«Un giorno di passione sulle strade perugine: a quando il nodo?»

L’intervento del comitato ‘Chi salverà Ponte San Giovanni?’ dopo l’ennesimo incidente alle porte di Perugia

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L’intervento del comitato
‘Chi salverà Ponte San Giovanni?’

Quello di oggi è stato un giorno di passione lungo tutte le strade, grandi e piccole che si snodano intorno a Perugia, a costruire quel complicato garbuglio che giornalisticamente ha assunto il nome di ‘nodo’. E come succede spesso, questo nodo si è intricato al punto da assumere l’aspetto di una lunga processione dolorosa che, al solito, ha avuto il suo fulcro lungo e dentro l’abitato di Ponte San Giovanni.

Parliamo di fulcro perché la processione è confluita da ogni direzione, prima da est verso ovest, poi da nord verso sud, intasando di prima mattina la E45 e il raccordo Perugia-Bettolle, fin quasi da Bastia Umbra fino alla galleria di Prepo, a causa di un primo incidente stradale. Poi, mentre ancora la coda stentava ad allungarsi su quella corsia, nella tarda mattinata ne è arrivato un altro, più spettacolare e potenzialmente più grave, nella corsia opposta, che ha visto coinvolto un lungo autoarticolato che è sbandato al solito posto – è il terzo che rimane sospeso nel vuoto, poco prima dello svincolo del Park Hotel a Ponte San Giovanni, neanche a dirlo, nel giro di poche settimane – occupando in tutta la sua lunghezza la sede stradale in direzione Collestrada.

Cosicché – spiega il comitato ponteggiano – mentre nella prima corsia si iniziava lentamente a procedere, nella corsia proveniente da sud si è rapidamente formata una coda che arrivava nei pressi dell’uscita di Deruta nord, mentre sul luogo dell’incidente arrivavano polizia e vigili del fuoco per iniziare la difficile opera di spostamento e recupero del grande automezzo, operazione che a metà giornata è ancora in corso, tra il sacramentare degli autisti dei tir e il frenetico svicolare delle vetture sui percorsi laterali, rapidamente intasati anch’essi. Anche questa volta è andata bene, diciamo così, perché non ci sono state vittime (ma il camion è rimasto sospeso, la volta precedente un altro era precipitato sulla strada sottostante in un momento nel quale non c’erano né autoveicoli né persone…) ma la tragedia aleggia nell’aria, facciamo gli scongiuri. Non parliamo poi di quello che ne è seguito per ore.

Come sempre – prosegue il comitato ‘Chi salverà Ponte San Giovanni?’ – veicoli di ogni genere hanno incominciato ad uscire nella viabilità secondaria in cerca di vie di fuga, fino ad intasare tutto il reticolo stradale per chilometri intorno al capoluogo. E come sempre, in questa cronaca degli orrori delle comunicazioni stradali, Ponte San Giovanni ha avuto il posto d’onore, con tutte le conseguenze che il nostro comitato ha documentato e continuerà a documentare finché qualcosa comincerà a muoversi, perché né noi né nessuno degli utenti abituali o capitati per caso in quel marasma hanno compiuto peccati tali da essere condannati a vita in quel girone infernale in cui si trasformano i pochi chilometri tra Collestrada e le gallerie del raccordo, ogni volta che capita anche un piccolo incidente meccanico. E ancora una volta, increduli ci domandiamo, ma soprattutto chiediamo con forza – e qualcosa di più… – alla politica, a coloro cui abbiamo affidato il ben remunerato mandato di governare i nostri territori, possibilmente per il bene dei loro cittadini: ma cosa diavolo deve succedere perché finalmente si metta mano all’approvazione della richiesta dell’Anas di realizzare il progetto del ‘nodo di Perugia’? 

È proprio indispensabile che accada qualche tragedia più grave perché si trovi la determinazione per vincere la resistenza di qualche minoranza e si ascolti la voce della gran maggioranza dei cittadini umbri che chiedono di essere liberati di questa croce che grava sulle spalle di tutti da qualche decina d’anni? Non bastano le immagini di questa ennesima giornata di caos, le voci di protesta e, infine, le ragioni del buon senso che urlano che tutto questo non può durare?

Eppure non manca niente perché si metta la firma definitiva sul progetto dell’Anas, solo la buona volontà e il senso del dovere connesso col proprio ruolo, una volta che sono state debitamente superate le obiezioni di carattere ambientale. Che classe politica è quella che non decide, che non si assume le responsabilità per le quali è stata eletta, che tira a campare per scansare le critiche e arrivare al termine del proprio mandato credendo di non avere scontentato nessuno, ma in realtà avendo tradito le aspettative e la fiducia degli elettori e, soprattutto, avendo tradito la parola che avevano dato al momento della loro elezione? Il progetto è praticamente pronto, sono in corso i carotaggi per sondare la qualità del terreno, i fondi necessari sono già a disposizione.

Cosa si attende ancora? Può essere la tenace opposizione di una sparuta pattuglia, unita forse alla pigrizia della burocrazia, non stimolata dalla decisione operativa di chi è incaricato di farla funzionare come si deve, può essere solo questo ad opporsi ad una ampia maggioranza formata da chi lavora ed ha bisogno di muoversi, da chi ha figli da accompagnare a scuola, malati da accompagnare all’ospedale, acquisti da fare, viaggiare per qualunque motivo e per le tante ragioni che mandano avanti la nostra società? A Ponte San Giovanni qualche dubbio lo abbiamo – è la conclusione -, nondimeno continueremo a far sentire la nostra voce, convinti di interpretare l’opinione di tutte le persone semplicemente di buonsenso.

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