ThyssenKrupp Ast, crescono le paure

Nevi (FI): «Vogliono vendere tutto alla Tata Steel?» Rossi (PD): «Smentiti gli accordi». Fiorini (LN): «Progetti dimenticati». L’Usb polemica sul sondaggio interno

Condividi questo articolo su

La chiusura del Centro servizi Terninox di Ancona continua a tenere – parzialmente – banco. Nel senso che, mentre le istituzioni locali tacciono, c’è chi ritiene, come il senatore Gianluca Rossi (PD), che «merita certamente la giusta attenzione da parte di tutti, perché smentisce gli accordi intercorsi con organizzazioni sindacali e istituzioni in merito alla commercializzazione dei prodotti ThyssenKrupp. Inoltre, sembra passare in secondo piano una questione che potenzialmente potrebbe riservare risvolti preoccupanti: è di qualche giorno fa, infatti, la notizia della vendita del gigantesco impianto siderurgico brasiliano Csa di ThyssenKrupp alla famiglia Rocca con una rilevante minusvalenza, circostanza che provocherà la chiusura dell’anno economico della multinazionale tedesca in rosso».

Gianluca Rossi

L’inox Contestualmente, secondo Rossi, «torna in primo piano la questione riguardante i rapporti economici tra TK e Tata Steel Europe, con un accordo che riguarderebbe l’acciaio al carbonio. Inoltre, per bocca di Heinrich Hiesinger, CEO di ThyssenKrupp, attraverso interventi sulla stampa internazionale, l’inox non è citato tra gli interessi strategici della multinazionale tedesca. Questo ci pone di fronte a quesiti ineludibili: se l’inossidabile esce dalla sfera degli elementi strategici di TK, come più volte affermato, quale sarà il destino del sito produttivo di Terni? E’ importante che il governo italiano monitori attentamente questa situazione, per non trovarci nell’impossibilità di garantire un futuro ad una produzione strategica per il Paese e ai relativi livelli occupazionali legati allo stabilimento di Terni”.

Nevi Anche per il capogruppo regionale di Forza Italia, Raffaele Nevi, la notizia della chiusura del sito Terninox di Ancona «la notizia della chiusura del sito Terninox di Ancona è, a mio avviso, la goccia che può far traboccare il vaso dei rapporti tra l’Umbria e la ThyssenKrupp, non solo perché si perdono altri posti di lavoro ma perché, dietro a questa unilaterale e riservata decisione, sembra di vedere l’ennesimo passo verso la riedizione del famoso piano McKinsey che prevedeva che Terni diventasse solo e semplicemente un sito produttivo, mentre la commercializzazione veniva accentrata in Germania e a Milano». 

Tata Steel L’esponente di Forza Italia spiega che se la chiusura di Terninox «era nell’aria da molto tempo, viene da domandarsi perché quel personale viene dislocato a Milano e non a Terni. Val bene ricordare – sottolinea – che alla pagina 3 dell’accordo firmato a Roma nel 2014 c’è scritto che ThyssenKrupp si impegna a rafforzare la rete commerciale di AST. Ciò che più stupisce è l’assordante silenzio delle istituzioni locali, Comune in testa, e della Regione”. Secondo Nevi è «urgente prendere in mano questa situazione prima che AST sia venduta (a Tata Steel?) solo come semplice sito produttivo se è vero, come ha fatto capire bene l’amministratore delegato, che ThyssenKrupp vuole vendere la produzione e tenere la commercializzazione, i servizi e le verticalizzazioni. Ciò – aggiunge – sarebbe un disegno incompatibile con l’accordo fatto al Ministero e che prevede per AST un ruolo non di solo sito produttivo e quindi sarà il caso che si riconvochi quanto prima il tavolo ministeriale chiamando però, una volta per tutte, chi comanda veramente in Germania».

Emanuele Fiorini

Fiorini Il capogruppo della Lega Nord Umbria, Emanuele Fiorini,  giudica «inopportuna la mancanza di comunicazione nei confronti delle associazioni sindacali e preoccupanti le evidenti contrapposizioni della proprietà nel produrre, da una parte rassicurazioni in termini di fatturato e, dall’altra, chiudere l’impianto marchigiano. E’ chiaro che a questo punto è necessario tornare a parlare di Thyssen Krupp e di Terni. Ci sono questioni importanti che, se affrontate nella maniera opportuna, possono contribuire al rilancio dell’azienda su scala internazionale con benefici per la proprietà stessa, i dipendenti e il territorio o, al contrario, determinarne il declino se non prese nella giusta considerazione». 

La politica Secondo Fiorini «sarebbe auspicabile che la politica a livello locale realizzasse quei progetti elaborati da anni e ancora fermi al punto di partenza: ci riferiamo, ad esempio, alla Orte-Civitavecchia e a un accordo di programma che risale ormai al 2003, in considerazione degli impegni presi dalla Regione Umbria nel rendere fattibile il progetto in territorio laziale, ma con ripercussioni positive sul contesto locale. Tutto sembra finito nel dimenticatoio, in una soffitta polverosa accanto all’idea di un raddoppio della linea ferroviaria, mai avvenuto e mai neanche preso in considerazione. Va tutto male? Non lo pensiamo, ma non va neanche tutto bene come qualcuno vorrebbe far credere».

La ThyssenKrupp Ast

L’Usb Sarcastica la presa di posizione del sindacato autonomo Usb: «Ci siamo stupiti, l’altro ieri, nel leggere l’articolo riguardante i risultati del questionario proposto ai colleghi lo scorso settembre. Sembra sia passata l’idea di una comunità di lavoratori contenta ed orgogliosa di far parte di un grande gruppo multinazionale che a Terni investe in capitale umano, oltre che in rinnovi impiantistici. Al netto dell’orgoglio quale sentimento soggettivo, rappresentato molto bene dalle grandi tavole dello step “passion” che nella maggioranza dei casi hanno visto dipinti i forni, i rotoli di acciaio, la cascata delle marmore e non il logo della ThyssenKrupp, ci preme comunque fare qualche precisazione in merito: cosa ne penseranno dell’orgoglio i lavoratori della Terninox di Ancona? Come mai l’azienda ha omesso i risultati del questionario inerenti allo stipendio? Considerando l’anno fiscale 2015/2016, che ha visto l’Ast tornare in attivo con un guadagno di 3.3 milioni di euro e il +25% di venduto nel primo trimestre 2016/2017: perché ancora non sono previsti investimenti nell’area a caldo che, essendo la parte più vecchia dell’azienda, ha urgente bisogno di un revamping generale?».

Altre richieste Il sindacato autonomo, poi, chiede: «Visto il pessimo e pericoloso rinnovo del CCNL che privilegia la contrattazione di secondo livello, perché non si inizia una vertenza per ridiscutere il rinnovo della piattaforma interna, scaduta ormai da anni, per tornare ad individuare nuovi parametri per nuovi premi di produzione? Perché, visto che in TK sono tanto orgogliosi di noi, non si inizia a parlare di accordi salariali e tutelativi come quelli della TK in Germania? Se la risposta negativa dei dirigenti è relativa alla crisi e alla ristrutturazione in atto, perché non si inizia a parlare di taglio agli stipendi dei dirigenti stessi?».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli