Terni, una targa per l’operaio morto nel Nera

Ad un anno dalla tragedia di via del Cassero, i familiari e gli amici di Egidio Pennacchi lo hanno ricordato con una cerimonia

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di Fabio Toni

‘Guerriero idealista. Grande lavoratore e amante della sua famiglia’. C’è praticamente tutta la vita di Egidio Pennacchi nelle parole scelte per la targa che martedì pomeriggio è stata scoperta in suo ricordo lungo il corso del fiume Nera.

EGIDIO PENNACCHI: IL RICORDO DEL FRATELLO EMILIO

La tragedia Era la mattina del 24 febbraio 2014: Egidio stava potando alcuni alberi nei pressi della passerella di via del Cassero. Al’improvviso la gru su cui stava lavorando si era ribaltata e lo sfortunato operaio 46enne era precipitato nelle gelide acque del fiume. I soccorsi erano scattati immediatamente ma con il passare delle ore, l’angoscia aveva finito per lasciare spazio alla rassegnazione. Soltanto dopo 36 giorni di ricerche a tutto campo, con uno sforzo imponente da parte di vigili del fuoco e soccorso alpino e speleologico, era stato possibile recuperare il corpo dell’uomo, padre di quattro figli.

La targa Martedì pomeriggio i familiari e gli amici lo hanno ricordato con una cerimonia semplice, culminata nella targa che ora campeggia lungo l’argine del fiume, a pochi metri dal punto del tragico incidente. Alla cerimonia, oltre alla madre, al fratello Emilio ed ai figli Igor, Irina, Ivan e Iuri, sono intervenuti anche gli operatori dei vigili del fuoco, del soccorso alpino e della polizia provinciale che, impegnati nei soccorsi e nelle ricerche, hanno vissuto da vicino il dramma dei familiari.

Beneficenza I fondi raccolti in memoria di Egidio Pennacchi sono stati donati in parte al soccorso alpino e speleologico dell’Umbria – che in tal modo ha potuto acquistare giubbotti salvagente e corde da lancio – e in parte, attraverso i vigili del fuoco di Terni, all’associazione Daniele Chianelli. Proprio il Sasu ha inteso ricordare l’operaio, apponendo il suo nome su uno dei mezzi di soccorso.

Il ricordo «Egidio era un uomo speciale – racconta il fratello Emilio – che amava il lavoro come pochi altri e adorava la sua famiglia. Il nostro è un ricordo semplice e sentito. La fortuna non è stata dalla sua parte, ma vogliamo che quanto accaduto rimanga nella memoria di tutti. Di chi gli voleva bene e di chi può fare in modo che certi fatti non accadano più. Perchè non si può morire sul lavoro».

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