Terni, progetto stadio-clinica: «Dove sta lo scandalo?»

Sul tema interviene anche Confesercenti: «Contano l’interesse della città ed il benessere di chi ci vive»

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di Italo Federici
Presidente Confesercenti Terni

Anche la Confesercenti di Terni vuole esprimere la propria opinione sul dibattito che si è aperto in merito alla costruzione del nuovo stadio e della clinica privata. Diciamo subito che la stella, anzi le stelle, che dovrebbero guidare le analisi ed i giudizi, sono sostanzialmente due: l’interesse della città, il benessere dei cittadini.

Sembra allora alla Confesercenti che la proposta di ulteriore riqualificazione dell’area dello stadio, come da progetto, non possa che trovare tutti d’accordo; lo dimostrano i numeri: termine dei lavori entro il 2024, quasi 700 nuovi posti di lavoro, la promessa della completa fruibilità per i disabili, l’apertura di nuove attività commerciali, ristoranti, bar e negozi, e, soprattutto, 50 e passa milioni di intervento a costo zero per la collettività. Sperando che, come per il palasport, non bisogna attendere anni dalla presentazione dello studio di fattibilità. Se per la società calcistica l’obiettivo è la realizzazione di un luogo del cuore, per la città ed i cittadini è il completamento della riqualificazione di un’area troppo a lungo abbandonata.

Oggi almeno Terni è una città che vede lavori un po’ dappertutto dopo anni di sole promesse anche se molto, proprio per questo, è ancora da fare: dalla sistemazione di Largo Cairoli al Parco Rosselli, dalle problematiche antiche dei quartieri come Matteotti e San Valentino, all’area verde di Cardeto. Tutti dicono che va migliorata la coesione sociale e la qualità della vita dei cittadini: ma nei fatti? Al momento in cui è necessario assumersi delle responsabilità e prendere delle decisioni, quale sarà il comportamento?

Alla proposta di costruzione del nuovo stadio è accompagnata la richiesta di 33 anni di gestione del complesso e l’autorizzazione alla edificazione di una clinica privata, su terreni di proprietà della Società calcistica, con la previsione di un accreditamento presso la Regione e una parte dei posti della clinica convenzionabili. Il tutto per contribuire ad autofinanziare, solo parzialmente, il progetto del nuovo stadio. Bene. Dove è lo scandalo? Il problema? Forse sul fatto che, a oggi, il budget assegnato dalla Regione per il convenzionamento dei posti letto è tutto assegnato alle 4 cliniche perugine e a quella folignate? E per fortuna visto che non ce ne sono altre, almeno fino ad ora e, quando appare all’orizzonte la possibilità di una nuova attività economica, anziché applaudire lo spirito imprenditoriale apriti cielo?

Ritenendo che non siamo in presenza di un malinteso perugisismo (termine che non esiste ma che usiamo per indicare il favoritismo nei confronti della cugina provincia) ricordiamo che le attuali 5 cliniche si ripartiscono i 350 posti convenzionati e che le stesse convenzioni vanno poi a scadenza: non si tratta di togliere ma di ridistribuire i posti su 6 cliniche anziché su 5. L’ipotesi non piace?

Allora va spiegato il perché no, senza richiamare norme e leggi che dovranno comunque essere rispettate, ad un progetto che ha almeno il pregio della più ampia e completa trasparenza. Rimane il diritto della città di vedersi migliorata e dei cittadini di avere una città migliore, più pulita, più ordinata. Le stesse attività commerciali, tra nuovi ingressi, nuova attrattività e migliore articolazione viaria ne trarrebbero grande beneficio.

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