Terremoto, sono tutti stanchi di aspettare

Amministratori, cittadini, tecnici, persino la chiesa: mentre ci si avvicina al 3° anniversario del sisma si registra sempre maggiore nervosismo per la sensazione di immobilismo

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Meno di un mese al terzo anniversario del terremoto; una ricorrenza che sembra più sentita di altre a giudicare dal nervosismo diffuso. La gente è stanca di aspettare e sembra aver perso anche buona parte di quello spirito battagliero che ha animato i primi tempi. Molte critiche sono piovute anche sul sindaco di Norcia Nicola Alemanno che in una lunga intervista a umbriaOn ha provato a rispondere punto per punto, sottolineando in particolare la mancanza di un testo unico per le emergenze.

TERREMOTO 2016 – ALEMANNO E I RIMPIANTI DI QUESTI TRE ANNI

Macerie? Portiamole a Misciano

«La difficoltà di smaltire le macerie private del sisma rischia di paralizzare ulteriormente la ricostruzione ed è per questo che propongo di conferirle nel sito di stoccaggio di Misciano in attesa che altri impianti trovino collocazione a Norcia», aveva dichiarato nei giorni scorsi il sindaco di Norcia Nicola Alemanno, ponendo l’accento su una questione che a distanza di tre anni dal terremoto non ha ancora trovato una soluzione. Quello delle macerie è uno dei nodi, ma non il solo. Ci sono le polemiche sulle Sae e quelle sulle pratiche della ricostruzione, su cui nei giorni scorsi si erano espressi anche i tecnici specializzati.

«UN ANNO PER UNA SEMPLICE AUTORIZZAZIONE»

Tecnici pronti a serrata

Argomento, quello delle lungaggini, particolarmente sentito dai tecnici, che di questo vivono, tanto che, dalle Marche, parte addirittura un documento di protesta per i bassi importi e per i tempi e le modalità di pagamento. Addirittura minacciano uno sciopero: «Siamo stanchi di caricarci sulle spalle gli oneri della ricostruzione». Nel manifesto si chiede, tra l’altro, la possibilità per il proprietario di «anticipare ai professionisti le prestazioni effettuate». Invocata la nomina immediata del comitato tecnico scientifico, fondamentale per risolvere gli innumerevoli casi particolari che i professionisti e i tecnici dell’ufficio ricostruzione si trovano giornalmente ad affrontare.

Cosa chiedono i comitati

Nel recente incontro con la presidente del Senato Casellati, i rappresentanti dei comitati hanno chiesto in particolare un testo unico di legge sul terremoto e due testi coordinati per le ordinanze di protezione civile e per le ordinanze del commissario straordinario, facendo confluire norme inserite in fretta in altri decreti (decreto Genova, Ischia, Sblocca cantieri). Inoltre chiedono di definire e attribuire poteri più ampi ad un commissario nazionale «che non reciti in continuazione la sua impotenza a causa della parcellizzazione delle competenze che si traduce, giocoforza, in un rimpallo di responsabilità».

E anche Boccardo: «Regole troppo rigide»

«Sono passati quasi tre anni dalle prime scosse del terremoto che nel 2016 ha devastato l’Italia centrale e la ricostruzione stenta. Ci sono tante inadempienze. Abbiamo ascoltato molte promesse e assicurazioni ma, accanto a qualche piccola realizzazione, di grande non abbiamo visto nulla. Sono più i vuoti che i pieni». Queste le amare parole di monsignor Renato Boccardo durante i recenti festeggiamenti per San Benedetto. «Una festa triste», la definì. Poi sul tema specifico delle sistemazioni: «Si vuole che la gente rimanga a vivere nella nostra montagna, o c’è un progetto che la incoraggia a stabilire la propria residenza altrove?». E ancora: «Mi sembra che si sia più propensi a dare attenzione agli alberi e agli animali – che la meritano, ci mancherebbe – che non alle persone. Nella gente vedo tanto scoraggiamento e per questo mi faccio voce della delusione della gente, del clima di frustrazione e di amarezza in cui vivono e che incide sulla vita quotidiana. La ricostruzione umana e più urgente di quella dei muri. La gente della Valnerina è forte e determinata ma si logora umanamente. L’emergenza potrà dirsi finita quando tutti potranno rientrare nelle case, tornare nelle loro chiese e negli edifici pubblici. Questi sono i luoghi dell’identità nei quali la gente della Valnerina e di Spoleto, ritrova la propria storia e le proprie radici. Oggi questi monumenti distrutti non raccontano più nulla. Quando durerà il temporaneo? Le casette non sono la soluzione definitiva. Per avere attenzione o ottenere qualcosa bisogna bloccare l’autostrada? Ma questo è il diritto della forza e non la forza del diritto. E se deve essere così, allora vuol dire che siamo gambe all’aria. Ci hanno sempre detto non vi lasceremo soli, ma tante delle nostre richieste non hanno ricevuto risposta».

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