Decreto sicurezza: «Che cosa approvate?»

Arci Terni si rivolge ad alcune associazioni di immigrati presenti sul territorio: «C’è bisogno di unità e non di una ‘guerra fra poveri’»

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di Arci Terni

Abbiamo letto delle dichiarazioni rese da alcune associazioni di immigrati presenti sul territorio (che rappresentano circa 250 persone su circa 14 mila immigrati presenti nel ternano) in occasione di un convegno organizzato dal Comune di Terni ‘Nuove disposizioni, comunali e nazionali sull’immigrazione’. I vari articoli apparsi sulla stampa locale anche negli ultimi giorni riportano di un sostanziale appoggio all’impianto del decreto Salvini.

Vorremmo capire cosa approvate del decreto sicurezza. Tutto lo approvate? Lo approvate, per esempio, quando persone che pur avendo ottenuto la protezione umanitaria sono costrette ad uscire dai progetti, a finire in mezzo ad una strada, a carico della comunità, della quale anche voi fate parte? Approvate anche il fatto che adesso chi ha problemi mentali ma è un richiedente asilo o ricorrente non può più essere inserito in progetti Sprar di disagio mentale? Li volete lasciare da soli? Davvero credete che questo decreto porti più sicurezza? Se ancora più persone finiranno in mezzo alla strada, senza documenti, senza assistenza sanitaria cosa potrà succedere? Forse non avete ben chiaro tutto questo.

Siamo in procinto di realizzare un seminario tecnico sugli effetti pratici del decreto sicurezza, volendo potete portare anche voi un vostro contributo tecnico alla discussione. Comprendiamo la vostra paura nell’essere affiancati a questi stereotipi che trovano spazio soprattutto nei social. Per questo c’è bisogno di unità e non iniziare una piccola ‘guerra fra poveri’. Auspichiamo che chi ha avuto percorsi complessi di integrazione (magari ancora precari e non conclusi) nella nostra comunità non abbia adesso imparato il concetto attualmente in voga del ‘prima noi-prima io’: il contrario dell’essere comunità. Spesso si parla infatti di immigrazione senza però sentire anche la voce degli immigrati arrivati da noi dopo la ‘Primavera Araba’ del 2011.

La nostra associazione sta ascoltando le preoccupazioni di un gruppo di persone, che sono state accolti in vari progetti di accoglienza, richiedenti asilo e migranti che fanno o hanno fatto parte del servizio civile e che vorrebbero incontrarvi per farvi capire che non sono ‘furbetti’ arrivati per vivere alle spalle dello Stato, ma persone che per motivi diversi hanno dovuto, come voi, lasciare la propria terra per migliorare le condizioni di vita loro e delle proprie famiglie. Persone che faticano ad inserirsi nel tessuto sociale, attraverso anche svariate forme di volontariato, che studiano, si impegnano e che magari avrebbero bisogno di consigli e di supporto da parte vostra, invece di essere demonizzati come avviene sempre più spesso, aumentando così la percezione di un vero e proprio allarme sociale nel tentativo di nascondere i veri problemi i questo Paese. Forse sarebbe il caso di trovarsi tutti intorno ad un tavolo. Chi è qui da tempo, generazioni, o chi è arrivato da poco. Il confronto è l’unico modo per creare una vera integrazione.

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