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Home » Tk-Ast, ministro Guidi: «Caso di successo»

Tk-Ast, ministro Guidi: «Caso di successo»

di Marco Torricelli
22 Maggio 2015
in Ast, Economia, Imprese, In evidenza
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Il ministro Federica Guidi

Il ministro Federica Guidi

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di M.T.

Quello dell’Ast, secondo il ministro Federica Guidi, è «un caso di successo». Anzi, di più: «Si è trattato di una vicenda eccezionalmente e brillantemente conclusa».

Il giudizio Parlando all’assemblea di Federacciai, che si è svolta a FieraMilano nell’ambito di Made in Steel, il ministro Guidi ha detto che la vertenza che ha portato alla stipula dell’accordo del 3 dicembre scorso, «si è conclusa senza licenziamenti, ha determinato una ripartenza dell’Ast che sta dando risultati in tempi più rapidi di quanto non fosse previsto ed ha determinato, a parte dell’azionista, la conferma della volontà di fare reali investimenti sullo stabilimento».

Stop ai sindacati La dichiarazione del ministro, a poche ore dall’alzata di scudi da parte dei sindacati, che a Terni avevano chiesto di essere riconvocati proprio da Federica Guidi, suona quasi come una risposta: il giudizio del ministro, pare di capire, corrisponde in pieno con quello dell’azienda e, insomma, ci sarebbe ben poco da dover verificare.

Le scorie Un’altra risposta, ma da parte di Ast, è quella fatta filtrare e riferita alla richiesta di Rmt sull’impianto di recupero e riciclaggio delle scorie: l’azienda preferisce una gara europea, sul modello di quella proposta da Antonio Tajani. Tutte e due le cose sono destinate a non scivolare via senza lasciare traccia.

Il mercato Durante la giornata a Made in Steel, poi, Gianfranco Tosini, responsabile dell’ufficio studi di Siderweb, ha anticipato che il 2015, per la siderurgia italiana, si concluderà con una riduzione del 4% della produzione nazionale di acciaio. Tosini ha stimato che quest’anno «il dato sulla produzione italiana di acciaio sconterà la fermata per interventi impiantistici di due altiforni dell’Ilva». Ciò si è tradotto, nel primo trimestre, in un calo del 10,2% della produzione di acciaio rispetto allo stesso periodo del 2014, rendendo il nostro Paese «quello con il peggiore andamento (dopo l’Ucraina) tra i maggiori produttori mondiali di acciaio». Nel prosieguo dell’anno le performance miglioreranno, fino ad un -4% complessivo. Dal punto di vista della domanda, invece, ci sono buone notizie per il mercato italiano. Il consumo reale di prodotti siderurgici crescerà dell’1,8% rispetto al 2014, contro una media europea del +1,6%, ed il consumo apparente (che tiene conto del ciclo delle scorte) nel nostro paese si incrementerà del 2,2% ed in Europa dell’1,8%. Nel 2016 ci sarà un ulteriore miglioramento per il consumo italiano, con la domanda reale «che salirà del 2,0%» e la domanda apparente «del 2,4%». Dal punto di vista produttivo «ci sarà un recupero, con un incremento dell’output del 4,5% contro il +3% dell’Ue».

Dal punto di vista dei prezzi dell’acciaio, analizzati dal partner e chief analyst di Siderweb, Achille Fornasini, «negli ultimi mesi le quotazioni dei prodotti siderurgici, così come quelli delle commodity, hanno subito l’influenza del rafforzamento del dollaro. I prezzi sono quindi scesi sia per le materie prime del settore siderurgico, sia per i prodotti finiti. Per esempio il minerale ferroso ha ceduto oltre il 75% dai massimi ed il rottame il 50%». Nelle ultime settimane, il lieve indebolimento del dollaro rispetto all’euro ha portato poi ad un recupero delle quotazioni siderurgiche, che però ha un carattere contingente e non strutturale.

Infine, Emanuele Norsa (managing editor EMEA di Platts) ed Ennio Busseni (amministratore unico EFB Trading) hanno spiegato l’influenza sui commerci globali di acciaio dei recenti movimenti dei prezzi delle materie prime siderurgiche. Per entrambi si segnala un aumento dell’aggressività cinese sul mercato. A causa della riduzione dei consumi interni del paese asiatico e della sua overcapacity produttiva, le esportazioni cinesi di acciaio sono aumentate notevolmente. Ciò ha portato ad un incremento della competizione per i produttori italiani sul mercato algerino (che oggi rappresenta la principale destinazione dell’export italiano di prodotti lunghi, ma che compra sempre più acciaio cinese) e sta mettendo in difficoltà anche i produttori siderurgici turchi, oggi tra i più competitivi sul mercato del Mediterraneo.

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