di Marco Torricelli
La dieta prosegue. E siccome, se uno decide di farla, mica sta lì a fare il difficile: vuole ‘calare’ e, quindi, ci va giù deciso. Senza andare troppo per il sottile.
Minimo storico Tanto che in Tk-Ast si è raggiunto il nuovo minimo storico: l’ultimo dato aggiornato parla di 2.344 dipendenti e il trend calante è ormai consolidato, visto che – oltre agli operai che continuano ad andarsene, anche se il ‘bonus’ ormai è ridotto a 50mila euro, più altri 10mila che l’azienda offrirebbe come generosa regalia – sugli impiegati continua a calare la mannaia: altri quattro sarebbero in regime di ‘sospensione’ disciplinare (avrebbero, pensa te, favorito il lavoro di un giornalista) e a serio rischio di licenziamento. Questa è l’aria che tira.
La verifica Tanto che i sindacati – quelli locali – peraltro senza alzare troppo la voce, un minimo di perplessità l’hanno pure manifestata. Ma da quell’orecchio Lucia Morselli non ci sente. E allora, visto che c’era stato l’impegno formale – una promessa è una promessa, si dice – da parte dei rappresentanti delle segreterie nazionali, di non lasciarli da soli a gestire la fase di applicazione dell’accordo del 3 dicembre scorso, ecco che è scattata la richiesta di un vertice di verifica: il 3 marzo prossimo si vedranno a Roma – i sindacalisti importanti, quelli nazionali, e quelli locali – per fare il punto.
«Silenzio assordante di chi?» Lunedì i sindacati avevano anche denunciato, a proposito degli altri tagli, quelli che stanno falcidiando le ditte del cosiddetto ‘indotto’, come «sul versante delle imprese è assordante il silenzio delle associazioni datoriali» e la cosa ha provocato il risentimento del presidente di Confartigianato Imprese di Terni, Giuseppe Flamini, che è pure presidente della Camera di commercio, che parla di «un’evidente disattenzione nei confronti delle azioni dalle stesse intraprese e condivise con la città. Il silenzio assordante è l’ossimoro più adatto agli appelli fatti e rimasti inascoltati, che in questi anni hanno lanciato allarmi anche per altre categorie vessate dalla crisi, come per esempio il comparto dell’edilizia, uno dei motori trainanti della nostra economia. Oppure, se entriamo nel merito della problematica degli appalti al massimo ribasso, più volta segnalata, con forza, dalla nostra associazione e causa di troppi mali, il silenzio assordante delle organizzazioni sindacali stride ancora di più, delineando scarso interesse nei confronti delle imprese del territorio e dell’utenza».
Ferie forzate Intanto, però, con una letterina, l’ad di Tk-Ast, Lucia Morselli – che alle 14 di mercoledì sarà ascoltata, in un’audizione informale, dalla presidenza del Senato – ha voluto far sapere ai lavoratori, che, ovviamente più o meno, la fabbrica è di tutti e che, quindi, «il progetto di contenimento costi avviato per contribuire al conseguimento della competitività aziendale necessaria ad acquisire e consolidare un risultato di esercizio in linea con le aspettative, ci deve vedere coinvolti, ciascuno per la propria parte, in un processo di responsabile governo delle voci di costo».
LA LETTERA DI TK-AST AI DIPENDENTI
La motivazione E quindi, per farla breve, siccome il fondo ferie incide «considerevolmente sul conto economico aziendale», ogni dipendente «deve programmare il godimento di almeno un giorno alla settimana di ferie». Fino a quando e per quante ferie in totale non è specificato. Ma, intanto, tutti dovranno attenersi «scrupolosamente al rispetto» della disposizione. Perché la fabbrica, ovviamente sempre più o meno, è di tutti.