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Home » Umbria: «No alla privatizzazione dei centri per l’impiego»

Umbria: «No alla privatizzazione dei centri per l’impiego»

di Francesca Torricelli
8 Aprile 2021
in Attualità, Lavoro, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Fabio Paparelli

Fabio Paparelli

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«Un patrimonio di esperienze e competenze rischia di essere vanificato dalla giunta Tesei in favore di una spregiudicata ed incostituzionale privatizzazione dei servizi per il lavoro». Così il consigliere regionale del Pd Fabio Paparelli si riferisce al disegno di legge dell’esecutivo di palazzo Donini recentemente presentato in prima commissione, aggiungendo che «risulta anche incomprensibile la richiesta di procedura di urgenza che approderà all’assemblea legislativa, non esistendo alcuna motivazione né giustificazione se non quella di comprimere il confronto con le minoranze e con le forze sociali».

Il sistema pubblico del lavoro

L’esponente dell’opposizione consiliare spiega che «con la riforma del mercato del lavoro introdotta con la legge regionale n.1/2018, l’Umbria, attraverso l’istituzione dell’Agenzia regionale per il lavoro (Arpal) e adottando un nuovo sistema di promozione delle politiche attive, della formazione e della promozione dell’occupazione, ha potuto rafforzare la rete dei servizi del lavoro in coerenza con il piano nazionale, riuscendo a potenziare anche gli organici dei centri per l’impiego, ad incrementare le competenze del personale e a consolidare la rete anche attraverso i Servizi di accompagnamento al lavoro (Sal), destinate alle fasce deboli». Per Paparelli «dietro al concetto di sussidiarietà, più volte richiamato nello stesso disegno di legge di modifica, di per sé coerente con lo spirito di quella legge, si cela invece l’obiettivo di smantellare il sistema pubblico del lavoro in favore di esternalizzazioni improprie e di dubbia costituzionalità. La modifica proposta all’articolo 16, che autorizza Arpal ad ‘esternalizzare’ funzioni agli accreditati, oltre a generare una evidente distorsione della concorrenza tra agenzie private, determinerà un indebolimento complessivo del sistema pubblico dei servizi per l’impiego, permettendo ai privati di operare non in affiancamento alla sfera pubblica, ma come principali attori sul mercato delle politiche attive e della formazione, per giunta remunerati dalla stessa Regione attraverso convenzioni speciali. Giova ricordare che i servizi di base sono propri della sfera pubblica che deve garantirli a tutti e per i quali riceve risorse dallo Stato».

Politiche attive del lavoro e formazione

«L’ulteriore criticità che riscontriamo – prosegue il consigliere regionale – è data dalla creazione di un’ulteriore poltrona di natura clientelare, quale quella prevista, separando il direttore regionale della formazione e delle politiche del lavoro, attualmente anche direttore di Arpal, che rischia di far venir meno il valore tra politiche attive del lavoro e formazione professionale, vanificando lo sforzo portato avanti in questi anni e facendo lievitare i costi di circa 120 mila euro che potrebbero essere diversamente impiegati per il lavoro. La creazione di una agenzia separata totalmente dalla Regione – conclude – genererà inoltre problemi di conflittualità, rischiando di mettere in pericolo la stabilità occupazionale degli stessi operatori pubblici, facendo venire meno di fatto la clausola che prevede come, in caso di scioglimento della stessa agenzia regionale Arpal, i lavoratori potessero passare nuovamente in Regione. Ciò in ragione dei diversi profili giuridici e contrattuali».

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