Vertenza call center: «Figli e figliastri»

Terni: i lavoratori usciti dalla struttura attendono ancora lo stipendio di febbraio. Ma c’è chi l’avrebbe già percepito

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Sono usciti sbattendo – in senso figurato – non una, ma ben due porte. Quella del call center dove avevano lavorato per anni, ma anche quella dei sindacati che li avrebbero abbandonati al loro destino «di lavoratori precari, senza tutele né certezze». Oggi, a distanza di quasi tre mesi dalla fine della protesta scoppiata al call center di via Bramante, loro, i ‘duri’ della protesta, quelli che alla fine – esasperati – hanno scelto di non tornare a lavorare lì, sono ancora in attesa di percepire lo stipendio di febbraio, l’ultimo a cui hanno diritto.

VERTENZA CALL CENTER: LA VICENDA

Attesa perenne La seconda metà dello stipendio di gennaio erano riusciti ad ottenerla il 31 marzo, dopo svariati rinvii. Restava (e resta) la mensilità di febbraio che, si dice, nel frattempo sarebbe stata liquidata solo ai lavoratori tornati al proprio posto di lavoro dopo lo sciopero. Certo, per i ‘duri’, i rapporti con la proprietà erano ridotti ormai a zero, ma non pensavano di dover attendere chissà quanto prima di poter chiudere definitivamente il conto con l’azienda che li aveva accolti, «ma – ci tengono a dire – a cui abbiamo dedicato impegno, ore e sacrifici mal ripagati».

La ‘promessa’ Lo scorso 11 maggio hanno ricevuto un’email con tanto di busta paga allegata, quella di febbraio, e una ‘promessa’: «Lo stipendio verrà liquidato nei prossimi giorni, saranno i tempi bancari riservati ad ogni singolo istituto a determinare la disponibilità delle somme sul conto corrente». Da allora è passato un altro mese ma dei soldi neanche l’ombra. «E fra noi c’è chi si trova in seria difficoltà, con famiglie da mantenere e mutui da pagare. Crediamo si sia superato ancora una volta il limite. Sindacati e istituzioni ci hanno voltato da tempo le spalle. Ma non ce lo dimenticheremo».

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