Terni, omicidio Bellini: a caccia dei complici

I carabinieri stanno ricostruendo il puzzle pezzo per pezzo. L’omicida potrebbe aver usato una roncola o una piccozza da muratore

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Come un torrente carsico, il lavoro dei carabinieri di Terni non si è fermato con l’arresto di Andriy Halan, il 44enne ucraino accusato dell’omicidio di Sandro Bellini. L’indagine prosegue a ritmi serrati, sotto traccia, per inchiodare i possibili – probabili – complici che potrebbero aver ricoperto un ruolo centrale nell’assassinio del 53enne ternano, il cui cadavere è rimasto nascosto per ben undici giorni lungo il corso del Velino, a Marmore, a poche centinaia di metri in linea d’aria dal punto in cui la sua auto è stata data alle fiamme.

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Ricostruzione parziale Le deposizioni rese dal presunto omicida all’atto dell’arresto e nell’interrogatorio di garanzia di martedì, non hanno consentito di fugare i dubbi degli inquirenti. Andriy Halan ha spiegato di aver ordito il tutto per dare una ‘lezione’ a Sandro Bellini, motivata dalla gelosia per l’ex compagna, senza per aver giocato un ruolo centrale sul grave fatto di sangue. Se si eccettuano i ‘compiti’ di far sparire tanto il corpo quanto le tracce – contenute nell’auto della vittima – l’uomo, stando a quanto dichiarato, non avrebbe commesso direttamente l’omicidio. Una posizione a cui, però, non ha fatto seguito alcuna dichiarazione chiara in merito ai possibili complici.

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Ipotesi-concorso Ma gli investigatori dell’Arma stanno battendo direzioni diverse e in gran parte indipendenti dalle deposizioni del 44enne. La sensazione è che nei prossimi giorni potrebbero subentrare altre importanti novità destinate a completare un quadro già in larga parte definito grazie ad elementi, quelli sin qui raccolti, di assoluto rilievo probatorio. In questo contesto la figura di Andriy Halan – ex militare di leva, prima dell’Unione Sovietica e poi dell’Ucraina – rimarrebbe centrale, ma potrebbe finire per condividere con altri le responsabilità che gli vengono al momento addebitate dalla procura.

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Dubbi sull’arma Altri dubbi si legano anche all’arma usata per compiere il delitto: sulla testa di Sandro Bellini – colpito più volte e con violenza con un oggetto pesante – ci sono lesioni che non è semplice interpretare. L’ipotesi è che possano essere state causate da uno strumento dotato sia di azione tagliente che contundente. Se fosse questa la direzione giusta, allora il campo potrebbe restringersi ad alcuni arnesi da lavoro: come una roncola o un martello-piccozza di quelli usati dai muratori. Vale la pena ricordare che Andriy Halan nella vita fa l’operaio edile.

«Sia fatta giustizia» Intanto nella giornata di mercoledì, nella cappella dell’obitorio dell’ospedale, gremita all’inverosimile, si sono celebrati i funerali di Sandro Bellini, il cui corpo è stato sepolto nel cimitero di Terni. Una cerimonia semplice ma toccante, da cui è emersa anche una forte richiesta di giustizia per tutto ciò che è stato fatto ad un uomo «buono, onesto, sensibile e che non avrebbe mai fatto del male neanche a una mosca», come lo hanno sempre definito tutti coloro che lo conoscevano bene.

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