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Home » ThyssenKrupp Ast: «Tedeschi vendono»

ThyssenKrupp Ast: «Tedeschi vendono»

di Fabio Toni
7 Marzo 2017
in Ast, Attualità, Economia, Imprese, In evidenza, Lavoro
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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ThyssenKrupp venderà lo stabilimento di Terni. La conferma è arrivata da Claudio Cipolla, segretario della Fiom Cgil di Terni, che nella conferenza stampa convocata per lunedì mattina presso la sede della Uil, si è espresso senza mezzi termini. L’incontro era stato fissato per analizzare l’andamento del settore metalmeccanico nella provincia, con particolare attenzione alla situazione di Ast.

CLAUDIO CIPOLLA SULLA VENDITA DELL’AST, VIDEO

Il tema «Che la multinazionale sia intenzionata a vendere appare ormai chiaro – ha detto Cipolla – ma sarà importante stabilire come, quando e a chi venderà. E quali ricadute questo determinerà». Nicola Pasini (Uilm) ha ribadito: «Ast non resterà a lungo dentro ThyssenKrupp e noi dobbiamo avere informazioni precise sulle intenzioni della multinazionale».

I sindacati L’incontro con i giornalisti – convocato da Fim, Fiom, Uilm, Ugl e Fismic – non doveva «vertere solo sulla ThyssenKrupp Ast, ma sul settore metalmeccanico nel suo complesso – avevano premesso i sindacalisti – e sulle problematiche generali che lo riguardano», ma dopo la sortita di Cipolla e Pasini l’interesse si è inevitabilmente concentrato sul possibile futuro di quelle che, per ora, sono ancora le acciaierie di Terni. «A novembre 2014 – ha ricordato Pasini – il Ceo di ThyssenKrupp, Hiesinger, ha detto agli azionisti, illustrando il bilancio, che la vendita del sito ternano era programmata nel giro di 36 mesi e siccome non abbiamo registrato dichiarazioni diverse in questi due anni e mezzo, riteniamo che la decisione sia confermata».

La politica I sindacalisti, però, e questo era uno dei temi sui quali forse avrebbero spingere di più, hanno lanciato anche chiari segnali di insofferenza nel confronti di quei «politici che periodicamente si svegliano al mattino e scoprono di poterci dare delle lezioni rispetto a ciò che andrebbe fatto. Dimenticando, magari, che quando venne a Terni il ministro Calenda ricordò che, a proposito di ‘area di crisi complessa’, prima ci vogliono i progetti, poi si potrà parlare di come distribuire i quattrini».

Appalti, sicurezza e legalità Per i segretari territoriali di Fim, Fiom, Uil, Fismic e Ugl, peraltro, «grazie ai fondi che saranno messi in campo per Industria 4.0, per l’area di crisi complessa e quelli europei, Terni può diventare un autentico laboratorio, magari se l’Ast ci dicesse qualcosa sul progetto di recupero delle scorie e ci aggiornasse su quello relativo alla bonifica della discarica di Valle, su come gestire il cambiamento. Importante, però, che si facciano, finalmente, i protocolli sugli appalti (visto che dentro le acciaierie girano 120 dite esterne per un volume di affari di 130 milioni di euro) e sulla sicurezza, che peraltro sono strettamente legati».

Diritti e doveri E a questo proposito, è stato ricordato, «non è un bel segnale che una associazione datoriale importante non firmi il protocollo per la sicurezza. Come non è bello pensare che si vogliano costruire e gestire le relazioni aziendali solo basandosi sui questionari che vengono fatti ai lavoratori», ma c’è anche molto altro: «Il miliardo di passivo che l’azienda ha certificato – è emerso – è frutto di bilanci che, seppur corretti secondo la normativa italiana, lasciano molti dubbi e probabilmente non sarebbero stati mai accettati in altri Paesi. Su questo l’azienda avrebbe il dovere di fare chiarezza, prima di chiedere ai lavoratori di rinunciare a qualche diritto».

 

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