Altro episodiodio di tensione nel carcere di Terni: a segnalarlo è il sindacato di polizia Penitenziaria Sappe attraverso il segretario umbro Fabrizio Bonino.
«Nel primo pomeriggio di lunedì – spiega – l’agente addetto a far effettuare le telefonate ai detenuti, si era recato presso la sezione H della media sicurezza proprio per consentire ad un detenuto di origine tunisina di mettersi in contatti con i familiari. Giunto in sezione – prosegue – ha però trovato lo straniero in evidente stato di agitazione, che brandiva minacciosamente la scheda necessaria proprio per telefonare a mo’ di lama, insultandolo e facendolo oggetto di sputi. Non contento, il ristretto ha pure rotto la telecamera della sezione».
«La bravura e la professionalità del poliziotto – osserva Bonino – sono stati decisivi per evitare un ulteriore aggravamento della situazione, già molto tesa, perché il collega ha tenuto chiuso il cancello di sbarramento che porta alla rotonda del carcere, altrimenti sarebbe potuto accadere il peggio. Ma la cosa grave è che questo detenuto, da giorni, minaccia i colleghi di sezione ed incendia materassi e suppellettili. L’agente coinvolto è stato poi accompagnato presso il pronto soccorso per le cure del caso, essendo egli stato attinto dagli sputi e dalla saliva anche agli occhi».
«Cosa si aspetta ad intervenire concretamente – si chiede il segretario del Sappe – contro chi si rende responsabile di comportamenti delinquenziali anche quando è detenuto in un carcere? Perché, ad esempio, non vengono rimandati nel proprio Paese di origine gli stranieri detenuti in Italia, che dubito abbiano nel loro Paese tutte le tutele che lo Stato italiano riconosce loro, anche attraverso le figure di garanzia a ciò deputate? Sarei curioso di sapere come, in presenza di un fatto analogo, si comportano le istituzioni penitenziarie del Paese di provenienza del soggetto responsabile».