Terni: «Quale futuro per le farmacie?»

Marco Cecconi (FdI-An) attacca: «Si vuole svendere, smembrare, giocare a risiko»

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di Marco Celestino Cecconi
Consigliere Comunale Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale di Terni

La scelta farisaica di Di Girolamo di lasciar decantare l’argomento dirompente delle Farmacie comunali, e rinviare il voto a settembre, ha almeno un paio di ‘buone’ ragioni.

La prima ha a che fare con la necessità obbligata di non spaccare la propria maggioranza e perdere magari qualche pezzo per strada, prima di aver portato a casa il risultato di un bilancio-2015 (quale quello approvato solo la settimana scorsa) costruito su entrate veramente fittizie e pareggi del tutto virtuali.

La seconda ragione ha a che fare con l’alea permanente che incombe sul futuro dell’Azienda speciale Farmacie Municipali. Trasformare l’azienda in SpA, per poi venderne il 40% ad un privato? Trasformare l’Azienda in una SpA con l’obiettivo, però, di continuare a detenerne il 100% da parte del Comune e, tentare, piuttosto, di disfarsi contemporaneamente di alcune di queste farmacie comunali, magari quelle che sono in perdita? Darle in affitto? Cederle in concessione?

La giunta, al momento – ad un anno dal suo insediamento, a quasi vent’anni da quando a Terni è iniziato il dibattito intorno a questi temi e dopo che da tempo la stragrande maggioranza dei Comuni italiani ha già deciso – continua a scegliere di non scegliere. I documenti portati in consiglio giovedì scorso erano l’apoteosi del tutto e del suo contrario, ovvero del nulla.

Il piano di sviluppo dell’Azienda (parte integrante della delibera poi rinviata) è articolato in un’ ‘ipotesi A’ (tutto pubblico) e un’ ‘ipotesi B’ (ingresso dei privati), con una serie di subordinate che coprono l’intero alfabeto.

Un piano di sviluppo in cui il cosiddetto futuro delle farmacie comunali (diversificare il prodotto, ampliare i servizi complementari) corrisponde a strategie di mercato semplici semplici che le farmacie private già attuano con successo da sempre. Strategie che, in nessun caso, attualizzano una funzione sociale che ormai, con tutta evidenza, le farmacie pubbliche – prive di un’offerta competitiva capace di arrecare alcun vantaggio particolare o esclusivo all’utenza – hanno completamente perso.

Nelle pieghe di questo cosiddetto piano di sviluppo, impossibile non rintracciare anche l’insieme delle concause delle attuali criticità: una gestione del magazzino e degli acquisti anti-economica; una dotazione di personale in esubero; canoni di locazione iper-onerosi. Insomma, spesa improduttiva, lievitazione degli organici e via discorrendo: tutti i mali tipici del pubblico.

Nelle pieghe di questo piano di sviluppo, anche un formidabile disincentivo nei confronti di qualunque ipotesi di dismettere le farmacie attualmente in perdita: che sarebbero in perdita – leggiamo – perché troppo vecchie, malandate, piccole, oppure ubicate in posizioni infelici, oppure oscurate dalla presenza di altre farmacie private che si trovano negli immediati paraggi. E non si capisce, allora, quale privato potrebbe mai trovare conveniente un simile acquisto, se è il venditore – in partenza – a disprezzare la propria merce, con una prima automatica conseguenza che è quella di deprezzarla. Ma a che gioco giochiamo?

L’unica ipotesi realistica è che si voglia chiedere al consiglio comunale di firmare una cambiale in bianco, da riempire in seguito con contenuti di comodo. Noi non siamo in alcun modo contrari ad una ipotesi di ingresso dei privati nella proprietà e nella gestione delle attuali farmacie comunali, anzi: noi apparteniamo ad una scuola di pensiero fermamente convinta che fare i farmacisti, nell’anno domini 2015, sia un mestiere che spetta, appunto, ai farmacisti e solo ai farmacisti e non più, certamente, ad un Comune.

Ma la maggioranza di Di Girolamo, su questo, rischia di andare in frantumi.

In base alla proposta di delibera che discuteremo ormai a settembre, al consiglio comunale verrà chiesto di “esprimere una preferenza”, testuale!: ipotesi mai vista in un atto deliberativo…

E noi – proprio perché crediamo in una privatizzazione vera e totale – non potremo mai essere complici di una scelta così pilatesca oggi, per consentire domani a questa Amministrazione di svendere, smembrare, giocare a risiko con le farmacie comunali a proprio piacimento, alle spalle della città e di tutti i contribuenti ternani, che fino ad oggi hanno pagato con il sangue, di tasca propria, la pessima gestione pubblica di questa azienda.

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