Tk-Ast e ambiente: privati in soccorso

Un progetto per il recupero delle scorie: venerdì se ne saprà di più

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di Marco Torricelli

La scadenza, lo ricorda il direttore del dipartimento ternano di Arpa, Adriano Rossi «era fissata al 21 marzo scorso». E questo solo perché «la Provincia di Terni ha deciso di concedere una proroga dopo l’altra. Noi avevamo chiesto che le procedure avessero inizio entro il 2012».

La discarica di Valle

La discarica di Valle

Le scorie La scadenza di cui parla Rossi è quella relativa alle autorizzazioni relative alla montagna di scarti di lavorazione – 500mila tonnellate all’anno, una più o una meno – che la Tk-Ast conferisce in discarica e, in particolare, spiega ancora il direttore di Arpa, «alle scorie derivanti dal processo produttivo, che rappresentano una delle principali criticità ambientali con cui ci si deve confrontare a Terni. L’altra è rappresentata dalle emissioni in atmosfera, come le polveri, le diossine e il Co2. Le due criticità, combinate, determinano l’impatto del polo siderurgico sull’ambiente circostante»

 

 

Adriano Rossi, direttore dell'Arpa di Terni

Adriano Rossi, direttore dell’Arpa di Terni

Le richieste Quello che l’Arpa aveva richiesto, era che la produzione di materiali di scarto – entro il 2012 – fosse «drasticamente ridotta da parte di Ast, tramite la trasformazione delle stesse scorie in materiale inerte per la produzione di conglomerati con processi ‘a freddo’ o ‘a caldo’». Se non sono intervenute novità – nuove proroghe o aggiustamenti normativi – ci si troverebbe di fronte ad un ‘problemino’: ad una grande industria multinazionale priva di autorizzazioni. Ma ovviamente è tutto da verificare. Che saranno mai, in fondo, due o tre anni in più, tra proroghe e rinvii.

 

Massimo Piacenti

Massimo Piacenti

L’annuncio Anche perché, in arrivo, ci sarebbe una novità importante: un gruppo di imprenditori locali sarebbe pronto a chiudere un accordo con la Tk-Ast per la realizzazione e la gestione di un impianto in grado di risolvere, almeno in parte, il problema delle scorie. Di quel gruppo di imprenditori fa parte Massimo Piacenti – che, è solo una coincidenza, è pure amministratore delegato di AllFoods – e l’occasione per lanciare ufficialmente la proposta potrebbe essere rappresentata dal convegno ‘Terni: tra sviluppo e opportunità o declino e crisi. Le proposte della Cgil’, che si svolgerà venerdì mattina nella sala congressi proprio di Arpa ed al quale prenderanno parte, oltre al segretario ternano del sindacato, Attilio Romanelli; la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso; la presidente della Regione, Catiuscia Marini; il presidente di Confindustria Terni, Stefano Neri e il presidente della Camera di commercio ternana, Giuseppe Flamini.

Lucia Morselli non ha fretta

Lucia Morselli non ha fretta

Il progetto Quello che si sta mettendo a punto, infatti, è quel progetto di cui da tempo si parla: un sistema in grado di ‘aggredire’ alla radice il problema rappresentato dagli scarti di lavorazione che, in Tk-Ast, sono tanti. Ma proprio tanti. E che, se gestiti con intelligenza, potrebbero pure diventare un affare. Solo che Tk-Ast avrebbe detto, più o meno, che se qualcuno vuole farsi avanti, lei – sempre la Tk-Ast – sarà ben lieta di mettere a disposizione la materia prima – gli scarti, appunto – ma non i soldi. Tanto, avrebbe ammiccato, tra poco – grazie al riconoscimento di ‘area di crisi complessa’ – ce ne saranno un bel po’ a disposizione.

Le spese Perché, sempre la Tk-Ast, avrebbe fatto notare che, a lei, costa certamente meno portare ‘la monnezza’ in discarica che darsi tanta pena per riciclarla e, quindi, se proprio c’è chi ci tiene, sarà il benvenuto: a patto che non faccia richieste poetiche. Ma tanto, pare di capire, la poesia, nella ‘conca’ interessa più a pochi. Pochissimi. Interessano molto di più i processi di ‘bonifica’ degli scarti industriali.

La discarica che cresce

La discarica che cresce

‘Refrattari’ e ‘scaglie’ Il primo dei processi ‘a freddo’ potrebbe portare al recupero di circa 25mila tonnellate all’anno di materiali refrattari provenienti dalla demolizione dei forni, delle siviere e dei convertitori, «che possono essere riutilizzati in testa al ciclo produttivo, in sostituzione della calce. Un altro potrebbe determinare un recupero di circa settemila tonnellate all’anno di scaglie, da reimmettere nel processo produttivo, prodotte durante il ciclo di laminazione delle bramme».

 

 

La Tk-Ast

La Tk-Ast

Le ‘scorie nere’ I forni di fusione, poi, producono circa il 40% del totale delle scorie che Ast attualmente conferisce in discarica e «siccome queste contengono un’elevata percentuale di metallo – circa il 15% – si potrebbe separarlo dal resto dei materiali e recuperarlo per reimmetterlo nel processo produttivo. Il contemporaneo recupero di aggregati inerti – dice ancora Rossi – permetterebbe di destinare questi ultimi al settore delle costruzioni, in sostituzione dei corrispondenti materiali naturali provenienti da cave». Si calcola che potranno essere recuperate, complessivamente, circa 180mila tonnellate di materiali.

 

Il professor Paolo Bevilacqua

Il professor Paolo Bevilacqua

Le ‘scorie bianche’ Vengono prodotte all’interno dei convertitori e, «seppure il contenuto di metalli è circa la metà di quello presente nelle ‘scorie nere’ potrebbe essere conveniente procedere alla sua separazione, recupero e riutilizzo in produzione, come pure degli aggregati inerti da destinare al settore delle costruzioni e delle produzioni del cemento». Si calcola che sarebbero circa 270mila tonnellate di scorie all’anno.

Il prototipo All’università di Trieste – ci lavora il professor Paolo Bevilacqua – è stato realizzato un impianto pilota che attraverso una serie di ‘molini’ riduce la scoria in polvere e che poi, grazie ad un sistema di calamite preleva l’acciaio e che potrebbe essere realizzato a livello industriale: con una capacità iniziale di circa 30mila tonnellate all’anno. Venerdì mattina se ne potrà sapere di più.

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