30 anni all’assassino

Andriy Halan riconosciuto colpevole di aver ucciso il 53enne ternano Sandro Bellini: la sentenza letta alle 14 di giovedì

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Il recupero del corpo

30 anni di carcere. Il giudice Massimo Zanetti ha letto il dispositivo alle 14 di giovedì. Dopo le perizie su Dna, impronte digitali e file trasmessi con il cellulare di Andriy Halan, è arrivata la sentenza per il processo con rito abbreviato che vedeva imputato il 44enne ucraino, attualmente detenuto nel carcere di Terni, per uno degli omicidi più efferati avvenuti a Terni negli ultimi anni. 

LA LETTURA DELLA SENTENZA – IL VIDEO

Il giudice Massimo Zanetti (foto Mirimao)

L’omicidio Andriy Halan è stato riconosciuto colpevole di aver ucciso il 53enne ternano Sandro Bellini, dipendente di una ditta termoidraulica, celibe e senza figli, scomparso da casa il 18 maggio dello scorso anno e ritrovato senza vita undici giorni dopo, lungo il corso del fiume Velino nei pressi di Marmore. Un omicidio che – per gli inquirenti – affonda le sue radici nella gelosia, con il 44enne ucraino che non sarebbe mai riuscito ad accettare il fatto che la sua ex compagna avesse iniziato a frequentare il termoidraulico ternano.

«SANDRO NON C’E’ PIU’ » LE PAROLE DELLA SORELLA – IL VIDEO

Il pm Tullio Cicoria e l’avvocato Renato Chiaranti

La sentenza Andriy Halan è stato condannato a 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’aver agito per futili motivi, spinto dalla gelosia per l’ex compagna che aveva avuto una frequentazione con il 53enne ternano, e per i reati di danneggiamento (legato all’incendio dell’auto della vittima) e occultamento di cadavere. Il giudice Zanetti lo ha anche condannato a versare una provvisionale di 100 mila euro in favore della sorella di Sandro Bellini, Claudia, parte civile attraverso l’avvocato Renato Chiaranti. Per il 44enne è scattata anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Sessanta i giorni a disposizione del giudice per depositare le motivazioni.

I protagonisti dell’indagine

La richiesta Il pm Tullio Cicoria, titolare dell’indagine sul grave fatto di sangue, al termine della propria requisitoria aveva chiesto la condanna all’ergastolo per il presunto omicida e l’isolamento diurno per un anno. Oltre alla pena massima per omicidio premeditato, il pubblico ministero – sempre nei confronti del 44enne ucraino – aveva chiesto anche condanne ad otto anni per l’incendio dell’auto della vittima e a due anni di reclusione per averne occultato il cadavere. In aula era presente anche il procuratore capo Alberto Liguori.

Andriy Halan con i suoi legali (foto Mirimao)

Le accuse Le richieste del pm nascevano dalla convinzione che l’ucraino fosse colpevole di omicidio volontario – aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dall’aver agito per motivi abietti e futili -, di aver occultato il cadavere di Sandro Bellini e di aver dato fuoco alla sua auto – una Chevrolet Kalos – per nascondere le tracce del delitto. Il mezzo era stato trovato bruciato il giorno della scomparsa dell’uomo in una radura boschiva in località Palombara di Marmore.

Gli avvocati Mattiangeli e Capaldini

Ergastolo evitato In aula i legali difensori di Andriy Halan – gli avvocati Bruno Capaldini e Francesco Mattiangeli – hanno chiesto di riqualificare l’accusa di omicidio volontario premeditato in ‘concorso anomalo in omicidio’: questo perché l’imputato, hanno sostenuto di fronte al giudice, ha sempre affermato di non essere stato lui ad uccidere Sandro Bellini. Allo stesso modo è stato chiesto di derubricare l’accusa di incendio doloso dell’auto in ‘danneggiamento’ e di escludere tutte e tre le aggravanti contestate, riconoscendo invece le attenuanti generiche sia per lo stato di incensuratezza del 44enne che per l’atteggiamento tenuto durante l’intero iter processuale. A conti fatti le difese, ottenendo la riqualificazione del reato di incendio doloso i ‘danneggiamento’ e l’esclusione dell’aggravante della crudeltà, sono riuscite ad evitare l’ergastolo: «Nei prossimi giorni leggeremo le motivazioni della sentenza – affermano gli avvocati Mattiangeli e Capaldini – e decideremo quali passi compiere in vista dell’appello».

La sorella di Sandro Bellini, Claudia (foto Mirimao)

Nodo-telefonino Fra i punti che le difese intendono evidenziare, forse anche attraverso una perizia, c’è il fatto che il telefonino di Andriy Halan – è stato accertato – conteneva una foto dell’auto della vittima che il 44enne ucraino, secondo quanto dichiarato, avrebbe inviato ai presunti sicari per individuare il soggetto da ‘colpire’. Non è stato sin qui possibile accertare se l’immagine sia stata effettivamente inviata via bluetooth, come sostiene Andriy Halan, ma ulteriori e più approfonditi accertamenti sul dispositivo, possibili in base a quanto dichiarato giovedì mattina in aula dal perito, potrebbero consentire di risalire al file ‘log’ e quindi a tutte le azioni compiute, compreso il trasferimento della fotografia ad altre persone.

Sandro Bellini

Il delitto Per gli inquirenti, il 44enne ucraino avrebbe sferrato fra gli otto e i nove colpi alla testa della vittima, usando un oggetto contundente e provocando lo «sfacelo cranio-encefalico» che ne aveva causato la morte. Dal carcere, Andriy Halan si è sempre difeso dicendo di aver soltanto ‘organizzato’ quella che doveva essere una ‘lezione’, al massimo un pestaggio, nei confronti di Sandro Bellini. Il tutto ingaggiando in un bar di viale Brin un paio di persone di nazionalità straniera che si sarebbero poi occupate direttamente della cosa, andando ben oltre le intenzioni iniziali. Di queste persone, però, il presunto omicida non ha mai saputo fornire dettagli certi e soprattutto utili alla loro identificazione.

I funerali di Sandro Bellini

Il risarcimento I familiari del 53enne ucciso, in particolare la sorella Claudia, si sono costituiti parte civile attraverso l’avvocato Renato Chiaranti che in udienza ha chiesto un risarcimento di un milione di euro: il giudice ha stabilito la provvisionale in 100 mila euro, con la restante parte che dovrà essere determinata in sede civile.

«Fatta giustizia» Così Claudia Bellini dopo la lettura della sentenza: «Sono contenta che l’omicida sia in carcere, da condannato, ma mio fratello non ce lo restituirà nessuno. Purtroppo l’assassino con il suo gesto ha rovinato non solo la mia famiglia, ma anche sé stesso e mi dispiace anche questo. Sandro era benvoluto da tutti, era la persona più buona del mondo e mancherà a tanti». L’avvocato Chiaranti parla di «pena logica in relazione al rito abbreviato. Siamo soddisfatti di quanto deciso dal giudice».

I cani ‘molecolari’

Presunti complici Le indagini sull’omicidio del 53enne, pur avendo individuato – e con pieno merito – il principale responsabile dell’assassinio, non hanno sin qui chiarito quanti e quali complici avrebbero supportato il piano omicida di Andriy Halan. Pensare che l’operaio abbia fatto tutto da solo: uccidere Sandro Bellini, dare fuoco alla sua auto in un bosco, nascondere il cadavere lungo il Velino per poi tornare a piedi a Terni, da solo, appare sinceramente difficile da credere. Il lavoro degli inquirenti, in ogni caso, è destinato a proseguire.

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