Tk-Ast, i sindacati «Azienda inaffidabile»

Vertice tra i rappresentanti nazionali e quelli locali per fare il punto: «Ritardi gravi»

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Il messaggio è chiaro. Cioè, insomma: più o meno. Cinque mesi e mezzo dopo quell’accordo – salutato come ‘il migliore possibile’ – che determinò quelli che sono gli assetti attuali dell’Ast di Terni, i sindacati fanno il punto e dicono, più o meno, che le cose non è che vadano benissimo.

Il confronto La giornata di approfondimento, che ha portato i rappresentanti delle segreterie nazionali dei sindacati dei metalmeccanici (l’iniziativa è stata denominata ‘Made in Terni’ e ci sono: Sandro Pasotti della Fim Cisl, Guglielmo Gambardella della Uilm, Rosario Rappa della Fiom Cgil, Ermenegildo Rossi dell’Ugl e Marco Roselli della Fismic) a tornare a Terni per confrontarsi con quelli locali e con le Rsu aziendali, ruota tutta intorno a questi temi. In sala anche il neo segretario generale della Cgil umbra, Vincenzo Sgalla.

L'iniziativa ‘Made in Terni’

L’iniziativa ‘Made in Terni’

PARLANO I SINDACALISTI – LE INTERVISTE

La linea che non c’è Uno degli argomenti sui quali si è incentrata la disussione è stato quello del mancato rispetto – o del ritardo nell’applicazione – dell’accordo di dicembre: «Per la linea 6 che deve essere montata a Terni (quella smontata a Torino e che sarebbe parcheggiata, a pezzi, nei capannoni di Titania; ndr) c’erano dei tempi chiari da rispettare, ma Ast sembra non avere intenzione di farlo – è stata la denuncia – e questo dimostra che è inaffidabile». Dall’altra parte l’unica risposta che arriva parla di non meglio identificati «problemi tecnici che hanno determinato un leggero slittamento temporale». Leggero, dicono.

La richiesta Da parte loro, dicono – sempre più o meno – che «c’è poco altro da fare che chiedere alla politica e alle istituzioni, nazionali e locali, di svolgere il proprio ruolo di controllo e stimolo perché tutti i termini di quell’accordo siano rispettati. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta e la stiamo facendo – dicono – mentre Tk-Ast ha deciso di intraprendere un percorso che, ci sembra, non prevede quel confronto continuo che permetterebbe una gestione meno conflittuale».

Stefano Gazzuglia

Stefano Garzuglia

Le tensioni La storia recente dello stabilimento ternano, infatti, è stata caratterizzata da una serie di tensioni – acuite dagli sviluppi delle due inchieste (‘Acciaio d’oro’ e ‘Do ut des’) – che secondo i sindacati «potevano essere fortemente ridimensionate se il clima fosse stato diverso e le nostre richieste sono finalizzate anche al possibile ripristino di relazioni sindacali più serene».

Segnale all’azienda Stefano Garzuglia, delle Rsu dell’acciaieria, ha sottolineato nel suo intervento che «l’attesa sta per finire, iniziamo a pensare di dover dare un segnale all’azienda. Loro continuano a dire che tutto va bene, invece è chiaro che non è così: da ciò che stiamo vedendo possiamo dire che gli obiettivi prefissati sotto l’aspetto commerciale, dell’organizzazione lavorativa e dell’approvvigionamento non saranno raggiunti».

I ‘locali’ Claudio Cipolla della Fiom Cgil, Nicola Pasini della Uilm, Daniele Francescangeli dell’Ugl, Giovacchino Olimpieri della Fismic e Riccardo Marcelli della Fim Cisl i ‘locali’ presenti per il dibattito. Quest’ultimo ha parlato anche della questione ambientale, ponendo quindi degli interrogativi sulla strategia legata – produzione tubi e coils – al titanio. «Mi interessa solo che il problema sia risolto», ha aggiunto poi successivamente Pasini parlando dell’argomento riguardante il recupero delle scorie  che, in chiusura, ha lanciato una ‘frecciata’ al mondo politico: «Non si può scardinare il sistema industriale ternano per prendere un po’ di voti», commentando le problematiche ambientali.

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