di Giovanni Cardarello
Per la giunta guidata da Donatella Tesei era ‘la madre di tutte le battaglie’, anche se con risultati evidentemente non soddisfacenti. Per la giunta guidata da Stefania Proietti è la priorità delle priorità. La sostanza è che la vicenda assume, sempre più, i contorni di una vera e propria emergenza sanitaria e sociale. Un’emergenza che, per forza di cose, dovrà essere affrontata con tempi certi e strumenti straordinari. Parliamo delle liste di attesa per le prestazioni sanitarie.
Liste di attesa su cui il quotidiano ‘Il Messaggero-Umbria‘ ha sviluppato un focus basandosi sui dati emersi del monitoraggio periodico della Regione Umbria. I dati, pubblicati settimanalmente, fanno riferimento alle prestazioni erogate dal 13 al 19 gennaio e sono dati in chiaro scuro.
Se da un lato, infatti, molte prestazioni rientrano nei tempi di attesa indicati dalla classe di priorità scelta dal medico di base, dall’altro, in diversi casi, si è ben oltre la tempistica necessaria ad una diagnosi adeguata. Ed è un dato trasversale tanto alle due Usl quanto alle due aziende ospedaliere. Da sottolineare, per completezza di informazione, che i controlli, gli screening e le urgenze sono esclusi del monitoraggio. Vediamo il dettaglio.
Partiamo dalla premessa ovvero dal senso e dal valore che hanno le classi indicate dai medici di base per la richiesta delle prestazioni. Richieste che sono a breve, la classe (B), che stabilisce in 10 giorni l’attesa massima possibile; quella differita, la classe (D), che si sostanzia in 30 giorni di massima attesa per le visite specialistiche e di 60 giorni per la diagnostica. Infine, c’è la classe (P), la programmabile, dove l’attesa massima è di 120 giorni.
Nel caso dell’ospedale ‘Santa Maria della Misericordia’ di Perugia la classe (B), riferisce Il Messaggero, «su 30 prestazioni diagnostiche, 10 sono erogate entro i limiti massimi – si tratta essenzialmente di Tac ed ecografie – mentre per le visite specialistiche sono in regola 3 su 13». Per la classe (D) «su 30 esami, 11 risultano essere nei limiti, mentre su 12 visite erogate, sono 2 quelle in regola con i tempi stabiliti».
Nel caso dell’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ di Terni, «nella classe (B), su 20 prestazioni diagnostiche, 10 sono nei limiti e su 14 visite, 8 sono eseguite nei termini».
Passando alle Usl, da segnalare che nell’azienda Umbria 1, nella classe (B), solo 6 prestazioni diagnostiche su 39 risultano essere dentro il range stabilito, mentre su 14 visite solo 2 sono in regola sui tempi. Non va meglio nella classe (D), dove nella diagnostica sono in regola 6 prestazioni su 36 e 2 visite sulle 13 monitorate.
Nella Umbria 2, per la classe di priorità (B), 13 prestazioni diagnostiche su 35 sono nei tempi, mentre per le visite 2 su 14 rispettano le scadenze indicate. Per la classe (D) 13 prestazioni diagnostiche su 37 sono in regola, mentre su 13 visite specialistiche «nessuna risulterebbe entro i limiti stabiliti».
Per quello che afferisce alla classe (P), la programmabile a 120 giorni di attesa, tanto per le Usl quanto per le due aziende ospedaliere, 16 prestazioni diagnostiche e visite specialistiche su 40 rientrano nei tempi stabiliti dalla Regione Umbria. Spiccano in questo contesto i 146 giorni per avere una colonscopia, 119 giorni per una esofagastroduodenoscopia e i 113 per effettuare una visita dermatologica.
Ma è purtroppo possibile trovare anche attese ampiamente fuori tempo massimo come «i 219 giorni per una ecografia addome completo, i 113 giorni per una visita cardiologica in priorità programmabile, i 121 giorni per una elettromiografia e 99 giorni per una ecografia monolaterale della mammella».
Ovviamente non ci sono solo i dati negativi. Come accennato, alcuni sono molto confortanti: come i 2 giorni di attesa per la Tac al Torace, i 4 giorni per effettuare una visita oncologica, gli 8 giorni per Tac cranio, Ecodoppler e Holter cardiaco e i 9 giorni di attesa per la visita cardiologica.
Un sistema di monitoraggio, a conti fatti, molto efficace perché da un lato restituisce una fotografia reale delle liste di attesa della sanità in Umbria, e dall’altro lato riesce a monitorare le prestazioni dei cosiddetti Rao, acronimo di raggruppamenti di attesa omogenei. Un monitoraggio, quindi, fortemente centrato su appropriatezza, priorità e garanzia dell’erogazione della prestazione. Se una singola prestazione non è disponibile nei tempi e nella Usl territoriale, infatti, viene comunque assicurata da una qualunque struttura presente sul territorio regionale.
Il caso di specie arriva da una recente denuncia dell’associazione PrometeOrvieto: «Tre ortopedici in pianta organica e nessuno, per motivi legati a ferie e malattie dei professionisti, in servizio di domenica o nei giorni festivi» presso l’ospedale ‘Santa Maria della Stella’ di Orvieto. Un fattore che ha impedito il ricovero di una paziente con una frattura al femore e per questo trasportata al ‘San Giovanni Battista’ di Foligno. La dimostrazione plastica di un problema di organico ma anche della capacità di erogare la prestazione.