Terni, vertenza Cesar: c’è uno spiraglio

L’appalto dell’azienda ternana è stato prorogato fino al 5 agosto. Boccata di ossigeno nel contesto di una vertenza delicata

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di F.T.

Il tavolo di venerdì in prefettura

Il tavolo di venerdì in prefettura

La boccata di ossigeno per i lavoratori della Cesar Group – sotto forma di proroga dell’appalto fino al 5 agosto – è arrivata nel tardo pomeriggio di venerdì. Una decisione fortemente sollecitata dai sindacati e che ha visto impegnato in prima persona il prefetto Gianfelice Bellesini.

Ultim’ora Il lavoro ‘diplomatico’ messo in atto dal prefetto ha portato ad un primo, importante, risultato: l’appalto che vede impegnati i 28 lavoratori della Cesar Group è stato prorogato fino al 5 agosto. Il tutto per avere a disposizione il tempo necessario per ragionare sul passaggio del personale dall’azienda ternana a Sicuritalia. Una boccata d’ossigeno accolta con favore dai sindacati e che ora consente di poter affrontare la partita con un po’ di serenità in più. Intanto il temuto ‘cambio della guardia’ di venerdì notte – con il faccia a faccia fra i nuovi lavoratori e gli ‘ex’ – è stato per il momento scongiurato.

L’incontro Al tavolo convocato per venerdì in prefettura, Sicuritalia, l’azienda comasca incaricata di assumere l’appalto per la vigilanza alle portinerie Ast al posto della Cesar, aveva fatto muro: «Dalla mezzanotte del 31 luglio, dodici nostri lavoratori (che potrebbero aumentare nel giro di qualche ora, visto che il contratto è aperto, ndR) prederanno posto in quattro portinerie del gruppo e intendiamo rispettare il contratto con Ast». Tutto rinviato, quindi.

VERTENZA CESAR: SINDACATI PREOCCUPATI

Il ‘mandante’ I lavoratori, 12 fra i 75 che Sicuritalia ha in esubero sull’area di Roma, sono comunque pronti a subentrare. Per i ternani, in pratica, non ci sarebbe più spazio, visto poi che l’azienda di viale Brin – è emerso durante l’incontro di venerdì – ha chiesto di cambiare completamente il personale a guardia delle portinerie. Lasciando a Sicuritalia l’onere di confrontarsi con sindacati, prefetto, Univ e direzione territoriale del lavoro, per sentirsi dire che il contratto nazionale di settore – per i cambi di appalto – prevede tutt’altro, ovvero che la nuova azienda assuma il 100% dei lavoratori già impegnati nel servizio, e andrebbe rispettato. Ma tant’è.

IL PROPRIETARIO DI CESAR GROUP: «PESSIMISTA»

Uno striscione

Uno striscione

«Coinvolgere Ast» I sindacati – Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltec Uil – e la stessa Cesar Group, hanno sollecitato un coinvolgimento diretto di Ast nella partita: «Perché il destino di queste 28 famiglie lo sta decidendo viale Brin – hanno detto -, non solo l’azienda che è stata incaricata di assumere l’appalto e che sta rispettando le ‘indicazioni’». E la questione porta con sé evidenti risvolti sociali – con altri 28 lavoratori a rischio licenziamento – e anche di sicurezza. Dopo la proroga dell’appalto fino al 5 agosto, il lavoro del prefetto Bellesini, presente in prima persona al tavolo, prosegue comunque per giungere a una sintesi che sia soddisfacente per tutti. Lavoratori in testa. In questo senso la prossima riunione è stata già fissata per martedì alle 16 e 30.

Ipotesi trasferimento Nel corso dell’incontro di venerdì è emersa anche l’ipotesi che Sicuritalia rispetti sì il contratto nazionale, assumendo tutti, ma decida poi di spostare le guardie giurate ternane in altre sedi, ad esempio nel nord Italia. Un’ipotesi al momento rigettata dai sindacati, perché si sarebbe già potuta seguire con il personale in esubero su Roma e perché particolarmente penalizzante e incerta, anche in relazione al futuro stesso dei lavoratori.

Il capitolato Al tavolo l’azienda comasca ha illustrato alcuni dettagli del capitolato di appalto che prevederebbe un monte di 28 mila ore annue, con contratto annuale che sarebbe più oneroso del precedente, relativo a quattro portinerie: Aspasiel, Centro di finitura, Materiali e Tubificio. Stop. Per le altre – Ilserv, Pesa, Serra, Discarica e Approvvigionamenti – non si conosce ancora la soluzione. Anche se l’ipotesi di un ‘semplice’ portierato disarmato, condotto da personale interno, lascia ampia strada alla possibilità che anche le altre portinerie vengano presidiate da personale Sicuritalia.

Azienda e città Ma la partita, dettagli operativi a parte, si gioca a monte: il mancato rispetto del contratto nazionale potrebbe portare conseguenze significative, dalla sospensione della licenza all’avvio di procedimenti di fronte al giudice del lavoro. Un quadro che, per il momento, l’azienda subentrante sembra disposta ad accollarsi. Certa, evidentemente, delle proprie ragioni e dietro la volontà di un committente – l’Ast – che sta per far saltare un altro ponte fra sé e la città.

E Ast? Da viale Brin, intanto, solo silenzio. Non è un mistero che il ‘repulisti’ avviato da Ast, abbia messo nel mirino anche la vigilanza delle portinerie del gruppo, sulla scia di indagini – ‘Acciaio d’oro’ docet – che hanno evidenziato più di un problema di ‘affidabilità’ e che i bene informati dicono essere tutt’altro che concluse. Un’operazione-trasparenza, quella di Ast, che punta probabilmente a rendere l’azienda appetibile agli occhi di eventuali acquirenti: senza più ‘scheletri nell’armadio’ e con fornitori di servizi in grado di offrire garanzie massime in termini di sicurezza e affidabilità. Il tutto a giudizio, ovviamente, di chi decide su queste cose. Se l’obiettivo è comunque davvero la ‘trasparenza’, forse sarebbe il caso che l’azienda offrisse il suo punto di vista sulle decisioni assunte. In trasparenza, appunto.

Rossi (Pd) In mattinata il senatore Dem Gianluca Rossi aveva diffuso una nota: «Non esiterò a presentare un’interrogazione parlamentare al ministro del lavoro, tesa a verificare la correttezza nell’applicazione del contratto collettivo nazionale, qualora dall’incontro con il prefetto Bellesini non dovessero emergere esiti diversi da quelli che le organizzazioni sindacali hanno paventato per i lavoratori della Cesar Group». L’auspicio del parlamentare è che «si possa trovare velocemente una soluzione che garantisca ai lavoratori i loro diritti e all’Ast di perseguire i propri obiettivi di efficientamento».

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