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Home » Terni, scontro aperto sul piano di riequilibrio

Terni, scontro aperto sul piano di riequilibrio

di Fabio Toni
8 Settembre 2017
in Altre notizie, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Il consiglio comunale

Il consiglio comunale

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Il Comune di Terni e le ‘spine’ del piano di riequilibrio economico finanziario, dal parere negativo del ministero dell’Interno alla bocciatura della Corte dei Conti, fino al ricorso di palazzo Spada – alle Sezioni Unite della Corte dei Conti – contro quest’ultima decisione. Il tema è stato affrontato nel consiglio comunale di giovedì pomeriggio.

«Buffoni» In avvio di seduta l’assemblea comunale ha discusso l’atto di indirizzo illustrato da Marco Cecconi (FdI-An) e sottoscritto da tutte le opposizioni, in cui si chiedeva al Comune – alla luce delle bocciature del piano e dei debiti fuori bilancio riconosciuti dall’ente – di procedere con le deliberazioni previste dagli articoli 193 e 194 del Testo unico degli enti locali. «A Terni e in quest’aula – ha detto Cecconi – nessuno crede che questo ricorso possa avere speranze di successo. Serve solo a prendere altro tempo. Siete dei buffoni, parolai e millantatori». Il clima si è scaldato per un po’, poi il consigliere ha proseguito: «Il sindaco si sarebbe dovuto dimettere dopo la revoca degli arresti domiciliari. Oggi, 7 settembre, siete ancora qui a raccontarci le favole». Il consigliere ha poi ricostruito le ‘doglianze’ evidenziate dalla Corte dei Conti: «L’unica cosa che sapete fare è mentire sapendo di farlo. La Corte dei Conti vi ha scritto chiaro e tondo che siete inaffidabili e che è irrealistico vendere le farmacie comunali nei tempi ipotizzati. Siamo di fronte ai soliti imbrogli e ai soliti pasticci. Avete provato a tenere nascosta la reale profondità del ‘buco’ e la Corte dei Conti ha già trasmesso alla propria Procura l’atto con cui ha bocciato il piano. Tutti questi nodi arriveranno al pettine».

M5S e Melasecche Thomas De Luca (M5S) ha evidenziato il «senso di amarezza, quasi di nausea, nel vedere ciò che si sta realizzando a Terni e che con le nostre denunce avevamo ampiamente anticipato. La città sta scivolando verso una voragine che sembra senza fine e così lo stesso ente, segnato da uno stato finanziario pesantissimo e anche da enormi ritardi nei pagamenti che producono una quantità rilevante di interessi passivi a carico del Comune. Nessuno che ammetta ‘abbiamo sbagliato’, facendosi magari da parte, nonostante questa fase sia ormai finita da tempo. Che si pensi di presentare un altro piano di predissesto con il ricorso al ‘fondo di rotazione’ è da avanspettacolo. Si abbia il coraggio di dire ‘basta’». Così Enrico Melasecche (I love Terni): «Non dico che siate ‘buffoni’ – ha esordito dopo una disquisizione sul termine usato da Cecconi che aveva scaldato gli animi – ma qualche responsabilità, in ordine a tutto ciò che è accaduto in questi anni, credo ci sia e che sia evidente. Qui si cerca di resistere anche di fronte all’indecenza di una situazione del genere. Ogni giorno accadono fatti diversi che danno l’idea di una città allo sbando e la capacità di reazione di questa giunta è pressoché nulla. È gravissimo – ha aggiunto Melasecche – che non ci siano state conseguenze politiche agli arresti decisi dall’autorità giudiziaria, così come ad altre pesanti determinazioni come i rinvii a giudizio per il caso percolato. Non c’è neanche la remora di stare nelle retrovie: una sfacciataggine senza eguali». Poi sul ricorso alle Sezioni Unite per il piano di riequilibrio: «Buttati via altri soldi dei cittadini». Federico Pasculli (M5s): «Se un assessore al bilancio sbaglia la procedura di predissesto, con tanto di contestazioni, deve dimettersi. Nessuno si sta prendendo le responsabilità e si va avanti ad oltranza, tenendo la città in bilico, in una stasi permanente che danneggia tutti». Angelica Trenta (M5S): «Per lungo tempo questa amministrazione non ha rivelato i veri conti, i debiti reali che c’erano. Un altro esempio di come funzionino le cose è dato dal Pd, che si interessa della questione-mense solo quando questa diventa una battaglia politica interna al partito. La realtà è che della gente, addirittura dei bambini, non ve ne frega nulla». «Questa amministrazione – ha detto Paolo Crescimbeni (Gruppo Misto) – ha appaltato praticamente tutto e la situazione di oggi, soprattutto se confrontata al ‘libro dei sogni’ del sindaco all’inizio del suo secondo mandato, è di una città in ginocchio. Ci attendiamo uno scatto di dignità».

La maggioranza Il capogruppo di ‘Per Terni Città Aperta’, Faliero Chiappini, ha detto di sentirsi «piuttosto offeso dai termini pronunciati da alcuni consiglieri. Ci sono problemi reali e concreti da affrontare, ma va accolto lo sforzo messo in atto per superare gli squilibri strutturali, per ripartire. Tenendo conto di un punto fondamentale: sin qui non si è ricorso all’aumento della tassazione. Dall’opposizione non è mai arrivata una proposta», e dopo questo passaggio la seduta si è nuovamente ‘scaldata’. Il capogruppo del Pd, Andrea Cavicchioli, ha sottolineato come «nessuno vuole disconoscere una situazione difficile, venendo meno alle proprie responsabilità. La mancata approvazione del piano di riequilibrio può avere conseguenze pesanti sulla città e sull’ente. Abbiamo il dovere anche in questa fase di ‘continuare a campare’, cercando di fare le cose al meglio».

«Dimissioni all’esito del ricorso» Il sindaco Leopoldo Di Girolamo ha invitato tutti alla calma – «Sarebbe meglio evitare, parlo per tutti e anche per me, certi toni» – ricostruendo l’iter: «Già a dicembre abbiamo motivato la strada scelta, senza nascondere le difficoltà né le responsabilità che abbiamo come amministrazione. Non stiamo difendendo poltrone che non sono ambite da nessuno. Abbiamo operato cercando di non far gravare sui cittadini le conseguenze del dissesto. Augurarsi il commissario, viste le possibili conseguenze anche su questo piano, per mera convenienza politica, è francamente poco accettabile. Il giudizio della Corte dei Conti è severo nei tempi e nei modi ma continuiamo a credere che il nostro piano abbia elementi sufficienti per ottenere l’approvazione. Per questo, come qualsiasi ente ‘bocciato’ dalla Corte dei Conti, abbiamo scelto di ricorrere alle Sezioni Unite come prevede la legge. Abbiamo fatto la nostra parte per la riduzione dell’indebitamento – ha aggiunto Di Girolamo – provando anche a migliorare i risultati sul fronte delle riscossioni che necessitano comunque di un profondo riassetto organizzativo. Il nostro comunque non è un tentativo disperato, ma rientra pienamente nelle nostre facoltà e ci sono elementi che ci danno fiducia. All’esito del ricorso, seguiranno le mie dimissioni come già detto in passato. Sul caso giudiziario che mi vede indagato – ha concluso il sindaco – posso dire che esistono tre gradi di giudizio e non di rado gli esiti, in casi per certi versi analoghi, sono stati favorevoli agli indagati».

Il voto Alla fine l’atto di indirizzo presentato dall’opposizione, su cui si è sviluppata la discussione giovedì pomeriggio in consiglio, è stato comunque respinto con 18 voti contrari e 10 favorevoli sui 28 consiglieri presenti.

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