Tk-Ast, la pace è finita: ci si rimette l’elmetto

Governo e azienda sempre più in sintonia: il resto del mondo resta fuori

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di Marco Torricelli

Non è che ci volesse molto a capirlo. In fondo bastava solo voler vedere le cose per come stavano davvero. E c’era, pure, chi lo aveva detto. Ma tant’è. Adesso, comunque, ci siamo: la pace è finita e intorno allo stabilimento Ast di terni tornano a soffiare venti vorticosi. Ammesso che avessero mai smesso di farlo.

«Un caso di successo» Sono bastate quelle tre parole del ministro Federica Guidi, pronunciate a Milano, alla presenza dell’ad Lucia Morselli, per far scattare come molle un po’ tutti. Pure quelli che, a dicembre, dopo la firma dell’accordo che aveva sancito la fine della più drammatica vertenza nella storia delle acciaierie, avevano fatto di tutto per screditare chi provava a porre qualche interrogativo in più rispetto alle banalità che venivano raccontate.

I sindacati Naturalmente, adesso, ad essere preoccupati sono soprattutto i sindacati, messi bruscamente in un cantone – da un ministro che dice quello che dice ed un’ad che fa chiaramente capire che a lei, di parlare con loro, non è che interessi poi più di tanto – e che non riescono proprio a trovare il verso di farsi ascoltare.

Marini La presidente della Regione, Catiuscia Marini, fa sapere che «condividendo le preoccupazioni manifestate dalle organizzazioni sindacali e dai lavoratori dell’Ast di Terni, con il sindaco della città, abbiamo convocato una specifica riunione che svolgeremo nel pomeriggio di martedì prossimo, 26 maggio, a Terni, presso la sala consiliare del municipio, per confrontarci sulle questioni relative alle aziende del sistema dell’indotto e dei subappalti, ed anche sullo stato di attuazione dell’accordo dello scorso mese di dicembre».

«Approfondire» Secondo Marini c’è la «necessità di approfondite verifiche sia rispetto al piano industriale, sia per ciò che riguarda l’attuazione dei contenuti dell’accordo faticosamente raggiunto al Mise a dicembre. Rappresenterò queste nostre preoccupazioni personalmente al presidente Renzi, in occasione della presenza in Umbria il prossimo 29 maggio. Gli solleciterò, altresì, la convocazione da parte del governo del tavolo nazionale, che abbiamo già richiesto alla presidenza del consiglio dei ministri, per svolgere una comune valutazione della situazione. In quella sede, inoltre, si dovrà affrontare con la proprietà di Ast tutta la tematica connessa alla questione ambientale e della riqualificazione agli stesi fini del ciclo produttivo di Ast».

Rossi Secondo il senatore del Pd Gianluca Rossi, «la vertenza Ast è stata un successo nell’aver rappresentato una nuova forma di concertazione, sebbene a tratti intensa ed aspra, tra parti sociali e l’ impresa. Questo non va però confuso con l’impatto occupazionale, che invece c’è stato: 400 persone non lavorano più all’acciaieria e questo è un dato di fatto, immodificabile. Anche se hanno scelto la strada dell’uscita volontaria, questo non li rende meno disoccupati».

Il lavoro Il sito produttivo, dice Rossi, «prima contava su 2900 lavoratori, ora ne ha 2400, con punti di sofferenza nella gestione complessiva. Credo pertanto che sia utile procedere ad una verifica dell’applicazione dell’accordo, come ho peraltro chiesto in commissione industria durante l’audizione dell’amministratrice delegata, Lucia Morselli. Serve un ‘tagliando’ dell’accordo, un confronto tra le parti, da svolgere al Mise, per rafforzare i punti condivisi e rivedere per risolvere quelli di criticità».

L’Ast Nessuna reazione, invece, almeno a livello ufficiale, da parte di Ast. Nessun commento alle parole del ministro e, men che meno, alle reazioni che hanno provocato. Lucia Morselli ha incassato l’endorsement di Federica Guidi e questo, pare, le basti. Almeno per adesso. A Milano, invece, umbriaOn ha raccolto le parole dell’amministratore delegato di una delle realtà più interessanti della galassia Ast come il Tubificio, Massimo Ciommei.

PARLA MASSIMO CIOMMEI – L’INTERVISTA

Il controcanto Proprio su questo, però, arriva un commento da parte di un delegato Rsu: «Sul tubificio di maratta l’azienda è pronta ad fare degli investimenti pari a circa 5 milioni di euro per il revamping di una linea e la messa in opera di un’altra, con allargamento del capannone. Bene – dice Massimiliano Angelini, della Uilm – ma da quanto mi risulta c’è un collegamento tra Titania e Tubificio. Spiego meglio: le linee che producevano titanio (e già sperimentate per la produzione di tubi inox), oramai ferme da tempo, sono ancora oggi dentro le mura di viale Brin, ma verranno, sempre da quanto mi risulta, trasferite al Tubificio. Quindi si fortifica sì il tubificio, ma nello stesso tempo diciamo addio a quel prodotto che nel lontano 2007 dava lavoro a 130 addetti e che fatturava 110 milioni di euro. Producendo tubi, coil e lamiere che trovavano impiego soprattutto nel settore dell’aeronautica, per la costruzione di impianti chimici, in medicina e automotive. Oggi gli addetti che lavorano il titanio sono circa 30 e lavorano esclusivamente lamiere. L’azienda si muove velocemente con un piano ben preciso di riorganizzazione e questo credo che sia solo l’inizio».

Made in Steel Conclusa, intanto, con il segno più la sesta edizione di Made in Steel. Tutti gli indicatori, infatti, hanno evidenziato un’evoluzione positiva al termine della conference and exhibition della filiera dell’acciaio, il principale evento di settore dell’Europa meridionale. La tre giorni all’insegna dell’eccellenza dell’industria siderurgica italiana e internazionale, per la prima volta ospitata all’interno dei padiglioni fieristici di FieraMilano, ha conseguito, oltre all’incremento del 16% degli spazi espositivi venduti rispetto al 2013, al +25% del fatturato previsto ed al +5% di aziende, un netto aumento delle presenze, salite del 17%, che hanno sfiorato quota 13.000. In crescita anche l’afflusso di visitatori esteri, provenienti da 68 nazioni e pari al 22% del totale, contro il 18% dell’edizione precedente.

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