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Home » Terremoto: «L’Italia centrale è a rischio»

Terremoto: «L’Italia centrale è a rischio»

di Lucina Paternesi
8 Settembre 2016
in Attualità, Dal territorio
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Condividi su FacebookCondividi su X (Twitter)Invia su Whatsapp

di L.P.

Le prime verifiche strutturali a Norcia e a Castellucci vanno avanti, ma intanto quello che resta dell’estate si fa sempre più freddo nelle zone umbre colpite dal sisma dello scorso 24 agosto.

Emanuele Tondi
Emanuele Tondi

Geologo E mentre la terra continua a tremare e si inizia un primo, parziale, rendiconto degli edifici inagibili, si continua a riflettere su quanto sia possibile ‘prevedere’ i terremoti e che cosa la politica e le istituzioni possono fare per arginare e limitare i danni quanto più possibile. «Sicuramente non è impossibile riuscire a non far crollare gli edifici» afferma Emanuele Tondi, professore di Geologia all’università di Camerino e sindaco di un piccolo comune marchigiano, Camporotondo di Fiastrone. Anche lì il terremoto ha provocato danni: otto edifici inagibili, sette dei quali fuori dal centro storico che ha tenuto dopo la ristrutturazione del ’97. Ventisei gli sfollati che, al momento, hanno trovato un appoggio da amici e parenti.

Norcia
Norcia

Le previsioni Come tanti altri studiosi, anche il professor Tondi già nel 2009 aveva ipotizzato che un nuovo, forte, terremoto si sarebbe scaturito a nord della faglia de L’Aquila, proprio tra Amatrice e Norcia. Nessuna sfera di cristallo, «chiunque sia minimamente esperto del tema sapeva che questa era la zona più pericolosa dopo il terremoto abruzzese». Ipotizzare, anche con una certa precisione è dunque possibile? «Sì, è possibile saperlo perché nel momento in cui si attiva una faglia, ci sono zone che vengono caricate e altre che vengono scaricate. Generalmente le faglie aumentano questi sforzi lungo la direzione nord o sud. L’Aquila era sud, il nord era rappresentano da Amatrice e Norcia, zona caricata anche dal terremoto del ’97».

Terremoto IngvFaglie in movimento La stessa cosa, spiega ancora il professore, si è verificata con il terremoto dell’Emilia, con le scosse successive lungo la faglia in direzioni ben precise. «Ci sono studi e ricerche, negli ultimi 10 anni, che mostrano questa interazione tra le faglie». E dunque ora che cosa dobbiamo aspettarci? «Speriamo niente – sdrammatizza – Sul quando accadrà non possiamo avere certezze, ma stando agli studi possiamo affermare che la zona che ancora non ha dato terremoti e che, quindi, potrebbe essere la prossima candidata è quella a nord di Amatrice, mentre prima era a nord de L’Aquila». Quindi l’area di Norcia? «Sì, ma quelle erano zone pericolose anche prima, però diciamo che lungo il sistema di faglia, da Colfiorito a L’Aquila, c’è ancora un tratto che non ha generato terremoti e che quindi potrebbe sviluppare forti scosse nel futuro».

danni castelluccio terremoto2Gli studi, insomma, permettono di fare queste ipotesi. La faglia del Monte Vettore, quella che ora si sta muovendo, è molto lunga, circa venticinque chilometri, e comprende tre regioni, dal sud di Amatrice fino a quasi Castelsantangelo sul Nera, nelle Marche. «E’ questa la zona più pericolosa dell’Italia centrale, soprattutto quelle zone che ancora non hanno subito terremoti. L’epicentro, poi, varia in base a dove la faglia inizia a muoversi». E se la ricerca mette a frutto e permette di accumulare conoscenze, alla politica spetta poi il compito di contenere i danni, dal momento che l’Italia è un paese sismico.

Le macerie
Le macerie

«L’unico metodo è la prevenzione. Dopo il terremoto de L’Aquila la faglia del Vettore ci ha dato 7 anni di tempo. Se in questi 7 anni fossero state fatte opere di prevenzione non sarebbe successo quello che poi è successo. Non è facile, mi rendo conto, ma non è neanche difficile non far crollare una casa. Nel momento in cui vengono adeguati o migliorati da un punto di vista della risposta sismica gli edifici storici o quelli culturali, l’obiettivo non è farli rimanere agibili, l’obiettivo è fare in modo che non crollino. Per fare questo basta mettere qualche chiave, le reti di rinforzo alle pareti, opere semplici e neanche troppo costose. In più in quell’area c’erano già dei finanziamenti del governo proprio perché era considerata una zona ‘rossa’» spiega ancora il professor Tondi.

Norcia
Norcia

Centri storici Le soluzioni, dunque, esistono, anche in presenza di centri storici vecchi. Eppure a Norcia molte delle case che erano state ristrutturate in maniera antisismica sono venute giù. «Verranno fatti i rilievi e verranno analizzati i progetti, quindi poi potremo dire come sono state fatte le ristrutturazioni. Ma ci sono anche tantissimi centri storici molto belli che sono un valore turistico e architettonico. Dobbiamo sapere se vogliamo spendere i soldi pubblici per ristrutturali oppure no. L’obiettivo, lo ripeto, è che non crollino. In ogni caso costa di più ristrutturare edifici danneggiati dal terremoto, anziché fare l’adeguamento sismico in via preventiva».

Norcia
Norcia

Le zone sismiche A rischio, oltre Norcia, ci sono quelle zone assiali rispetto all’Appenino, da nord, Colfiorito, Gubbio, fino alla zona centrale della montagna. «Ma non tutte le zone sono uguali, tra di loro presentano diversi valori di accelerazione. La pericolosità sismica, legata cioè alle caratteristiche fisiche del terremoto, permane in tutte quelle zone di montagna dell’Italia centrale. E’ lì che bisogna intervenire».

Castelluccio
Castelluccio

Norcia Da sempre a rischio sismico, Norcia è stata ristrutturata più volte dopo il terremoto, anche se in qualche caso le abitazioni private non hanno resistito. La storia sismica di Norcia è nota da tempo. Siccome i terremoti avvengono sempre negli stessi posti, vedendo la sismicità che c’è stata nel passato possiamo agire e prevenire per il futuro». Ci sono gli allarmisti e poi ci sono quelli che rassicurano, il professor Tondi però vuole solo dire le cose come stanno. «Bisogna dire la verità – conclude – se il cittadino prende consapevolezza della pericolosità sarà lui stesso a chiedere all’amministrazione maggiori garanzie sulla prevenzione. E’ una cosa che parte dal basso, perché altrimenti si investe male e poi ci si ritrova a doversi chiedere oggi come è stata fatta la ristrutturazione di un edificio o di una scuola pubblica».

 

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