Col trattore a Perugia: andiamo a protestare

Il corteo degli ‘Agricoltori indignati’ attraversa mezza città e arriva in Regione. Cenci: «Se chiudiamo, chiude l’Umbria». Accuse a Coldiretti e Cecchini, battibecco con Leonelli

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La protesta degli ‘Agricoltori indignati’ fa il pieno e ‘spacca’. In tutti i sensi. Erano 40 ed erano rumorosissimi i trattori che hanno partecipato alla rumorosa manifestazione che nasce dal basso e ha diviso il fronte dei produttori agricoli umbri. Qualcuno la chiama ‘l’altra protesta’, dopo quella ‘istituzionale’, organizzata da Coldiretti nella giornata di lunedì.

Davanti alla Regione

Doppia protesta Dopo le bandiere gialle e verdi che lunedì hanno sfilato in centro storico, martedì è stato il giorno dei piccoli produttori, le imprese più giovani, il biologico umbro che si sente poco rappresentato dagli organismi di categoria. Tutti in piazza per un corteo ‘fiume’, per lunghezza e per durata: raduno dalle 15 in piazza del Bove; alle 16 la partenza verso la stazione, con passaggio al Broletto (sede dell’assessorato regionale all’agricoltura) intorno alle 17; per poi arrivare a Pian di Massiano poco dopo le 18. Da lì il trasferimento in centro, alcuni col minimetrò altri con i trattori: erano una decina – imperiosi e strombazzanti – i trattori arrivati fin davanti Palazzo Donini, capeggiati da Giovanni Cenci, che scandiva con voce incessante i suoi slogan.

Città bloccata A metà pomeriggio, la zona interessata dal passaggio dei trattori è stata bloccata da polizia, municipale e guardia di finanza. In particolare su via Capitini, in discesa verso la stazione, si è formata una lunga coda al passaggio del corteo. «Per la prima volta gli agricoltori scendono in piazza senza le associazioni di categoria – urlava intanto col megafono Giovanni Cenci – molti agricoltori sono in difficoltà a causa dei mancati contributi. Ci vogliono far chiudere. E se chiude l’agricoltura chiude l’Umbria».

LA PROTESTA, GUARDA IL VIDEO

«Scusi per il centro?»

Agricoltori indignati Si firma online ma anche in piazza la petizione di ‘Agricoltori umbri indignati’ che verrà sottoposta alla politica, alle istituzioni e alle associazioni di categoria. Ritardi\ nei pagamenti da parte di Agea, mancato sostegno alle imprese giovanili e biologiche, domande per l’imprenditoria non finanziate e bandi destinati solo ai grandi gruppi industriali. Questi i principali motivi che hanno spinto gli agricoltori indignati, ma anche scarsamente rappresentati, a scendere in piazza. Più o meno gli stessi motivi di Coldiretti. Ma la protesta è diversa. E non c’è l’assessore regionale all’agricoltura Fernanda Cecchini: «Non mi hanno invitato – ha spiegato a umbriaOn a margine della presentazione di Fior di Cacio – ma in un momento così difficile, certo, sarebbe stato più utile un segnale di unità».

Il tavolo verde Ma intanto, mentre montava la protesta e i trattori si avvicinavano al suo ufficio, la stessa Cecchini faceva sapere con un comunicato che l’indomani mattina – mercoledì 6 – ci sarebbe stato un nuovo incontro con il Tavolo Verde. All’ordine del giorno lo stato di avanzamento del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 e le proposte da avanzare in sede di comitato di sorveglianza del Psr che si riunirà a Perugia il 21 giugno. Seguirà, alle ore 12.30, il Tavolo Verde allargato alle associazioni di impresa del settore del turismo per esaminare la proposta di regolamento per le attività agrituristiche. Questo dopo le rassicurazioni pubbliche di ieri, durante la protesta di Coldiretti, sull’arrivo dei fondi.

CECCHINI E AGABITI IN PIAZZA DURANTE LA PROTESTA DI COLDIRETTI – VIDEO

Donna ‘panino’

«Non ci fidiamo» Rassicurazioni su cui però Cenci è lapidario: «Se è la quarta volta che prometti la stessa cosa e non mantieni – dice a proposito delle parole della Cecchini – verosimilmente mi stai prendendo in giro. Se siamo qui senza associazioni di categoria e senza partiti è perché evidentemente non ci difendono a dovere: noi abbiamo indetto una manifestazione in maniera autonoma dal basso, come agricoltori. Coldiretti in fretta e furia ha indetto un’altra manifestazione, anticipando la data. Li ringraziamo per la tempestiva inopportunità. Ma Coldiretti è stata la prima a favorire i grandi gruppi, insieme alla politica, in modo servile».

LE DICHIARAZIONI DI GIOVANNI CENCI: «TROPPE PROMESSE TRADITE, ORA BASTA» – VIDEO

Cenci arringa la folla

«I politici qui non parlano» Ma non ha parlato solo lui. In piazza Italia, davanti a Palazzo Donini, a turno hanno preso la parola agricoltori, attivisti, persino consumatori, per perorare la causa degli indignati: «Qualcuno si potrebbe anche affacciare a quelle finestre perché quelle finestre sono anche nostre», urlava al microfono uno dei più anziani mentre Cenci si dissetava. Poco prima aveva spiegato, salendo sul trattore: «I politici non li facciamo parlare, parlano già troppo in altre manifestazioni»: chiaro il riferimento al lungo intervento dell’assessore Fernanda Cecchini durante il presidio Coldiretti. Sono quindi rimasti in silenzio non solo la Cecchini (che, come detto, non c’era) ma anche gli esponenti dei Cinque Stelle, che avevano raccolto le lamentele degli agricoltori in un incontro in Regione, e quelli della Lega, presenti in piazza sia per Coldiretti che per gli ‘indignati’. C’era pure il consigliere regionale Giacomo Leonelli (che ha presentato una mozione in consiglio proprio sul tema Agea), con cui c’è stato un ‘fuori programma’ ad alta tensione.

Il battibecco con Leonelli Quando ormai si stava per smobilitare e stavano per finire i panini e il vino (distribuiti gratis ai presenti: altro segno distintivo rispetto al presidio Coldiretti), in piazza è rimbombata nuovamente la voce di Cenci, che strepitava al microfono proprio contro Leonelli. Una scena che ha ricordato un altro celebre litigio pubblico, con l’assessore comunale Michele Fioroni, davanti alle Logge di Braccio. Cos’è successo stavolta? A raccontarlo lo stesso Cenci: «Mi ha avvicinato per dirmi che lui appoggiava e capiva le nostre proposte, io gli ho detto che non poteva capire, considerando la differenza fra i nostri ‘stipendi’ e quelli dei politici. E a quel punto gli ho chiesto: ‘Tu quanto guadagni’. Lui mi ha risposto che non erano affari miei. E mi sono arrabbiato. Pensavo fosse giusto che i presenti fossero messi a conoscenza dell’episodio». Per la cronaca, poi Leonelli ha rivelato il suo stipendio, spiegando fra l’altro che il suo è uno dei più bassi. Gli animi si sono placati ma la richiesta di una replica pubblica è stata negata: «L’ho già detto – ha sentenziato Cenci – qui i politici non parlano».

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