Violenze domestiche, iniziativa FdI Terni

Terni – Atto di indirizzo del gruppo consiliare per la creazione di un protocollo di intervento. L’opposizione: «Già esistono»

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La creazione di un protocollo di intervento successivo a segnalazioni di violenze domestiche e prevedere un piano di sistemazione logistica – anche se provvisoria – per le vittime che debbano essere allontanate dalla propria abitazione. Questo l’obiettivo con l’atto di indirizzo depositato dal gruppo consiliare di FdI a Terni: sollecitata l’organizzazione di un tavolo con il coinvolgimento di tutte le autorità interessate, prefetto e questore inclusi.

Monia Santini, Elena Proietti e Patrizia Braghiroli

Convivenza e violenza

La violenza – sottolinea il gruppo FdI – tra le quattro mura (di cui sono vittime soprattutto le donne ma spesso anche i loro figli) in questo ultimo anno segnato dalla pandemia ha fatto registrare un notevole aggravamento amplificato anche dalla convivenza forzata dei lockdown – solo agli inizi del 2021 già si registravano decine di femminicidi. La convivenza forzata indotta dai lockdown rende difficilissimo per le vittime trovare una modalità per chiedere aiuto. L’aumento dei casi di violenza domestica sulle donne e sui bambini si è effettivamente verificato in tutto il mondo Italia compresa, acutizzato anche dalle situazioni familiari esasperate dalla perdita di lavoro e relativa mancanza di sostegno economico per vivere, e quindi potremmo essere noi stessi per primi testimoni inconsapevoli di casi tra le mura domestiche dei nostri vicini di casa. Per questo motivo in Canada è nato il messaggio silenzioso ‘Signal for help’ che si sta diffondendo in tutto il mondo attraverso dei video sui social network. Signal for help è un messaggio semplicissimo che la vittima può usare in occasioni fortuite e anche veloci permettendo di chiedere aiuto senza scatenare l’ira dell’aggressore e provocando nell’interlocutore anche occasionale una consapevolezza di situazione di pericolo. Il gesto che la vittima di violenza deve fare è semplicemente alzare la mano aperta come in segno di saluto per poi appoggiare il dito pollice sul palmo della mano e poi chiudere la mano stessa a pugno. Questo gesto permette così di lanciare la richiesta d’aiuto senza farsi notare dall’aggressore. Signal for help, pur nascendo in Canada, si sta gradualmente diffondendo anche in Italia grazie all’opera di numerose associazioni tra cui ‘Gengle’  di Giuditta Pasotto che ha realizzato un video per spiegare sui social in cosa consista questo segnale internazionale per comunicare una situazione di violenza dentro le mura domestiche».

Aiuto e sostegno

Monia Santini, consigliere FdI, prima di stilare l’atto ha contattato la Pasotto per un focus sull’iniziativa, ma «anche per richiedere la sua disponibilità per eventuale sostegno ed approfondimento tecnico, nel caso si renda possibile, quando l’atto verrà discusso in consiglio comunale, augurandoci che venga calendarizzato prima possibile visto l’argomento di grande emergenza e attualità. Il video chiaramente presuppone – conclude il gruppo consiliare FdI – che dopo il segnale di richiesta di aiuto parta un protocollo di intervento che di fatto però ancora non esiste, ovvero esistono i numeri utili da chiamare in caso di emergenza – il già conosciuto 112 e il numero 1522 che raccoglie le richieste di aiuto e sostegno da parte delle vittime di violenza e stalking, attivo 24 ore su 24 e gratuito anche da cellulare -, ma a tutti gli effetti un protocollo di intervento successivo alla segnalazione non esiste. Il senso e lo scopo dell’atto di indirizzo di Fratelli d’Italia è proprio questo, far sì che il Comune di Terni si faccia promotore e creatore di un protocollo di intervento vero e proprio che potrebbe venire divulgato e accolto da tutti i Comuni che avranno la volontà di operare in tal senso».

Angeletti, Gentiletti, Filipponi e Pasculli

«Protocollo? La priorità e valorizzare le risorse»

All’indomani dell’input lanciato da FdI sono i gruppi di minoranza ad intervenire: «La proposta del gruppo consiliare FdI di Terni di creazione di un protocollo di intervento per le donne che subiscono violenze domestiche, non tiene conto del fatto che i protocolli già esistono e non è con il loro proliferare che si aiuta la donna ad uscire da un percorso di violenza. Esiste – sottolineano Pd, M5S, Senso Civico e Terni Immagina – il protocollo regionale, firmato da enti locali, tra cui Terni, aziende sanitarie ed ospedaliere, tribunali, questure, dalle associazioni che gestiscono i Cav e li dove esistono le case rifugio, dalle prefetture di Perugia e Terni, Corte d’Appello, Procura Generale della Repubblica, Comando Carabinieri, Tribunale dei Minori, Ufficio scolastico regionale, CPO, Ordine degli Avvocati, per la realizzazione del sistema regionale di contrasto alla violenza di genere con la messa in rete di tutti gli attori del processo, operativo dal 2018, firmato anche dalla sottoscritta allora assessore alle pari opportunità del Comune di Terni. Esistono i protocolli territoriali che le zone sociali firmano con i medesimi soggetti per l’attuazione concreta degli interventi di rete riguardo la violenza di genere che assegna ad ogni firmatario le proprie competenze e responsabilità. Il Comune di Terni dovrebbe saperlo essendo capofila della zona sociale 10. Non ultimo è stato firmato il protocollo con Federfarma, Anci, Federsanità, Assofarm e Ordine dei Farmacisti di Perugia e Terni per l’inserimento sullo scontrino delle farmacie del numero regionale della rete dei centri antiviolenza e di quello nazionale; evidente quindi che non c’è nessuna necessità di un ulteriore protocollo ma al contrario che il Comune vigili e si attivi per i finanziamenti puntuali dei centri antiviolenza residenziali e semiresidenziali, delle case rifugio e della case di emergenza dove collocare le donne anche con minori che debbano lasciare immediatamente la propria abitazione per intraprendere successivamente ed in sicurezza un percorso di fuoriuscita dalla violenza. È necessario – proseguono – che il Comune si faccia promotore di percorsi di facilitazione per l’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza attraverso l’attivazione di tavoli di concertazione con le aziende, le cooperative, coinvolgendo le Consigliere di Parità della Provincia di Terni, per la formulazione di bandi che premino chi si impegna ad assumere una donna in un percorso di autonomia e fuoriuscita dalla violenza. Sarebbe altresì necessario che il Comune di Terni, incrementasse percorsi di prevenzione della violenza in particolare quella domestica, attraverso progetti nelle scuole, come da tempo l’ufficio istruzione della Provincia di Terni e le Consigliere di Parità portano avanti, attraverso l’istituzione di un tavolo operativo anche con le associazioni che gestiscono i Cav per organizzare nelle istituzioni scolastiche e in accordo con esse percorsi di sensibilizzazione e formazione per gli/le studenti e studentesse. Se si vuole contrastare veramente – concludono – la violenza di genere, in particolare quella domestica, gli strumenti ci sono, bisogna renderli operativi e soprattutto finanziare le strutture di accoglienza».

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