Treofan, piccoli segnali e ancora tante criticità

Azienda conferma volontà di restare, sindacati scettici. Entro il 15 luglio si torna al Mise. Stop allo spostamento dei macchinari di Battipaglia

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Si sposterà dal Mise a Terni il confronto tra management di Treofan e sindacati sul futuro assetto dello stabilimento della Polymer, nel frattempo i macchinari dello stabilimento dismesso di Battipaglia non dovranno essere spostati: è il punto di incontro trovato mercoledì sera nel corso della riunione convocata dal ministero dello sviluppo economico dopo le ripetute preoccupazioni sollevate dai lavoratori del sito. Presenti l’ad Kaufmann, il direttore commerciale Jain e il vice capo di gabinetto del dicastero Sorial, oltre alle organizzazioni sindacali nazionali e locali.

Si cercano conferme, l’Ugl: «Piano velleitario»

All’incontro il gruppo Jindal, proprietario della Treofan, ha presentato un piano – con proiezioni fino al 2023 – che sembra confermare le volontà già precedentemente espresse, aggiungendo ad esse pochi nuovi elementi. Una cauta rassicurazione – rispetto ai timori di dismissione espressi dai lavoratori – che per ora rimane però solo sulla carta e che dovrà essere misurata in maniera concreta nel corso del tavolo tecnico che verrà convocato entro la prossima settimana. Dopo il confronto a Terni si tornerà al tavolo ministeriale, per tirare le somme, presumibilmente entro il 15 luglio. Insieme a Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, a chiedere «chiarezza sull’impiego futuro dei macchinari dello stabilimento di Battipaglia» e che «gli stessi, al momento, restino dove sono e non subiscano trasferimenti» è stata anche l’Ugl Chimici, attraverso l’esponente della segreteria nazionale Enzo Valente e il segretario provinciale Diego Mattioli. «Altra questione che abbiamo portato all’attenzione – scrivono in una nota unitaria – è quella della produzione di Terni dove alcune commesse sono state delocalizzate». Per i due sindacalisti «i vertici aziendali hanno presentato un piano industriale velleitario e disordinato, con numeri gettati lì a caso, lontani dalla realtà. Hanno annunciato che da Battipaglia arriveranno a Terni due silos e che lo stabilimento umbro ha perso nel tempo importanti clienti. Su quest’ultimo aspetto abbiamo ribadito come la colpa dell’erosione di commesse ricada esclusivamente sulla loro strategia industriale dell’ultimo anno». Quanto al tavolo tecnico a Terni e al nuovo confronto istituzionale al Mise, per i due sindacalisti «saranno due tappe importanti della vicenda che l’Ugl Chimici auspica si possa chiudere in maniera positiva per il territorio ternano e per i lavoratori dello stabilimento». «In caso contrario – concludono – siamo pronti a tornare a mobilitarci per far valere i diritti delle maestranze e delle loro famiglie. Chiediamo al Mise di mediare con maggiore determinazione ed impedire che Jindal possa delocalizzare la produzione all’estero impoverendo il tessuto industriale italiano».

L’intervento del sindaco

All’incontro di mercoledì era presente anche il sindaco di Terni, Leonardo Latini. «La Treofan ha subito già troppo – ha detto – e non merita di subire ancora dell’altro, perché è un’azienda che ha capacità, professionalità e tradizione. È fondamentale che non si ripeta l’ormai consueto rituale al quale assisto da quando mi sono insediato come sindaco della città e ho iniziato a seguire questa vertenza: l’azienda deve definire chiaramente e una volta per tutte un serio piano industriale per Terni, iniziando anche a ripristinare un corretto rapporto di relazioni industriali con il territorio». Interessanti, secondo Latini, «le proposte avanzate al tavolo dall’assessore regionale Fioroni che invita Treofan a far tesoro di possibili connessioni con il comparto chimico di Terni all’interno del quale si trova ad operare, oltre che a puntare su ricerca, innovazione e sviluppo specie nel settore verde, anche in riferimento ai possibili interventi nell’ambito dell’area di crisi complessa». «Tuttavia, lo ripeto chiaramente, l’azienda – conclude – deve definire una volta per tutte e senza infingimenti, cosa vuol fare per il nostro sito, dando finalmente corpo e continuità al confronto tecnico con i rappresentanti dei lavoratori nella sede di Terni».

«Dall’azienda, impaccio e poca chiarezza»

«Parlare dello sviluppo dello stabilimento, ristabilendo i volumi produttivi sottratti dall’azienda nell’ultimo anno; rinnovare ed ampliare i macchinari produttivi attraverso investimenti mirati; avviare una ricerca strategica in chiave sostenibile, sfruttando tutte le sinergie presenti nel polo chimico». Queste le richieste che sindacati e Rsu hanno avanzato nell’incontro di mercoledì. «L’azienda – spiegano le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil in una nota – si è presentata al tavolo con un piano industriale diverso dalle risultanze in possesso delle organizzazioni sindacali, basato su presupposti tutti da verificare senza l’ausilio della documentazione necessaria. Alle domande puntuali delle organizzazioni sindacali, l’azienda ha dimostrato impaccio e poca chiarezza in un momento in cui servono certezze ed impegni chiari per il futuro. Unica novità rispetto al precedente incontro – spiegano le sigle -, l’impegno a spostare a Terni, dal sito dismesso di Battipaglia, due ‘silos’ per lo stoccaggio degli scarti che, senza il rigranulatore e trituratore, possono essere ininfluenti rispetto al miglioramento produttivo ternano per un miglioramento della qualità e delle efficienze produttive. Il rigranulatore resta destinato ad altri stabilimenti europei del gruppo Jindal, macchinari che ricordiamo essere stati acquistati con fondi italiani e della regione Campania».

Resta lo stato di agitazione

«Troppe contraddizioni quelle espresse dall’amministratore delegato durante l’argomentazione di una decina di slide – proseguono Filctem, Femca e Uiltec -, che tendono a dimostrare una crisi del settore ed una contrazione dei volumi che riguarda solo Terni, mentre gli altri stabilimenti del gruppo si avvantaggiano dei volumi delle migliori ‘specialties’. A Terni si cerca di far quadrare i conti con produzioni di ‘commodities’ che hanno un bassissimo valore aggiunto e che per ammissione dello stesso amministratore delegato non rappresentano il valore del futuro del gruppo, anzi sono da abbandonare nel tempo. La dichiarazione di impiantare una nuova linea per produzioni di film laccati, vista la vetustà degli impianti presenti, è stata ritenuta in contraddizione con gli investimenti nel prossimo triennio per 1,5 milioni di euro all’anno, assolutamente incompatibili ed insufficienti con la dichiarazione precedente. Nella parte finale della presentazione – affermano le sigle nazionali a fronte di macchinari vecchi, con una taglierina in più da gestire nel prossimo futuro, con i volumi di produzione, negli anni a divenire in leggera crescita, elemento questo tutto da verificare, è stata dichiarata una riduzione dell’occupazione dai precedenti 151 addetti dichiarati ai 139 che sarebbero oggi la dotazione ritenuta necessaria per lo stabilimento ternano ovvero, ‘fare di più e meglio con 12 addetti in meno’. Un piano industriale tutto da verificare nei suoi contenuti, che al momento lo riteniamo assolutamente insufficiente per rimuovere lo stato di agitazione e le iniziative già dichiarate. Uniche novità positive, la disponibilità della Regione Umbria ad accompagnare progetti di ricerca e innovazione sul fronte green ed energetico/ambientale che molto bene si sposerebbero con le potenzialità del polo chimico ternano, a cui l’ad ha accettato di confrontarsi entro la metà del mese di luglio; come anche la disponibilità entro la prossima settimana a tenere una tavolo a Terni con i massimi vertici aziendali, compreso il nuovo direttore belga dello stabilimento ternano, mai visto in stabilimento un solo giorno. La sospensione temporanea delle agitazioni deve servire per permettere all’azienda di presentarsi entro la prossima settimana con proposte concrete, immediate e con valenza strategica per il futuro, che contengano elementi utili alla definizione di un piano industriale credibile e condiviso per il futuro allo stabilimento di Terni. Attendiamo quindi risposte concrete e credibili, in un contesto di e relazioni industriali adeguate e rispettose nei confronti dei lavoratori, del sindacato che li rappresenta e delle istituzioni».

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