Terni, prostituzione ‘colombiana’: scattano quattro arresti

Sei appartamenti fra viale Brin e borgo Bovio, poi l’attività ‘su strada’ in Lungonera Savoia. Sgominata organizzazione capace di incassare migliaia di euro al mese grazie ai tanti clienti

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La prima sezione della squadra Mobile di Terni, in collaborazione con i colleghi della seconda, ha arrestato – all’alba di giovedì – quattro persone con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Si tratta di due donne di nazionalità colombiana – di 41 e 42 anni -, del marito della prima – ternano di 39 anni che nella vita fa il carrozziere – e di una transessuale 25enne, anche lei colombiana. L’uomo è finito ai domiciliari mentre le altre tre in carcere. Risultano indagati a piede libero, sempre per favoreggiamento, altri due uomini, uno di Terni e l’altro di Spoleto.

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Attraverso le indagini partite a fine 2019, gli investigatori coordinati dal dirigente Davide Caldarozzi – presente in conferenza stampa con il sostituto commissario Marcello Colaiuda e l’ispettore Maria Paola Scaccetti – hanno portato alla luce il ‘giro’ incentrato su sei appartamenti, fra viale Brin e borgo Bovio, ed anche sulle strade cittadine, in particolare Lungonera Savoia. Questa era la parte ‘visibile’ – e con tanti clienti – dell’organizzazione, capace di far giungere dalla Colombia, in particolare dalla città di Florida, donne e transessuali da far prostituire in città. Quest’ultime si vedevano anticipata dal gruppo una somma di circa 7.500 euro, comprendente anche i costi del viaggio aereo, da restituire attraverso il ‘lavoro’, oltre a circa 500 euro settimanali ed altri 30 euro per gli annunci pubblicati online.

Al vertice del gruppo, ‘Doňa Claudia’, la 41enne colombiana chiamata così in segno di rispetto e di obbedienza. A lei spettava il compito di coordinare l’attività, controllando che tutto filasse liscio e incassando – con l’aiuto del marito – anche le somme dovute dalle prostitute, una ventina in tutto – circa quindici donne e cinque transessuali – per un giro di affari stimato dalla polizia in diverse migliaia di euro. A ciascuna venivano forniti telefoni, sim card, preservativi e, ovviamente, un appartamento dove stare, di solito in tre, e accogliere i clienti. Proprio la questione delle abitazioni ha portato alla denuncia a piede libero degli altri due uomini, il ternano e lo spoletino, che le mettevano a disposizione, incassando l’affitto.

 

L’indagine prende le mosse dalla denuncia di un giovane colombiano, fatto giungere in Italia per prostituirsi ma che, quando ha capito che lo avrebbe dovuto fare da transessuale, si è rifiutato. Un ‘no’ che l’uomo aveva pagato con un’aggressione, minacce e abusi sessuali da parte della transessuale 25enne arrestata. Liberatosi dalla pesante situazione, il colombiano aveva raccontato tutto agli inquirenti.

  

Nelle abitazioni dove le prostitute accoglievano i clienti, soprattutto di Terni ma anche delle province limitrofe, la polizia di Stato ha trovato, fra le altre cose, tutta una serie di apputi contenenti cifre, nomi ed anche mini-dizionari per apprendere le parole base della lingua italiana – ed anche quelle più frequentemente usate negli incontri ‘piccanti’ – per farsi meglio comprendere dagli stessi clienti, anche se il più delle volte le parole erano ‘superflue’.

Circa gli arrestati, oltre la presunta ‘ape regina’ dell’organizzazione e il marito, ternano, figurano la 41enne colombiana, deputata alla gestione delle prostitute, e la trans 25enne, che invece ‘coordinava’ i transessuali. A pesare nel quadro indiziario, anche le minacce nei confronti di chi si prostituiva, volte a ottenere sempre e precisamente i soldi dovuti: il timore delle vittime è che potesse accadere qualcosa ai propri familiari, nella terra d’origine. Paese, la Colombia, verso cui buona parte dei flussi di denaro ottenuti dal ‘giro’, veniva poi inviata. 

 

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